È durata da Natale all’Epifania l’illusione di un Silvio Berlusconi che, dopo aver riacquistato la centralità perduta nel centrodestra e nel Paese, magicamente rinuncia a fare il kingmaker di se stesso per proporre Mario Draghi al Quirinale. Le bordate fatte trapelare da Arcore – “Tanti non lo voterebbero” perché il suo addio a palazzo Chigi “si tradurrebbe in elezioni anticipate”, in quanto “Forza Italia uscirebbe dalla maggioranza” – hanno spiazzato quel fronte proteiforme e trasversale che sottotraccia aveva cominciato a lavorare per favorire l’ascesa al Colle del presidente del Consiglio. Restituendo la spiacevole sensazione che il Cavaliere stavolta faccia sul serio, avendo poco da perdere dall’alto dei suoi 85 anni suonati, e che gli alleati abbiano poche frecce nella faretra per fermarlo. Un imprevisto che fa saltare tutti gli schemi – ossia incoronare il premier attraverso la rimozione del principale ostacolo, che si fa da parte per diventare il suo primo sponsor – e costringe i “draghisti” ad aggiornare obiettivi e strategia.
Draghi preoccupato per il governo: resterà in silenzio fino al voto sul Colle
di Tommaso Ciriaco 11 Gennaio 2022Mettere in sicurezza l’ex capo della Bce: è questa la mission, adesso. Una sorta di “salvate il soldato Mario” che rischia di restare stritolato nel gioco a massacro di un Parlamento mai tanto frammentato, sprovvisto di un regista capace di guidare la partita, formato da gruppi poco controllabili dagli stessi segretari di partito. Enrico Letta lo ha detto chiaro, ieri mattina, riunendo la segreteria pd: “Se non ci sbrighiamo a trovare una figura istituzionale e super partes, la situazione rischia di avvitarsi”. Ovvero di bruciare sull’altare dei franchi tiratori tutti i candidati, in primis Draghi, in grado di portare lustro all’Italia, non di fargli perdere la faccia come avverrebbe se fosse eletto Berlusconi. Convinto il leader dem, e con lui il ministro leghistaGiancarlo Giorgetti, che il premier non resterebbe un minuto di più alla guida del governo se il presidente della Repubblica non fosse largamente condiviso e dal curriculum più che specchiato.
Berlusconi, addio padre nobile del centrodestra: ora è tornato il Caimano
di Sebastiano Messina 11 Gennaio 2022Il che si tradurrebbe in un danno per il Paese: darebbe al mondo intero – dalla Ue ai mercati che hanno in mano il nostro enorme debito pubblico – l’idea di un’Italia inemendabile, che non sa proteggere e anzi sacrifica i suoi uomini migliori. A cominciare da Draghi, appunto. Che fra l’altro ancheGiorgia Meloni, in cuor suo, vedrebbe bene al Colle perché, in caso di vittoria alle prossime politiche, sarebbe forse l’unico a poterle affidare la guida del prossimo governo senza impensierire le cancellerie europee. E dunque, se tutte le forze politiche si mettessero d’accordo per votarlo, lei a quel punto non potrebbe tirarsi indietro: sarebbe la mossa decisiva per sdoganare Fdi e trasformarlo nel partito conservatore sempre sognato.
Centrodestra, Salvini lancia il governo dei leader. Berlusconi a Roma per scalare il Colle
di Emanuele Lauria 11 Gennaio 2022Perciò “salvare il soldato Mario” è diventato indispensabile. E il solo che in un quadro tanto turbolento può riuscirci – cominciano a pensare in tanti – èSergio Mattarella. Come? Accettando di rimanere. E’ vero che le sue resistenze sono note e nessuno, specie nel Pd, intende forzargli la mano: ma se si temesse davvero lo scenario peggiore, ovvero l’elezione di Berlusconi al Quirinale col contestuale addio di Draghi a Chigi proprio nei giorni del picco pandemico, è immaginabile che ci possa ripensare. Ieri Letta, ospite a “diMartedì”, se lo è lasciato scappare: “Credo che si debba chiedere al Parlamento di votare un presidente come Mattarella”, ha spiegato il segretario dem, disegnando l’identikit del successore. “Oppure Mattarella”, ha incalzatoGiovanni Floris. “Sarebbe il massimo, ovviamente”, la replica del leader dem. Dal sen fuggita, ma neanche poi tanto. E’ sempre stata la prima opzione del Nazareno. Poi sposata anche dai Cinquestelle, oltre che da una variegata moltitudine di deputati e senatori terrorizzati dalle elezioni anticipate. Resta solo da persuadere il capo dello Stato a disfare gli scatoloni. Ma, al netto del no diSalvini, non sarà un’impresa facile.