TORINO – “Lui mi mette a disagio. Aiutami per favore”. Massimo Melis era stato tra le poche persone a cui Patrizia, fidanzata di tanti anni prima e grande amica ancora oggi, aveva voluto confidare il fastidio di quell’uomo, un pregiudicato sulla sessantina, di vent’anni più grande di lei, con cui c’era stata una relazione anni prima. Ultimamente aveva ripreso a farsi vedere dalle parti del bar di via Gottardo dove lavora con la sua famiglia, nel cuore di Barriera di Milano, a pochi passi da casa e dal luogo in cui Massimo è stato freddato con un colpo di pistola alla tempia.
Patrizia, pur sconvolta dall’aver ritrovato il cadavere di Massimo, ha messo a fuoco la figura dell’ex e ne ha parlato subito dopo il delitto. Ed è una delle persone su cui si stanno concentrando ora le indagini, per quanto restino aperte anche altre piste. A partire da una vecchia relazione, parecchio travagliata, che Massimo Melis aveva avuto in passato.
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Ma gli investigatori della squadra mobile stanno passando al setaccio, soprattutto analizzando i tabulati telefonici, tutta la vita della vittima, dal lavoro alle amicizie, dai movimenti di denaro ai luoghi che frequentava, per trovare qualcosa che possa spiegare un’esecuzione.
La pista dello stalker di Patrizia al momento è quella che sembra portare il maggior carico di indizi. Massimo aveva parlato con alcuni colleghi di lavoro del fatto che quando poteva scortava l’amica fino a casa. E potrebbe essere stato questo a provocare la reazione dell’assassino.
A carico dell’ex della donna in realtà non ci sono querele. Patrizia non lo aveva mai denunciato forse per timore di una sua ritorsione. Aveva raccontato che il suo comportamento gli generava ansia e inquietudine, per questo avevo chiesto all’amico di starle vicino.
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Dunque Massimo Melis, soccorritore e autista di ambulanze per la Croce verde, potrebbe essere stato ucciso per aiutare l’amica in difficoltà. Una spiegazione più che plausibile di quello che era sembrato un delitto misterioso. A detta di tutti – familiari, colleghi, conoscenti, vicini di casa – Massimo era una persona senza macchia e disponibile con tutti.
Si era offerto, domenica sera, di accompagnare l’amica a fare la spesa e le aveva portato le borse sul pianerottolo e l’aveva lasciata al sicuro. Non immaginava che proprio lui non fosse al sicuro.
Ieri diversi testimoni sono stati interrogati. Anche Patrizia è stata sentita ancora a lungo in questura dagli investigatori della squadra mobile, coordinati da Luigi Mitola e dalla pm Chiara Canepa, per chiarire quanti più elementi possibili sulla vicenda.
La donna è stata infatti l’ultima a vederlo vivo ed è stata anche lei a ritrovarlo, il pomeriggio successivo. La madre di lui, non vedendolo rientrare l’aveva chiamata e lei era scesa sotto casa. La Fiat Punto blu di Massimo era nello stesso punto in cui l’aveva parcheggiata la sera prima. E lui era senza vita, ucciso da un colpo alla tempia.