La linea dura di Vienna, scatta il lockdown ma solo per i No Vax

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VIENNA – Vorlaufstrasse, numero cico 5. La titolare del negozio di parrucchiere è una donna indiana. A pochi metri, un ristorante di cucina asiatica sforna sushi versione stick&rolls. Sciami di clienti nel primo distretto, il centro storico e, da ieri, un pensiero in più che balugina in testa. “Se non sei vaccinato non entri. L’anno scorso, dopo la prima ondata, le mascherine erano subito sparite. Adesso ci risiamo. Troppi No Vax a Vienna!”. 

Covid, “l’Europa di nuovo epicentro della pandemia”. Soffrono Austria, Germania e Paesi dell’Est: hanno vaccinato meno

di

Elena Dusi

04 Novembre 2021



O dentro o fuori: no vaccino, no messa in piega, e niente manicure, e addio cene fuori, aperitivi, mostre, musica, conferenze; insomma quel paniere di eventi culturali che la capitale più raffinata d’Europa tiene in pancia e poi mette in vetrina per offrire il meglio al mondo che le fa visita. Scatterà lunedì la nuova stretta decisa in anticipo sul resto del Paese dal sindaco Michael Ludwig per fare damone sullo scacchiere del Covid di ritorno. Chi non ha completato il ciclo vaccinale, o non è guarito dal virus, potrà, di fatto, solo passeggiare all’aria aperta: nel senso che l’ingresso nei locali pubblici sarà bandito. “Meglio muoversi in anticipo – dice il primo cittadino – Aspettare sempre fino a quando non viene raggiunta una certa soglia di affollamento nelle unità di terapia intensiva penso sia troppo tardi”. La cabina di regia “sanitaria” del Rathaus, il municipio ospitato dalla più importante costruzione neogotica della città, si è riunita di nuovo ieri sera: hanno ratificato ciò che i media austriaci, non senza un po’ di confusione, avevano diffuso tra giovedì sera e venerdì mattina. Lo chiamano già il “modello Vienna”, o la “cura austriaca”. Bolzano guarda, Berlino pure. Tecnicamente la definizione del nuovo provvedimento deciso dal sindaco è questa: “2-G”. Secco. In pratica, tra 48 ore, non avrai altri modi di poter accedere alla vita sociale e culturale della città se non quello di vaccinarti o di avere sconfitto il maledetto virus. 

Nemmeno mostrare il tampone sarà più sufficiente. “Noi già lo chiedevamo: o il Green Pass o il tampone. Chi ne è sprovvisto, può accedere solo all’asporto”. L’italianissimo “La Stella Bianca”, di fronte all’Opera, è un locale-caseificio-salumeria specializzato in mozzarelle, famiglia Schiavone di Casal di Principe. Tra i posti che vanno di più. “Da lunedì non basterà più il tampone? Ok”, prendono atto i titolari. Non sembrano preoccupati. Le novità dovrebbero riguardare anche gli ambienti di lavoro: e qui entrerà in campo il cosiddetto “2.5-G”, ovvero il tris “prova Covid/vaccino/PCR” (in alternativa). Quest’ultimo – l’acronimo indica il test molecolare – dovrà risalire alle ultime 48 ore e non più 72. Il “2.5 G” è già stato introdotto in Alta Austria, uno dei nove stati federati del Paese. Un Paese che si trova oggi in una situazione che preoccupa: in 24 ore 9.388 casi positivi, poco al di sotto del record di 9.586 contagi raggiunto un anno fa. Ad oggi le persone affette da coronavirus in Austria sono 62.659, con 11.451 decessi da inizio pandemia. Il ministro della Salute, Wolfgang Mückstein, ha fatto sapere che il 43% dei pazienti ricoverati nei normali reparti è vaccinato con doppia dose mentre il 75% di quelli in terapia intensiva non è completamente immunizzato. A Vienna la percentuale dei No Vax finiti in terapia intensiva raggiunge l’87,7%. 

“In Austria c’è uno zoccolo duro di nemici del virus ed è per questo che dobbiamo giocare d’anticipo, perché aspettare?” dice ancora il sindaco. Il riferimento è all’attendismo del governo nazionale. Pensare che delle nove province austriache Vienna è quella con il tasso di infezione più basso (merito delle restrizioni più severe). E però ha anche il più alto tasso di letti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid (il 21%). Alle otto della sera davanti al ristorante Figlmüller, in Bäckerstrasse, la gente è in fila. Thomas e Stefanie, colleghi di lavoro in una onlus: “Tutta colpa dei nemici del vaccino. Il paradosso è che a Vienna farselo è comodo e facilissimo”. Vero. In città nell’ultimo mese sono stati allestiti degli hub temporanei, e funzionano benissimo. Uno è di fronte al municipio. Ti presenti documento alla mano e in dieci minuti ti fanno il vaccino: senza obbligo di prenotazione. “Alla comunità internazionale hanno fatto tanto Johnson&Johnson – dice Markus Mayer, pensionato, nella Kärntnerstrasse dello shopping – Io aspetto il richiamo e non vedo l’ora di farlo. I No Vax sono una iattura”. 

Ma torniamo alla “cura viennese”. Non è una “prova muscolare”, ripete il sindaco; piuttosto, un modo per tutelare i soggetti non immunizzati. La domanda che molti si fanno è: quanto influirà sul turismo la tolleranza zero decisa da Michael Ludwig – uno scatto in avanti che dovrebbe funzionare come moral suasion per i troppi ultrà anti-vaccino e che pare destinato a diventare un modello da estendere a tutta l’Austria se il trend dei numeri continuasse in salita? Il centro dell’ex capitale dell’Impero è ancora gonfio di turisti. Nella hall dell’Hotel Sacher una coppia inglese sorride davanti a due fettone di torta: “Questo è il vaccino migliore”. Per il buon umore, sicuro. 

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