VENEZIA – Nello stadio sull’isola di Sant’Elena, quasi un’allegoria del campionato circondato dal Covid, il Milan è stato poco allegorico e decisamente concreto: ha subito tramortito il Venezia con Ibrahimovic (tocco a porta vuota su fuga di Leao) e poi lo ha gelato all’inizio del secondo tempo con Hernandez bis (fuga e sinistro sotto la traversa) e tris (rigore per la parata di Svoboda, espulso, su tiro ravvicinato di Hernandez stesso, in versione capitano implacabile). La residua mezz’ora abbondante di una partita ridotta ad allenamento, con gli avversari in dieci e sullo sfondo degli alberi delle barche ormeggiate in laguna, ha traghettato la squadra di Pioli verso il primo posto temporaneo, in attesa della risposta dell’Inter, che è stato scavalcato anche se al fischio finale di Irrati aveva giocato due partite in meno.
<< La cronaca della partita >>
Gli errori del Venezia
La trama della recita prandiale è stata indigesta a Zanetti, che ha dovuto constatare una volta di più come il suo evidente lavoro di assemblaggio tattico venga vanificato dalle scempiaggini dei suoi prodi. L’1-0, su elementare taglio di Hernandez per Leao, ha messo a nudo una catena di errori clamorosi in chiusura, di Mazzocchi, Svoboda e Ceccaroni. Il 2-0 è stato quasi una replica a parti invertite – Leao ha imbeccato Hernandez – con la stessa sequenza di distrazioni, appena un po’ meno vistosa. Il 3-0 lo ha regalato Svoboda con un passaggio a Ibrahimovic, che ha tirato su Romero, e poi con la suddetta parata da rigore ed espulsione su Hernandez, al quale Ibra ha lasciato l’onore (per lui ultimamente anche un tantino onere) di calciare dal dischetto.
Le pagelle di Venezia-Milan: Svoboda è un disastro, Leao elettrizzante
dal nostro inviato Enrico Currò 09 Gennaio 2022
Un trio da favola
Ma le colpe del Venezia, che ha peraltro avuto il merito di tenere in bilico il risultato per tutto il primo tempo e di sfruttare la pausa milanista dalla mezz’ora fino all’intervallo per mettere in potenziale apprensione Maignan con una serie di cross (Irrati ha respinto le proteste per la caduta in area di Henry, che ha lamentato l’affossamento di Florenzi), non possono impedire il sunto tecnico della vicenda. I protagonisti della vittoria del Milan sono stati con diverse gradazioni i tre giocatori sopra la media di cui Pioli può disporre nella gara per lo scudetto. Leao, quando accelera, è imprendibile per il difensore medio della serie A. Ibrahimovic resta una presenza tutt’altro che scenica, al di là del facile gol, che comunque è l’ottavo su 13 presenze in questo campionato, non tutte dall’inizio e non tutte intere: oltre a rendere il Venezia l’ottantesima squadra alla quale ha segnato dal 2000 nelle sue avventure europee, ha dettato il gioco d’attacco e si è concesso qualche divagazione da ragazzo, come quando ha seminato in velocità Ceccaroni dopo una veronica. Hernandez, infine, ha confermato che tagliare le difese avversarie è la sua specialità, alla quale sta aggiungendo la capacità di difendere con maggiore attenzione.
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Tattica e giovani, progresso continuo
Se si considera che questo terzetto di lusso non è certo attorniato da comprimari – non sembrano certo tali Maignan, Florenzi, Tonali, Giroud, Rebic – e che l’eliminazione dalle coppe europee ridurrà gli impegni e permetterà a Pioli di proseguire nell’opera di perfezionamento delle numerose variazioni tattiche sul tema (la più interessante stavolta lo scambio di posizione tra Leao e Saelemaekers), appare più che mai legittima la candidatura del Milan per lo scudetto. L’ulteriore evidenza è che le riserve, almeno nel contesto della serie A, si rivelano all’altezza: mancavano ancora Calabria, Kjaer, Tomori e Romagnoli, più Kessié e Bennacer impegnati in Coppa d’Africa, e i rincalzi Castillejo e Tatarusanu, e non se n’è praticamente accorto nessuno. Kalulu, adattato al centro della difesa, ha retto assai bene la scena. L’intero cambio di reparto, stile hockey su ghiaccio, ha prodotto nel quarto d’ora finale il quartetto d’attacco Messias-Maldini-Rebic-Giroud, che non è esattamente un piano B. C’è stato perfino lo spazio per l’esordio del Primavera Stanga: 8 giocatori del Milan nati dal 1999 al 2002 hanno messo piede in campo. E’ una promessa per il futuro: la nobile non più decaduta non vuole uscire dalla gara per lo scudetto per un bel po’ di anni.
Venezia-Milan 0-3 (0-1)
Venezia (4-3-3): Romero, Mazzocchi, Svoboda, Ceccaroni, Haps, Busio (33′ st Fiordilino), Ampadu, Cuisance (13′ st Kyine), Aramu (13′ st Johnsen) Henry, (13′ st Crnigoj) Okereke (43′ st Bjarkason). (12 Lezzerini; 3 Molinaro, 13 Modolo, 28 Schnegg; 42 Peretz; 9 Forte, 11 Sigurdsson). All. P. Zanetti.
Milan (4-2-3-1): Maignan, Florenzi (43′ st Stanga), Kalulu, Gabbia, Hernandez, Tonali, Bakayoko, Saelemaekers (1′ st Messias), Diaz, 17 (27′ st Maldini) Leao (17′ st Rebic) Ibrahimovic (27′ st Giroud) (83 Mirante, 92 Nava; 14 Conti, 91 Krunic). All. S. Pioli.
Arbitro: Irrati di Pistoia
Reti: al 2′ pt Ibrahimovic, al 3′ st Hernandez, al 13′ st Hernandez
Angoli: 7 a 1 per il Milan
Recupero: 1′ e 2′
Espulsi: 12′ st’ Svoboda,
Ammoniti: Saelemaekers, Busio, Gabbia, Ceccaroni e Tonali per gioco falloso
Spettatori: 5.582, incasso 194mila euro.