È un gioco in cui non servono più voti, servono meno veti, dice l’unico assioma noto, pure questo nebuloso perché poi le galassie e le polveri sono in perpetuo movimento, vai a sapere se il via libera della sera prima non diventi uno stop all’alba seguente. Lunghe e dense di fumo sono le notti di riunione, multiformi le lusinghe, straripanti gli ego, scomodi i divani in cui assopirsi. In sovrapprezzo c’è una novità assoluta: il debutto degli assenti. Il Risiko si complica. Ai piccoli marginalmente utili, ai grandi traditori, ai franchi tiratori si aggiungono i positivi, i negativi in quarantena, i no vax privi di Green Pass e tutti coloro che, come da antica tradizione scolastica, si daranno malati per non presentarsi all’esame. Perché dovrebbero? Per favorire giochi, mandare avvertimenti, prendere tempo, dare tempo. Su indicazione di chi? Dei capisquadra, che sono tanti di più dei capigruppo. Essendo il virus democratico, non giova a nessuno schieramento. Non si può prevedere dove e a chi mancheranno i voti.
Quirinale, il dilemma del “catafalco” la cabina che ora rischia di sparire
di Filippo Ceccarelli 10 Gennaio 2022
La Costituzione, articolo 83, dice che il presidente è eletto dalla maggioranza dell’assemblea. Cioè la maggioranza di chi ha titolo per votare, non di chi è presente. Lo elegge chi c’è: gli assenti per malattia, se “guariti” il giorno dopo possono rovesciare accordi e previsioni. Si studia dunque in queste ore un modo per farli votare comunque: luoghi appositi, in bolla. Ma il medesimo articolo della Costituzione dice che il voto deve avvenire “in seduta comune”. Tutti nello stesso posto. Però non specifica quale, si diceva ieri in conversazioni riservate. Non è detto che debba essere Montecitorio, giusto? Potrebbe essere uno spazio molto ampio con entrate separate. Metti: il palazzetto dello Sport, la Nuvola. Non sarebbe magnifico? Preparare i set, Netflix in preallerta.