Tornado in Kentucky, il drammatico Facebook Live dell’operaia intrappolata: “Aiutateci. E cantatemi Happy Birthday”

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NEW YORK – “Per favore, se qualcuno sta guardando… Mi chiamo Kyanna Parsons-Perez, sono un’operaia della Consumer Products Candidate Factory, la fabbrica di candele di Mayfield… Sono intrappolata fra le macerie con le mie compagne. Aiutateci”. Nella notte più lunga del Kentucky, lo Stato più devastato dalla tempesta di tornado – almeno 32 – che fra venerdì e sabato ha sconvolto il Midwest degli Stati Uniti provocando 93 morti accertati, 80 solo in quello Stato (ma il bilancio è destinato a salire), una voce si è levata dall’inferno dell’edificio più devastato. Appunto quella fabbrica a gestione familiare che a pochi giorni dalle feste lavorava a pieno ritmo. E in quel momento aveva 110 operai al suo interno.

I tornado fanno strage nel Midwest americano: “La colpa è del clima”

dalla nostra inviata

Anna Lombardi

11 Dicembre 2021



Di questi, purtroppo, finora solo 40 sono stati estratti vivi: Parsons-Perez compresa. Dopo aver chiamato il numero d’emergenza 911 ed essersi sentita dire che “sì, lo sappiamo, la fabbrica è crollata: i pompieri stanno già arrivando”, la donna, niente affatto rassicurata, ha deciso di chiedere un ulteriore aiuto. E sul cellullare che aveva mantenuto stretto fra le mani ha iniziato un Facebook Live, trasmettendo in diretta sul suo profilo social l’orrore di ciò che le stava accadendo: “Mandateci dei soccorsi. Un muro è crollato su di noi… nessuno ci può raggiungere. Mi fanno male le gambe. Aiuto”, la si sente dire nel primo di una serie di video dove non si vede quasi nulla se non il bianco dei suoi occhi dilatati dalla paura. E si sentono le urla delle compagne che inizialmente lei si sforza di calmare: “Verranno a salvarci, sanno che siamo qui. Abbiate fiducia”.

Si percepisce chiaramente il panico del momento, le colleghe continuano a piangere e ad urlare. E allora lei rilancia: “Sono le dieci di sera, fra due ore è il mio compleanno. Compio 40 anni, non può finire cosi. Cantatemi Happy Birthday”. E  incredibilmente, con la voce roca e spezzata, le compagne lo fanno. Accennano poche note di “Tanti auguri a te”. Dura pochissimo. Nel video successivo, anche Kyanna appare scoraggiata, inizia a mostrare il suo cedimento: “Ho paura. E sono in una posizione assurda, sono tutti sopra di me. Sarò l’ultima ad essere tirata fuori”.

Tornado in Kentucky, le operaie bloccate sotto le macerie della fabbrica crollata cantano ‘Happy Birthday’ a una collega

Eroica Parsons-Perez. Che con quel suo video, il primo racconto del genere fatto da qualcuno intrappolato sotto le macerie, ha fatto comprendere all’America e al mondo intero il dramma di quella cittadina di 10mila anime appena, che ormai non c’è più. “Ridotta in fiammiferi”, l’ha definita la desolata sindaca Kathy Stewart O’Nan parlando ai microfoni di Cnn da quello che un tempo era la downtown, in un deserto di case divelte, chiese crollate, automobili che hanno preso fuoco. E al centro l’inferno dove lamiere e cemento si sono aggrovigliate, che un tempo era la fabbrica, dove si continua a scavare. Ma dove quasi certamente sono morti in settanta.

Kyanna Parsons-Perez, afroamericana dai capelli cortissimi e biondi, è invece sopravvissuta. Tratta faticosamente in salvo – lo ha raccontato lei stessa – dopo due ore di pena da altri operai: sette carcerati della vicina Graves County Jail, la prigione locale, che avevano il permesso di uscire per andare in fabbrica e che invece di pensare a scappare sono stati fra i primi a prestare i soccorsi. Sapendo che collegata su Facebook c’erano gli amici e la sua intera famiglia – la madre, la nonna, i fratelli – appena tornata all’aria aperta, in lacrime e con la felpa blu tirata sulla testa, ha raccontato in diretta anche quello: “Mi hanno tirata fuori, respiro, pregate per quelli che sono rimasti dentro…”.

Usa, tetti crollati e macerie lungo le strade: la città di Mayfield devastata dal tornado

I momenti più terribili li ha svelati solo dopo parlando con Abc: “È l’esperienza più spaventosa della mia vita. Ero terrorizzata, intrappolata e con le spalle schiacciate fra un muro e una fontanella di quelle per bere in azienda… avevo le gambe coperte di detriti. Non pensavo che ce l’avrei fatta”, ha detto. “Essere collegata mi ha dato conforto. Ho fatto anche delle telefonate. A mia madre. Alla famiglia di una collega vicina che non aveva il cellulare. Sono stati loro a dirci che i soccorsi erano sul posto. Noi nel buio non sapevamo nulla. Pensavamo: ‘Se l’intera città è distrutta chissà quando verranno a salvarci'”. Che la fabbrica fosse l’epicentro della distruzione cittadina, invece, è stato chiaro fin da subito, lo aveva detto già nella notte il capo dei pompieri Jeremy Creason: “Salvare quelle persone è la nostra priorità”. Ma più passa il tempo, più gli sforzi dei soccorritori sembrano essere vani. Dalle macerie della fabbrica di candele, da ore, si estraggono solo cadaveri.  

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