LONDRA – Mai visto un Boris Johnson così sulla difensiva, chiedere così tante volte “scusa” in pochi minuti. Dopo lo scandalo del party del 20 maggio 2020 a Downing Street in pieno primo lockdown e la furia delle opposizioni e di silenziosa parte del suo stesso partito conservatore, quello del primo ministro oggi al tradizionale question time del mercoledi alla Camera dei Comuni è stato un vero e proprio remissivo catenaccio contro le accuse del leader laburista Sir Keir Starmer e le richieste di dimissioni.
Boris Johnson e quel party a Downing Street durante il lockdown: “Portatevi l’alcol”
dal nostro corrispondente Antonello Guerrera 11 Gennaio 2022
Le scuse di Johnson
“Chiedo scusa, porgo le mie scuse più sentite a tutti i cittadini”, ha esordito Johnson, ammettendo di aver partecipato (con la sua compagna Carrie Symonds) a quel rinfresco organizzato dal suo segretario privato (e forse dal primo ministro stesso) Martin Reynolds con inviti via email a circa 100 persone dello staff (si sarebbero presentate solo in 40) e la postilla finale, oggi diventata virale online: “Bring Your Own Booze”: “Portatevi l’alcol”.
Tanto che alcuni impiegati del “Numero 10”, secondo il retroscena del Times, andarono al supermercato Tesco della stazione di Westminster per comprare vino bianco e rosé. Altri partecipanti al party in giardino, invece, sapevano di essere fuorilegge tanto che scherzarono: “Spero non ci siano droni sopra di noi!”.
L’accusa del leader laburista Starmer
“Il comportamento del primo ministro è stato patetico, ridicolo, incredibile, mentre tutto il resto del Paese soffriva in isolamento e non poteva andare a trovare nemmeno i propri familiari terminali o malati in ospedale. Si dimetta subito!”, ha ruggito il leader laburista ed ex procuratore della Corona Keir Starmer, “siamo davanti a un bugiardo seriale che oramai ha perso il controllo, non può rimanere al suo posto”.
Johnson, remissivo, stranamente misurato e mai sull’offensiva, ha risposto: “Ripeto, chiedo scusa, e chiedo al leader dell’opposizione di aspettare i risultati dell’inchiesta interna che ho chiesto sull’accaduto”, ovvero sui party di Natale e durante il lockdown che nelle ultime settimane hanno seriamente danneggiato la sua leadership e reputazione.
Johnson: “Non sapevo che fosse una festa”
Il primo ministro britannico, tuttavia, insiste: “Non mi ero reso conto che fosse un party, sono andato lì perché volevo salutare tutti i laboratori, e il giardino è un’estensione degli uffici e del luogo di lavoro a Downing Street, quindi sono convinto di aver rispetto le regole. Comunque, mi prendo la responsabilità di quanto successo”.
Johnson su questo punto corre su una linea rossa molto pericolosa: in passato alla Camera dei Comuni ha dichiarato ufficialmente di non aver mai partecipato a un party a Downing Street. Dire in falso è una grave infrazione del regolamento parlamentare che può portate a una sorta di “impeachment”.
“Sono scuse vergognose”, rilancia il leader del liberal-democratici Ed Davey. Johnson incassa e ripete allo sfinimento: “Chiedo scusa e vi chiedo di aspettare il giudizio finale dell’inchiesta”.
Che fine ha fatto l’esplosivo, combattivo Boris, si chiedono molti dei suoi? Ma forse era l’unico modo per uscire da questo vicolo cieco in cui Johnson e i suoi si sono ficcati, visto che i sondaggi lo danno a picco. Johnson oggi è ancora galla. Ma per tornare a riva e mettere in salvo la sua leadership e il suo futuro politico, deve fare molto di più. Anche perché, per una bugia, in passato fu pure licenziato da giornalista del Times, prima di rimettersi in carreggiata e arrivare a Downing Street.