ROMA – Al G20 di Roma, che nel quartiere Eur tra imponenti misure di sicurezza e proteste pacifiche per i vaccini liberi ha accolto Mario Draghi, Joe Biden, Emmanuel Macron e gli altri 17 leader mondiali poi in una foto di gruppo con sanitari e soccorritori definita “splendida” dall’uscente Angela Merkel, gli sherpa hanno negoziato tutta la notte.
Perché ci sono due grossi nodi, da risolvere entro oggi pomeriggio, che non solo rischiano di ridimensionare questo grande evento della politica mondiale finalmente riunita in presenza alla Nuvola di Fuksas definita “opulenta” dal premier canadese Justin Trudeau, ma anche la Cop26, il cruciale vertice sul clima di Glasgow, che parte oggi.
I due nodi sono il clima, appunto, e l’energia. Sul primo, dopo il pessimismo delle scorse settimane, i leader proveranno a trovare una vaga sintesi. Certo non una buona premessa per la Cop26. Non a caso, nelle bozze di accordo finale che circolavano già ieri, la formula “azioni immediate” contro le emissioni, presente nelle versioni precedenti, è sostituita da “azioni significative ed efficaci”.
Saltato anche il riferimento all’obiettivo di emissioni zero entro il 2050, perché la Cina non si schioda dal 2060: nel testo ci dovrebbe essere solo un “entro la metà del secolo”. Infine, per l’obiettivo vitale dell’aumento della temperatura limitato a 1,5 gradi nei prossimi decenni, si certifica un impegno collettivo. Ma l’unica vera rassicurazione è stare sotto i due gradi. Insomma, quasi nulla di nuovo rispetto agli accordi di Parigi di sei anni fa.
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L’altro nodo, strettamente legato al clima, è l’energia, aggravato dalla recente crisi del gas e dall’uso del carbone. Xi Jinping, assente al G20 come Vladimir Putin “causa crisi Covid”, nel suo intervento in video-collegamento non è arretrato, anzi è tornato a sostenere il principio “delle responsabilità comuni, ma differenziate”. Allora si sta provando a convincere l’India, sia da parte italiana che inglese, per magari innescare un effetto domino.
Ma il premier Narendra Modi, unitosi all’ultimo a Roma, non vuole saperne, a meno di enormi compensazioni finanziarie. E Nuova Delhi non ha presentato un serio piano di emissioni. Risultato: nel comunicato finale del G20 mancherà con molta probabilità la promessa di rinunciare al più presto al carbone. Che sul clima servisse un miracolo, in un consesso che rappresenta l’80% delle emissioni mondiali, era però scontato. Ma si continua a trattare, almeno per facilitare i complicatissimi colloqui delle prossime due settimane a Glasgow.
Ma dal G20 emergono anche note positive. La rivoluzionaria “global minimum tax” (tassa minima globale) al 15% contro Google, Facebook, Amazon e altri giganti del web è stata vidimata anche dal G20, dopo il G7 e l’Ocse. Soddisfatto il presidente americano Joe Biden, che pure l’avrebbe preferita al 21%: “La nostra diplomazia dà una nuova forma all’economia globale, a favore dei cittadini”. Promesse su azioni comuni su ripresa, vaccini (“immunizzare il 40% della popolazione mondiale entro il 2021 e il 70% entro il 2022 per superare disparità sconvolgenti”, ha detto Draghi) e lotta alla pandemia nei Paesi più poveri. Un apparente disgelo tra Ue e il presidente turco Erdogan dopo le ultime frizioni. E continuano i progressi sulla caduta dei dazi tra Usa, Ue e Regno Unito. Dopo Airbus, Boeing e altri prodotti alimentari, ieri a margine del G20, Ue e Usa, “con grande soddisfazione” di Draghi, hanno trovato un accordo per rimuovere i dazi su acciaio e alluminio fissati al 25% dall’amministrazione Trump. Decisione che, secondo una nota di Palazzo Chigi, “conferma l’ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni”.
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30 Ottobre 2021
Ecco dunque l’importanza del multilateralismo, “l’unica risposta possibile”, ha ammonito ieri Draghi aprendo il summit: “Agire da soli non è un’opzione possibile”. E dunque crescita, meno diseguaglianze, sostenibilità: questo, secondo il presidente del Consiglio, deve essere il “nuovo modello economico” grazie ai pacchetti di ripresa post Covid e “ricostruire meglio”: “Tutto il mondo ne beneficerà”. Secondo Mario Draghi, dunque, si può guardare al futuro “con più ottimismo”. Allo stesso tempo però “non bisogna fare errori”, mentre ci si lascia lentamente alle spalle la pandemia. “Anche perché già in passato abbiamo affrontato protezionismo, unilateralismo, nazionalismo”.