Inchiesta Open, Renzi e il volo negli Usa per 135 mila euro. Bianchi intercettato: “Ma ha perso la testa?”

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“Centomila è troppo anche per Bobby Kennedy“. E ancora: “È una figata storica quella di parlare ad Arlington per la cerimonia di Bob Kennedy, 50 anni dopo, devo però votare contro i grillini martedì alle 17, rischio di non avere voli (…) non posso evitare di votar la sfiducia a queste m…e”. Così, in una chat del 4 giugno del 2018, Matteo Renzi parlava con uno dei finanziatori della Fondazione Open, l’imprenditore Vincenzo Manes, a proposito dell’imminente viaggio a Washington, dove era stato invitato a tenere un discorso alla cerimonia per i 50 anni dall’omicidio di Robert Kennedy.

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Una spesa finita tra le altre sotto la lente degli inquirenti fiorentini che indagano sulla Fondazione, al centro di un’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti, corruzione e traffico di influenze illecite. In una informativa la guardia di finanza mette in risalto lo scambio di messaggi con Manes prima del viaggio, con Renzi che mostra perplessità per i costi di affitto di un jet privato – soluzione poi adottata per una spesa di 135.000 euro a carico della Fondazione-  e cerca un aiuto per risparmiare. I “preventivi” da centomila euro inizialmente lo spaventano: “C’è qualche tuo amico riccone che viaggia dopo le 18 verso Washington? O hai contatti per prendere un aereo a poco?”.

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Nessuna risposta, però, e Renzi decide di allargare il cordone della borsa di Open e procedere con l’affitto, tutto per stringere i tempi e non perdere il voto in parlamento contro i Cinque Stelle. Alla fine scrive di nuovo a Manes spiegando di aver fatto la sua scelta: “Stiamo prendendo un volo privato come Fondazione, non abbiamo alternative, temo. Speriamo di poter partire da Parigi o Londra in serata”.

Sempre secondo il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, che ha condotto gli accertamenti su delega del procuratore aggiunto Luca Turco e del pm Antonino Nastasi, in quel momento Open “non disponeva della copertura necessaria a far fronte all’impegno economico, come emerge chiaramente dal saldo della Fondazione che ammontava a 6.511,87 euro”. Tanto che appena la notizia inizia a circolare in tanti storcono il muso tra i fedelissimi del Giglio magico. “Ma ha perso la testa?”, scrive l’avvocato Alberto Bianchi – ex presidente della Fondazione, tra i principali indagati dell’inchiesta – riportando le spese per il volo a Luca Lotti. “Non ho parole”, risponde l’altro, precisando secondo la finanza “di aver detto al diretto interessato che senza copertura non si poteva procedere”.

I due parlano dell’imminente contribuzione della Fondazione Eyu (guidata dall’allora tesoriere del Pd Francesco Bonifazi), per un totale di 20 mila euro, ma concordano che non basta. Lo stesso Bianchi fa il punto una collaboratrice della Fondazione, rassicurandola sulla mancanza di contributi. “Arrivano”; dice il legale. Promessa mantenuta, secondo la finanza; oltre a quelli di Eyu, anche centomila euro versati in due tranche tra il 7  e l’11 luglio dall’onorevole Gianfranco Librandi, attraverso la Tci telecomunicazioni a lui riconducibile. Sintetizzano gli investigatori: “Per coprire i costi del noleggio dell’aereo utilizzato da Renzi ai fini della trasferta a Washington del 5 e del 6 giugno del 2018, la Fondazione Open avrebbe ricevuto le contribuzioni dalla Fondazione Eyu, ente rientrante della sfera del Partito democratico, e dall’onorevole Gianfranco Librandi, in quel frangente in quota Pd”.

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