MILANO – Le dimissioni dal consiglio di amministrazione di Generali di Francesco Gaetano Caltagirone, che della compagnia è il secondo azionista con l’8,04%, fanno scivolare le azioni che ieri in Borsa hanno perso l’1,52% a 18,4 euro, o 29,1 miliardi di capitalizzazione.
In attesa di conoscere qual è il piano industriale alternativo del patto che riunisce insieme Caltagirone, Leonardo Del Vecchio (6,6%) e la Fondazione Crt (1,6%), gli investitori storcono il naso perché le battaglie tra gli azionisti di solito danneggiano le aziende.
L’ex vice presidente di Generali ha deciso di fare un passo indietro, sia per evitare nuove tensioni in un cda che da mesi è spaccato in due, sia per non essere fautore di un processo che non condivide, ovvero quella della presentazione della prima lista del management di Generali.
Caltagirone, che spesso ha contestato il cda, votando contro il piano industriale di Donnet e arrivando addirittura a non presentare le sue azioni per l’approvazione del bilancio 2020, ha scelto di uscire dal consiglio per essere estraneo ai futuri sviluppi della governance, in modo da avere le mani libere – se necessario – di adire alle vie legali per difendere il suo investimento.
Per Caltagirone e gli altri soci del patto, la lista del management guidata dall’ad Philippe Donnet, non è la lista di Trieste ma quella di Mediobanca, primo socio al 12,9% del Leone e che – proprio per sostenere Donnet – ha sottoscritto un prestito titoli per votare con una quota del 17,2% nell’assemblea per il rinnovo del board.
È Mediobanca che in passato ha scelto Donnet e il presidente Gabriele Galateri, ed è sempre Piazzetta cuccia che sostiene la lista del management, un modello di governance adottato anche dalla stessa banca d’affari.
Tra Generali e Mediobanca (di cui Caltagirone ha il 3% e Del Vecchio il 19%) gli imprenditori e altri soci hanno investito 8 miliardi di euro, contestando un modello di governance che di fatto confina gli azionisti ai margini delle aziende di cui sono soci di peso.
Generali, i vertici del Leone tirano dritto. Prima rosa di nomi per il cda
di Andrea Greco 14 Gennaio 2022
Per questo gli imprenditori e la fondazione Crt sono determinati a sostenere un piano industriale alternativo e migliore rispetto a quello di Donnet, e una loro lista di manager e consiglieri per portarlo a termine. Per fare un progetto ambizioso e credibile hanno quindi chiesto aiuto a Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, ex ministro dell’economia e senior advisor di Jp Morgan, e a Franco Baronio, partner di Bain e esperto di assicurazioni.
Ma Caltagirone, Del Vecchio e la Crt hanno anche già scelto il loro presidente e l’ad, sui cui nomi vige il massimo riserbo: di questo ticket di manager si sa solo che sono di standing e pronti ad assumersi la responsabilità di un piano più ambizioso, e con obiettivi più sfidanti rispetto a quello presentato lo scorso 15 dicembre da Donnet al mercato.
Diverso l’atteggiamento di Mediobanca, secondo cui le Generali devono rimanere indipendenti dagli azionisti, e la lista del management e il rinnovo di Donnet sono il modo migliore per farlo, tanto più che l’ad di Generali ha creato valore e mantenuto le promesse fatte.
Intanto la Consob continua a vigilare su Generali, che «è all’attenzione degli uffici anche nei suoi ultimi sviluppi». Lo scorso autunno Caltagirone pose dei quesiti alla commissione sulla legittimità di una “lista del cda” per Generali composta dagli amministratori uscenti e degli acquisti delle opzioni di Mediobanca, salita al 17,2% dei diritti di voto.
La Commissione decise, a maggioranza di 3 su 5, di ricorrere a una “consultazione del mercato” prima di rispondere. Di questa consultazione, conclusa il 17 dicembre, non sono noti gli esiti. Sotto Natale i legali di Caltagirone avrebbero fatto un’istanza amministrativa di accesso agli atti, ma sempre a maggioranza di 3 su 5 l’istanza è stata rifiutata: e non è detto che non ne segua un ricorso al giudice ordinario.
La Commissione non è invece ancora intervenuta sul prestito titoli di Mediobanca. Nel frattempo però è cambiata anche la composizione della Consob, uno dei commissari che aveva bocciato le richieste di Caltagirone è in uscita, e non si sa se il successore Carlo Comporti sarà orientato ad esprimersi come il predecessore.