Flavio Briatore ha la voce vibrante e vagamente minacciosa di quando è entusiasta. Sono ore cruciali per il suo progetto e si sente che ha una voglia matta di vederlo messo a terra. Come quasi tutto quello che lo riguarda, anche questa operazione si pone al confine esatto tra il visionario e il megalomane: il “businessman flamboyant” come erano avvezzi definirlo i giornalisti inglesi di F1 si è messo in testa nientemeno che di rilanciare Roma. Anzi, “di risvegliarla”.
Il suo progetto si chiama Crazy pizza e – scandisce – “non è una pizzeria. È un brand”. Un brand con il quale “far tornare la Dolce Vita a Roma”.
Ma scusi non aveva detto che non avrebbe più investito in Italia?
“Guardi è vero che l’Italia non è un paese accogliente per chi voglia fare impresa, però è anche vero che quando uno ha una visione, un’idea così potente, alla fine può fare impresa anche qui. E la mia idea è eccezionale, potentissima: in Italia non esiste niente del genere”.
Veramente è pieno di pizzerie
“È pieno di Pizza Antonio, Pizza Giuseppe. Non c’è un brand”.
Crazy Pizza
“Esatto”.
Una pizzeria a via Veneto
“Esatto anche se parlare di pizzeria non è corretto. È molto, molto di più”.
Come le è venuta in mente l’idea?
“Questa estate avevamo aperto il primo Crazy pizza d’Italia a Porto Cervo, un business stagionale che però è andato molto bene. Così abbiamo pensato di replicarlo: a Roma e a Milano”.
Perché non le piace che si dica che è una pizzeria?
“Vede, la pizza è uno street product, di solito te la portano su tavoli spogli o non apparecchiati, te la buttano là con un servizio approssimativo, roba che non ti invoglia a rimanere nel locale. Noi abbiamo pensato di fare una pizzeria chic, branché. Serviamo ottime pizze, in un posto elegante, con un servizio impeccabile. La pizza è un prodotto importante, ma è presentato in modo cheap, noi gli abbiamo creato intorno un enviroment diverso”.
E questo dovrebbe bastare a rilanciare Roma?
“”Questo” non è poco. Roma si rilancerà così, mi creda. Noi apriamo a via Veneto, e lì con noi aprirà anche Nobu , (il ristorante fusion di Robert de Niro, ndr), e poi stanno venendo 5-6 grandi hotel, Bulgari, il Four Season, è arrivato Soho House. I brand, i posti nuovi, questo farà tornare la voglia di vivere la città, creerà business, vita, posti di lavoro”.
Perché via Veneto?
“Roma è la città più bella d’Europa. Non c’è una sola ragione per cui non sia considerata anche la migliore. E via Veneto è la via di Roma, lo è sempre stata. Mentre adesso non lo è più. È dormiente. Noi la sveglieremo: signori, ricomincia la dolce vita. Via Veneto poi è un brand dentro il brand. La nostra clientela è internazionale e trasversale, ama divertirsi, cerca un’alternativa”.
A Roma aprirà anche il Twiga?
“Sì. Sulla terrazza dell’hotel Bernini, iniseme al mio amico Bobo Bocca (Bernabò Bocca presidente di Federalberghi, ndr). A gennaio, inauguriamo il Crazy Pizza a maggio il Twiga”.
Chissà che investimento…
“Per i due locali pensiamo di superare i 4 milioni (affittiamo le mura ma rifacciamo tutti i locali) ma contiamo di arrivare a 6 milioni di fatturato col Twiga e a 2,5 col Crazy Pizza. Restituiremo molto alla città”.
In che forma
“Principalmente posti di lavoro per i giovani. Presto faremo un open day cerchiamo ragazzi tra i 22 e i 35 anni. 40 persone per il Crazy Pizza e 80 per il Twiga. I giovani devono lavorare invece di stare a casa con il reddito di cittadinanza”.
Quanto li pagherete.
“In media duemila euro al mese”
Guardi che veniamo a controllare.
“L’importante non è risparmiare sul contratto, ma trovare gente con la voglia di fare, e offrirgli una chance”.
Quando cercò di sbarcare in Salento venne accolto male.
“Non capirono che la mia filosofia.Ci stanno arrivando solo adesso”.
Le istituzioni a Roma come l’hanno accolta?
“Non abbiamo chiesto niente, non ci hanno detto niente. Non abbiamo avuto nessun contatto. Ci basta che puliscano le strade. È uno scandalo che la città sia assediata da monnezza e cinghiali. È l’unica cosa chiedo a Gualtieri: far tornare via Veneto pulita come negli Anni 50”.
Quanto costerà una pizza?
“I prezzi non li abbiamo ancora fatti, ma certo non occorrerà svaligiare una banca. A Riad e Monaco una margherita sta a 14 euro”.
E il pizzaiolo ovviamente è napoletano…
“Non necessariamente. Ne abbiamo molti, ma non sta scritto da nessuna parte che debbano essere per forza napoletani”.