Addio David, le tue “Clarks” non faranno rumore in Paradiso

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“Quando entri nello studio del Tg1 indossa sempre le Clarks, hanno la suola di gomma e non fanno rumore come le altre”: il consiglio di David Sassoli a chi arrivava in redazione a Saxa Rubra era una battuta, legata allo stile casual della sua generazione, classe 1956, ma conteneva, nella verve fiorentina, una filosofia del giornalismo: niente chiasso, lasciare che al centro ci fossero gli ascoltatori, non le star.

Conduttore del Tg3 e poi del Tg1, vicedirettore della testata, David Maria, scomparso ieri a 65 anni per una dolorosa malattia, era diventato poi parlamentare europeo, chiamato dall’allora segretario del Partito Democratico Dario Franceschini, e quindi presidente del Parlamento EU, a gestire Brexit e la pandemia Covid 19, scegliendo di affrontare, senza i toni melliflui di troppa diplomazia nostrana, l’offensiva in corso contro i diritti umani, dal caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso in Egitto, all’arresto e alla deportazione dei dissidenti russi, alla detenzione di Patrick Zaki. Il leader del Cremlino Vladimir Putin, conscio dell’importanza della sua reazione, lo aveva fatto dichiarare “persona non grata” a Mosca.

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Suo padre Domenico era stato un giornalista toscano, legato ai cattolici democratici, da David Maria Turoldo a Don Milani, fede poetica e militante che lo legherà poi a Paolo Giuntella quirinalista principe del Tg1. Passava con lui serate su una panchina di quartiere, con un altro giovane giornalista che sarà amico di sempre, Massimo De Strobel, e dall’agenzia di stampa Asca passa al quotidiano Il Giorno, al tempo laboratorio di grandi talenti, quindi in tv con il conduttore Michele Santoro, poi al Tg 3 di Sandro Curzi, Italo Moretti e Andrea Giubilo, infine al Tg 1 dove condurrà l’edizione centrale delle ore 20.

Dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, al terremoto dell’Aquila, all’attentato dell’11 settembre 2001 a New York, alle trame di politica e malavita, David conduce con le Clarks ai piedi, pacato ma deciso a servire la verità. Il suo sorriso, la cicca di sigaretta in bocca, un poster di Gary Cooper, attore cowboy, in stanza, David ascoltava i colleghi con gentilezza e garbo, poi con sicurezza stilava la scaletta delle ore 20, con lo stesso Giubilo, Fabrizio Ferragni, Roberto Rosseti, Claudio Fico e il “presidente” del Tg1, il popolarissimo inviato Vincenzo Mollica. Conduceva con un vero dream team di anchor all’americana, Monica Maggioni, oggi direttrice della testata, Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario e Attilio Romita e la sua popolarità era immensa. Ho passeggiato a lungo con lui, a Roma, Firenze, Milano, lavorando insieme, e lo prendevo sempre in giro, perché ad ogni isolato signore, giovani donne, ragazze gli chiedevano un selfie, l’autografo, dichiarandogli ammirazione. Lui sorrideva, ma rimase sempre fedele alla moglie Alessandra Vittorini, ai due figli, con riserbo, violato -ricordiamolo per onor di cronaca- da chi volle trascinare la famiglia in vergognose polemiche quando David arrivò in Europa.

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dal nostro corrispondente Claudio Tito 11 Gennaio 2022

Lui non se ne curava, la sua idea del lavoro e della politica, era che ci si dovesse e potesse far male, era cosciente per esempio del pericolo che correva osteggiando i russi, dicendo di no con severità al populismo antieuropeo, a destra e sinistra. Ma, caparbiamente, ascoltava, da scout, da cattolico, da uomo razionale e gli sono grato per le volte in cui, quando mi vedeva cadere nello scetticismo davanti alla deriva antidemocratica, mi riprendeva e incoraggiava. Era fiero della maggioranza che l’aveva eletto a Bruxelles, e nel vedere il Movimento 5 stelle maturare, dalle originarie posizioni antieuropee al sostegno di Bruxelles, della Nato e dell’UE, evoluzione cui si era dedicato con passione, non aveva mai rivalsa, sempre apprezzamento e comprensione. Veniva avvicinato a tante cariche, sindaco di Roma, ministro, perfino il Quirinale, ma mi disse: “Dopo la presidenza, voglio scrivere e magari fare un libro e insegnare”.

Quando gli proposi di fare il vicedirettore del Tg1, al ristorante Tullio a Roma, che amava per la cucina toscana, si mise a ridere, con la sua fragorosa risata schietta, “La politica non ti dirà mai di sì, la destra non mi voterà e la sinistra ha i candidati di partito”. Stavolta mi misi a ridere io, qualcuno storse il naso ma David infine passò all’unanimità.

Il cordoglio internazionale delle testate, dal New York Times al Le Monde, al Pais, ai quotidiani tedeschi, le dichiarazioni solenni dei leader, von der Leyen, Gentiloni, Prodi, Tajani, che gli aveva dato il testimone da presidente del Parlamento UE, l’attuale governo, il ministro Franceschini che l’aveva lanciato in politica, la gratitudine per la forza dimostrata su Brexit, pandemia, diritti umani colpiscono e rendono davvero orgogliosi.

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11 Gennaio 2022

Lo avevo invitato a pronunciare, nel 2020, la Lectio Magistralis al Master di Giornalismo della Luiss. Si era presentato senza un foglietto in tasca, al fianco il fido portavoce Roberto Cuillo, che lo ha seguito fino alla fine. Gli studenti lo guardavano perplessi, mentre andava al microfono con le mani in tasca, solo per sentirgli pronunciare, a braccio, una lezione straordinaria su lavoro, ideali, umanità. “L’informazione è il primo strumento che abbiamo, un’informazione che non serve a sostenere la politica, ma a renderci consapevoli di quello che abbiamo e anche di che cosa non possiamo perdere” scandì sicuro e pacato come sempre, come leggendo al “gobbo” in studio a Saxa Rubra. Riposa in pace caro David, amico e collega diventato Maestro, senza smettere di sorriderci. Le tue suole Clarks non faran rumore in Paradiso.

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