Ma il governo tira dritto e punta a guadagnare tempo: “Omicron già verso l’1%”

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ROMA – C’è un report che ha convinto il governo ad alzare una barriera ancora più robusta alle frontiere, imponendo test anche ai vaccinati con il Green Pass in tasca. E a farlo anche a costo di irritare Bruxelles. È una “flash-survey” condotta dall’Istituto superiore di sanità per fotografare la diffusione della variante Omicron nel Paese. Il campionamento, effettuato in tutte le venti Regioni italiane durante 24 ore, sarà pubblicata oggi e presenta due dati solo apparentemente in contraddizione. Primo: la circolazione del nuovo virus è al momento poco sotto l’1%. Secondo: i casi sono cresciuti in pochi giorni in modo esponenziale. Fino all’altro ieri, infatti, ne erano stati censiti una trentina in totale, adesso oltre cento in un giorno. Per questo, non c’è tempo da perdere. E per questa ragione, il governo andrà dritto con le nuove regole decise dal ministero della Salute. Facendo però attenzione a non entrare mai in polemica con la Commissione.

Covid, stato di emergenza: che cos’è e cosa comporta

di

Michele Bocci

14 Dicembre 2021



È evidente, il tema esiste e nessuno ai vertici dell’esecutivo lo nega. Fissare tamponi in ingresso anche per chi ha il passaporto vaccinale sembra un passo indietro rispetto alla filosofia seguita finora nell’Unione europea con la carta verde. Ma anche Bruxelles, in fondo, ammette che la scelta è “legale”. Roma dunque non tentenna. E lo fa in nome di una necessità: comprare tempo. Sfruttare il vantaggio rispetto ad altri partner continentali, già invasi dal nuovo ceppo. Coprire nel frattempo con la terza dose, unico argine reale alla Omicron, la fetta della popolazione più a rischio. Ancora più brutalmente: salvare quante più vite possibile.

Il ragionamento è semplice: proprio perché la Omicron corre, ma per ora si attesta su percentuali non maggioritarie, non c’è un secondo da perdere. Diventerà dominante, ormai è una certezza. Ma anche solo rallentare questa curva con test alle frontiere risulta decisivo. Ogni dieci giorni guadagnati, l’Italia è capace di somministrare 4,5 milioni di booster, mettendo al sicuro cittadini che altrimenti – con due dosi – avrebbero una significativa probabilità di contagio. E poi c’è dell’altro. La diplomazia prevede che nelle prossime ore altri Paesi europei seguiranno l’esempio italiano. Il Portogallo l’ha già fatto, diverse capitali inaspriranno i controlli, determinando quella reciprocità “di fatto” che al momento manca. 

È una corsa contro il tempo, come detto. E in questo sprint Draghi cerca di difendere con ogni mezzo la campagna per il booster. È la ragione per la quale ieri, in consiglio dei ministri, ha stroncato con poche e taglienti parole le lamentele dei ministri leghisti, critici sulla proroga dello stato d’emergenza. “A un certo punto – ha alzato la mano Giancarlo Giorgetti – dovremo porci il problema di andare oltre questa situazione eccezionale. Non possiamo continuare così all’infinito”. Il premier ha ascoltato, poi ha replicato: “In futuro torneremo ad analizzare i dati e decideremo di conseguenza. Ma al momento non esistono le condizioni per non rinnovare lo stato d’emergenza”.

Non esistono margini, per il momento. Ed è presumibile che non ci siano neanche nelle prossime settimane. A Natale, infatti, si prevedono almeno trentamila casi al giorno. E i morti, ieri 120, sono destinati a crescere. È la ragione per la quale Draghi potrebbe riunire la prossima settimana i capidelegazione per una nuova cabina di regia. Un appuntamento ancora non fissato, ma che potrebbe servire a valutare i dati raccolti sulla Omicron – quelli che saranno resi noti oggi e quelli che arriveranno nei prossimi giorni – per stabilire se procedere con nuove misure. Ieri, intanto, l’opzione di imporre le mascherine all’aperto per il periodo natalizio è stata congelata. La richiesta era giunta da Maria Stella Gelmini, a nome delle Regioni. Per il premier, però, la soluzione migliore passa da una decisione autonoma dei sindaci e dei governatori, sul modello di quanto già stabilito in città importanti come Roma e Milano. Anche in questo caso, il tempo stringe: se un territorio entra in zona gialla, le mascherine per strada diventano comunque obbligatorie. Sul tavolo, infine, resta anche la possibilità di rafforzare il Super Green Pass – il cosiddetto 2G – estendendolo a trasporti locali, treni, aerei e ai negozi al dettaglio

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