L’inferno di Ravanusa: “Quella vampata viola, poi è crollato tutto”

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Ravanusa (Agrigento) – «All’improvviso, la luce è andata via ed è venuto giù tutto», sussurra la signora Giuseppina Montana, che all’alba è stesa su una barella del pronto soccorso di Agrigento. È rimasta per otto ore sotto le macerie della palazzina dove abitava con alcuni familiari. Piange, si lamenta: «Mi fanno male le gambe, la testa». E continua a chiedere al figlio, Giuseppe Carmina: «Ma cos’era quella vampata viola che mi ha accecata, prima dell’esplosione?». Non riesce a darsi pace questa donna di 80 anni. «È un miracolo che sia viva», si commuove il figlio. «Devono dirmi cos’è successo», ripete lei.

Esplosione Ravanusa, il fuoco e le macerie viste dal drone

Alle 20,48 di sabato, un boato ha sventrato il quartiere più antico del paese agrigentino — Mastro Dominici si chiama — demolendo non solo la palazzina dei Carmina, ma anche altre tre, in via Trilussa. E undici persone sono state inghiottite tra fiamme e un odore soffocante di gas, come fosse esploso un ordigno micidiale. «Come a Beirut dopo un attentato — dice Salvo Cocina, il capo della Protezione civile regionale, mentre i vigili del fuoco continuano a scavare — a decine di metri ci sono detriti, vetri rotti, macerie e calcinacci».

Tragedia di Ravanusa: all’alba i soccorritori al lavoro tra le macerie della palazzina

All’alba, sembra di camminare in un quartiere fantasma: una quarantina le palazzine che vengono sgomberate in tutta fretta, più di cento persone che vagano senza una meta precisa. Un’unica indicazione da parte dei soccorritori: «Andate più lontano possibile». Quel puzzo di gas fa ancora paura. Ma da dove arriva? Cos’è successo? Tutti pensano subito alla rete del metano, che risale a 37 anni fa. E da qui parte anche l’inchiesta del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.

La tragedia di Ravanusa: “Da giorni la gente sentiva puzza di gas”

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Alan David Scifo

12 Dicembre 2021

«Adesso bisogna fare silenzio — bisbiglia un vigile, e gesticola animatamente — adesso, dobbiamo sentire se qualcuno sta chiedendo aiuto sotto le macerie».

La cognata della signora Giuseppina, pure lei ottantenne, ha urlato a più non posso. E l’hanno salvata, in questa notte di paura e distruzione. Un’altra voce coraggiosa quella di Rosetta Carmina, anche lei all’alba distesa su una barella, al pronto soccorso di Licata. Racconta: «È andata via la corrente elettrica. E all’improvviso sono venuti giù il tetto e il pavimento dell’appartamento, io abito al primo piano. Un incubo, sono rimasta intrappolata. Poi, ho sentito una voce, era quella di Giuseppina, che vive al secondo piano, ma chissà dov’era finita fra le macerie. Quanto può essere importante una voce. Ci siamo fatte forza». Ha la testa bendata la signora Rosetta, stringe fra le braccia la coperta termica, ma ha tanta voglia di raccontare: «A un certo punto, è spuntata un’altra voce — prosegue — aveva sentito la mia e chiedeva: “Come ti chiami? Ripetimi il tuo nome”. Poco dopo, ho capito che stavano scavando dalla parte del garage. E la stessa voce di prima diceva: “Avvertimi quando vedi la luce”. Ma non la vedevo, era tutto buio, sentivo solo un forte dolore al braccio, che è fratturato. Lui insisteva: “Dimmi quando vedi la luce”. E finalmente l’ho vista».

Tragedia di Ravanusa, l’esplosione ripresa da una telecamera di sorveglianza

Nella notte più cupa di Ravanusa nessun altro ha risposto. Vengono trovati tre cadaveri, altre sei persone sono disperse. «Non ci fermiamo — ripete il capo dei vigili del fuoco Guido Parisi durante una conferenza stampa al Municipio — fino all’ultimo cercheremo di estrarre tutte le persone sotto le macerie». A Ravanusa è arrivato anche il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio: «Da ieri sera — spiega — sono in costante contatto con il presidente del Consiglio Draghi». Arriva la telefonata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Ci ha espresso cordoglio e vicinanza — dice il sindaco Carmelo D’Angelo — ci sentiamo meno soli». Intanto, il presidente della Regione Nello Musumeci attraversa il luogo della tragedia e ringrazia i soccorritori.

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Alan David Scifo

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Ravanusa è sotto choc. In via Trilussa è tornato il signor Calogero Bonanno, che sabato era con la moglie e tre figli a casa della suocera, a pochi metri dal luogo dell’esplosione. «Ho sentito un boato tremendo — racconta — come se un aereo fosse precipitato sulla casa. Sono esplosi anche gli infissi. Allora, siamo scesi in strada, e intorno c’era fuoco ovunque, c’erano macerie». Fa una pausa e dice: «Siamo vivi per miracolo». È quello che ripetono in tanti qui. Lo dice anche la signora Rosetta Carmina, mentre elenca tutti i lavori di ristrutturazione fatti di recente nel suo appartamento. Come se dovesse tornare in quella casa. All’alba di domenica, non sa che i suoi fratelli Angelo e Calogero sono ancora sotto le macerie di quella casa che non c’è più.

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