NEW YORK – Gli Stati Uniti sono disposti a ridiscutere lo schieramento dei missili in Europa che preoccupano la Russia, e anche le esercitazioni che vengono condotte ai suoi confini, nei colloqui di Ginevra sulla sicurezza continentale che cominciano stasera. Se però Mosca dimostrerà di non essere venuta al tavolo per discutere in maniera sincera la crisi provocata dall’ammassamento delle sue truppe al confine con l’Ucraina, Washington è pronta a punirla con sanzioni che la isoleranno dal resto del mondo sul piano economico.
Quindi accelererà gli aiuti militari a Kiev, fino ad armare la guerriglia contro l’eventuale occupazione. Lo ha rivelato un alto funzionario della Casa Bianca, parlando ieri sera con i giornalisti per un briefing di presentazione del negoziato.
La delegazione americana sarà guidata da Wendy Sherman, la vice segretaria di Stato che aveva già gestito le trattative nucleari con l’Iran, mentre a capo di quella russa ci sarà il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov.
I primi colloqui introduttivi avverranno già stasera, ma la vera discussione approfondita è in programma domani. La fonte della Casa Bianca ha presentato così l’appuntamento: “Primo, avremmo le nostre preoccupazioni da sollevare. Questo è fondamentale, poiché, come sa chiunque abbia familiarità con la storia, le principali minacce alla sicurezza europea negli ultimi due decenni sono arrivate dalla Russia e dalle forze con cui è allineata. Mosca ha invaso e occupato due volte i suoi vicini. Ha interferito in una miriade di elezioni, inclusa la nostra. Ha usato armi chimiche per condurre omicidi e violato i trattati fondamentali sul controllo degli armamenti, come l’Inf. Quindi, qualsiasi conversazione seria con la Russia sulla sicurezza europea dovrà affrontare queste questioni, che, ovviamente, non sono citate nelle bozze di documenti russi”.
“In secondo luogo – prosegue la fonte – ci sono alcune cose nelle bozze di Mosca su cui non saremo mai d’accordo. Non spetta alla Russia, ad esempio, decidere con chi devono essere alleati gli altri Paesi. Queste sono decisioni che riguardano tali nazioni e l’Alleanza stessa. Nel contesto della Nato, la chiamiamo “porta aperta” e né la Russia né nessun altro Paese la chiuderanno. Però abbiamo anche detto che ci sono alcune aree accennate nei documenti russi su cui riteniamo sia possibile compiere progressi sia a livello bilaterale, attraverso il Dialogo di stabilità strategica, sia a livello multilaterale, attraverso il Consiglio Nato-Russia o l’Osce, oppure entrambi”.
Dai missili ai bombardieri Nato: i punti di discussione
“Terzo, e forse questo è il punto più importante: qualsiasi discussione su quelle aree sovrapposte in cui potremmo essere in grado di fare progressi dovrà essere reciproca. Con questo non intendiamo solo che la Russia dovrebbe fare qualcosa in cambio di qualsiasi passo compiuto dagli Stati Uniti, o dai nostri alleati, ma che entrambe le parti dovrebbero prendere essenzialmente lo stesso impegno. Queste discussioni dovrebbero anche essere condotte in piena consultazione con i nostri partner e alleati. Non assumeremo alcun impegno con la Russia che affronti gli interessi di sicurezza dei nostri alleati senza di loro”.
Lo stretto collaboratore del presidente Biden è poi entrato nei dettagli dei punti sul tavolo: “I missili. La Russia ha affermato di sentirsi minacciata dalla prospettiva che sistemi missilistici offensivi vengano collocati in Ucraina. Come ha detto il presidente Biden al presidente Putin, gli Stati Uniti non hanno intenzione di farlo. Quindi, questa è un’area in cui potremmo essere in grado di raggiungere un’intesa, se Mosca è disposta a prendere un impegno reciproco. La Russia ha anche espresso interesse a discutere il futuro di alcuni sistemi missilistici in Europa sulla falsariga del Trattato Inf, che lei ha violato e da cui la precedente amministrazione statunitense si è ritirata. Siamo aperti a discutere anche di questa possibilità, ancora una volta, con il pieno coinvolgimento dei nostri alleati”.
Secondo punto: “Le esercitazioni. Negli ultimi anni, la Russia ha condotto una serie di manovre militari sempre più ampie e coercitive lungo i confini con gli alleati della Nato. Mosca afferma che la sua sicurezza è minacciata anche dalle esercitazioni degli Stati Uniti e della Nato. Quindi, siamo disposti a esplorare la possibilità di restrizioni reciproche sulle dimensioni e sulla portata di tali manovre, inclusi i bombardieri strategici vicini al territorio dell’altro e le esercitazioni a terra”.
La Casa Bianca però ha posto dei paletti: “Abbiamo visto resoconti su altre cose di cui gli Stati Uniti sarebbero aperti a discutere, come il numero delle truppe o lo schieramento delle forze nei Paesi della Nato. Voglio essere chiaro che ciò non è sul tavolo. Non sapremo fino a quando saremo al tavolo se la Russia è pronta a negoziare seriamente e in buona fede, o se userà semplicemente l’appuntamento come pretesto per affermare che la diplomazia non può soddisfare i suoi interessi, e quindi deve ricorrere ad altri mezzi. Come abbiamo detto, mentre preferiremmo di gran lunga una riduzione dell’escalation, se la Russia sceglierà quest’altra strada, siamo più che pronti e totalmente in linea con i nostri partner e alleati riguardo la necessità di imporre a Mosca costi elevati attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni che prendono di mira industrie chiave, potenziamento della posizione delle forze Nato nel territorio alleato e maggiore assistenza alla sicurezza in Ucraina”.
L’opzione delle sanzioni se i colloqui falliscono
L’amministrazione Biden poi lancia un avvertimento: “Un’ultima nota di cautela, prima dei colloqui: ci siamo passati tutti abbastanza volte, da sapere come è probabile che Mosca gestirà i messaggi di queste conversazioni. Non sarei affatto sorpreso se i media russi iniziassero a riferire, forse anche mentre i colloqui sono ancora in corso, che gli Stati Uniti hanno fatto ogni sorta di concessioni alla Russia. È un tentativo deliberato di creare divisione tra gli alleati, in parte manipolando tutti voi. Vi esorto davvero a non cadere in questo trucco. Venite da noi e chiariremo immediatamente qualsiasi affermazione russa. Ma posso assicurarvi in anticipo che non ci saranno impegni definitivi in questi colloqui. Saranno seri e concreti, ma di natura esplorativa. Tutto ciò che verrà discusso dovrà tornare a Washington per essere preso in considerazione, e anche essere rivisto con partner e alleati nel corso della settimana”.
Dunque da parte americana non ci sono né ottimismo, né pessimismo: “Stiamo affrontando questi incontri con un senso di realismo. Siamo disposti a vedere se la Russia si presenta o meno con uno spirito di serietà, disposta a discutere questi temi in modo concreto e orientato ai risultati. È ciò che i due presidenti hanno concordato nella loro ultima telefonata, quindi metteremo alla prova la proposta nella stanza”.
Il New York Times ieri ha anticipato che se Mosca non farà sul serio, Washington sta già preparando con gli alleati le sanzioni, che comprenderanno l’esclusione delle istituzioni finanziarie russe dalle transazioni globali, l’embargo su ogni tecnologia prodotta o disegnata dagli Usa nei settori della difesa e dei consumi commerciali, e anche l’armamento di forze ucraine per l’insurrezione allo scopo di condurre un’azione di guerriglia contro l’occupazione militare da parte del Cremlino.
L’alto funzionario della Casa Bianca ha commentato così queste rivelazioni: “Non andrò oltre ciò che ho appena detto in apertura, ovvero che siamo stati molto chiari pubblicamente e privatamente con i russi, sul fatto che dovranno affrontare costi elevati se seguiranno il percorso dell’incursione militare. Dovranno fronteggiare sanzioni finanziarie ed economiche, conseguenze diplomatiche, e una posizione rafforzata delle forze Nato sul territorio alleato. Si troveranno davanti una maggiore assistenza alla sicurezza dell’Ucraina, per aiutarla nella sua capacità di difendere il proprio territorio. Tutte queste cose sono sul tavolo e non stiamo cercando di nasconderci. Ma non vogliamo nemmeno esporle pubblicamente in dettaglio, perché a nostro avviso il percorso verso i negoziati più costruttivi è a porte chiuse. Qualunque cosa scelgano di fare, però, siamo preparati per entrambe le eventualità”.
Un’ultima riflessione è dedicata alla crisi nel Kazakhstan, che potrebbe distrarre Putin dall’Ucraina ed indebolirlo: “È una domanda da porre al Cremlino, non a noi. Quanto sta accadendo in Kazakhstan non ha alcun impatto sugli Usa. Ci siamo concentrati su questo problema da diversi punti di vista. Avete visto i nostri commenti pubblici, che esprimono preoccupazione per la possibilità che la violenza venga usata contro i manifestanti pacifici. Ovviamente, siamo anche preoccupati per la presenza di personale statunitense in Kazakhstan e stiamo pianificando di conseguenza. Ma oltre a questo, non abbiamo molto da dire sulla situazione. È una buona domanda, ma va rivolta in modo appropriato al Cremlino”.