“Manomessi i freni dei muletti nel magazzino di Unicoop Tirreno”. L’accusa dei Cobas

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Muletti manomessi per velocizzare i tempi di lavorazione. Scene di un possibile disastro, denunciano i Cobas, registrate nel magazzino del centro di smistamento di Rio Torto-Vignale (nel comune di Piombino, sulla costa livornese), da dove ogni mattina partono le merci destinate ai centri Unicoop Tirreno della Toscana e del Lazio. In un video acquisito dallo stesso sindacato, destinato ad approdare presto in Procura insieme con un esposto, l’uso irregolare dei macchinari sembra consuetudine.

Decine di muletti in carica sparsi per il capannone, con sopra dei grandi rotoli per pellicole: uno stratagemma, secondo le accuse, per simulare la presenza sulla pedana dell’operaio e non far rallentare il mezzo, bypassando di fatto il freno “collegato” al rilevatore di peso.

Una manovra che consentirebbe al lavoratore di abbassare i tempi delle operazioni di carico e scarico, ma potenzialmente pericolosa: “quel sistema è fondamentale per evitare incidenti – dice Francesco Iacovone, nell’esecutivo nazionale dei Cobas – il rischio, per esempio, è quello di restare schiacciati o che caschi addosso all’operaio il materiale caricato sul muletto. Da quel video sembra si tratti di una consuetudine, produrre di più a tutti i costi”.

La manomissione dei macchinari come regola di lavoro, viene spiegato dai Cobas, “è uno schema simile a quello costato la vita a Luana D’Orazio, la giovane operaia (madre di un bambino) stritolata da un orditoio che era stato alterato per poter funzionare con la saracinesca alzata, in modo da velocizzare le operazioni (in quel caso relative alla sola campionatura)”.

Da Unicoop Tirreno, intanto, fanno sapere di aver fissato un incontro con la ditta appaltatrice, la Musfi srl. E di tenere in particolare considerazione il tema della sicurezza, con cospicui investimenti: 9 milioni, viene spiegato, solo nell’ultimo anno per le misure anti Covid a tutela dei lavoratori. “I dati confermano questo impegno – dicono da Unicoop Tirreno – nel triennio 2018- 2020 c’è stata una netta diminuzione degli incidenti. L’indice di frequenza, cioè il numero di infortuni ogni milione di ore lavorate, è sceso da 34,45 infortuni a 24,53 infortuni. Nello stesso periodo si è dimezzato l’indice di gravità infortunistica, relativo ai giorni di assenza per infortunio ogni 1000 ore lavorate, passato da 1,08 giorni a 0,60 giorni”. La Musfi respinge le accuse: “Siamo subentrati da pochi mesi, massimo rispetto per la sicurezza sul lavoro – è la loro tesi – quello dei muletti è un caso particolare, avevamo chiesto informazioni alla ditta fornitrice perché pensavamo a un problema tecnico”.

Restano quelle immagini di macchinari apparentemente manomessi, usati ogni giorno dai tanti (180 secondo il sindacato) operai impiegati nel centro di smistamento. Secondo Iacovone quelle immagini nascondono anche altro. “Gli operai sono incentivati a caricare più merce possibile, con degli extra che scattano una volta superate delle soglie standard. Abbiamo recuperato delle tabelle con cui la ditta calcola questi premi produzione”.

Nei prossimi giorni l’esposto, riferisce ancora il sindacalista, sarà depositato in Procura per le valutazioni su eventuali profili penali. Nel frattempo è stata inviata una lettera all’Ad e al presidente di Unicoop Tirreno, per denunciare “gravi violazioni ai regolamenti a tutela della salute e prevenzione da incidenti ed infortuni nei magazzini di Vignale Riotorto” Iacovone parla di “pratica abituale”, a suo giudizio “conosciuta e condivisa da tutti i soggetti frequentanti i magazzini, sia responsabili in forza Unicoop Tirreno che in Musfi Srl”.
 

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