Depistaggi, omissioni, scontri diplomatici. Il sequestro, la tortura e la morte di Giulio Regeni non riguardano solo il dolore di una famiglia, ma riguardano la democrazia, i diritti civili, e inevitabilmente riguardano anche il giornalismo. In questi anni, Repubblica ha scritto oltre 2.700 articoli per capire cosa è accaduto al dottorando italiano trovato senza vita al Cairo il 3 febbraio 2016. “Il senso del nostro lavoro – racconta Giuliano Foschini, che insieme a Carlo Bonini ha firmato i reportage sul caso – lo abbiamo trovato una mattina, quando ci siamo svegliati e ci siamo cominciati a rendere conto che l’Italia stava diventando gialla: per le strade, davanti ai municipi, davanti ai palazzi della Regione, gli italiani hanno cominciato a esporre lo striscione Verità per Giulio Regeni”. Nella nuova puntata della rubrica Firmato Repubblica, l’inchiesta che ha messo sotto accusa il regime di al-Sisi e che ha dato vita in tutto il mondo a un acceso dibattito politico sul coinvolgimento nell’omicidio dei servizi di sicurezza e dello stesso governo egiziano. Con due fatti inediti che rivelano, per la prima volta, quanto i giornalisti italiani non fossero più graditi al Cairo.
di Pasquale Quaranta
Riprese di Maurizio Stanzione e Sonny Anzellotti
Montaggio di Santiago Martinez de Aguirre