C’è tutto il peso dei non vaccinati sugli ospedali italiani nel rapporto di ieri dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Tra il 26 novembre e il 26 dicembre le terapie intensive hanno curato 1.368 persone non vaccinate e 707 vaccinate. Al gruppo dei non immunizzati però appartengono 7 milioni di italiani, al secondo 53: la sproporzione è di sette volte e mezzo.
Le persone morte senza dose in un lasso di tempo simile (19 novembre-19 dicembre) sono state 1.443, contro 1.698 vaccinati. Ieri al calcolo delle vittime si sono aggiunte altre 308 persone, mentre i contagi sono stati 180.426 (venerdì erano stati 186.253). L’età media di chi è deceduto nonostante il vaccino è nettamente più alta: 85,5 anni di media rispetto a 78,3 dei non vaccinati.
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Dati simili sulla “doppia pandemia” si ritrovano anche nel resto del mondo. Le proporzioni variano fra il 60% di non immunizzati negli ospedali della Gran Bretagna e l’80% negli stati americani che hanno somministrato meno dosi. Il dipartimento della sanità di New York ha calcolato che i non vaccinati occupano posti letto con una proporzione 14 volte più alta rispetto ai vaccinati.
Anche i bambini, che pure hanno iniziato per ultimi a immunizzarsi, cominciano a vedere gli effetti del doppio percorso. I dati arrivano dall’Aopi, Associazione degli ospedali pediatrici italiani. I ricoverati fra 5 e 18 anni del 10 gennaio erano non vaccinati nel 76% dei casi. Complici anche le notizie di un aumento dei ricoveri fra i più piccoli nell’ultimo mese — probabilmente per la contagiosità di Omicron — la campagna di immunizzazione alle elementari sta ingranando la marcia. Dal 16 dicembre si sono presentati negli hub 800mila bambini, il 22% dei 3,6 milioni totali. E sui più piccoli che ancora non hanno una fiala adatta, a contare è l’immunizzazione dei genitori. Il 69% dei ricoverati sotto ai 5 anni, sempre secondo Aopi, ha madre o padre No Vax. La vaccinazione, infatti, oltre a proteggere dalla malattia, riduce carica virale e contagiosità.
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Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti normali, tra 26 novembre e 26 dicembre in Italia sono stati più o meno equivalenti: 9.564 fra i non vaccinati e 10.083 fra i vaccinati. I contagi tra il 10 dicembre e il 9 gennaio hanno invece sfiorato i 400mila fra chi rifiuta l’iniezione e superato il milione e mezzo tra chi ha ricevuto almeno una dose. I numeri confermano che il contagio è tutt’altro che impossibile, anche con il ciclo completo, e il Green Pass non garantisce la sterilità. Ma nell’evitare la malattia grave i vaccini restano solidi. E la realtà delle corsie si traduce nelle percentuali di efficacia, che l’Iss cita sempre nel suo rapporto. La protezione nei confronti di ricovero e morte è del 95% entro i tre mesi dalla somministrazione. Scende all’89% se si superano i 4 mesi, ma poi risale al 98% con la terza dose.
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Quest’ultima continua a offrire un argine solido. Il tasso di decessi è 42,4 ogni 100mila per i non vaccinati e 1,4 per i vaccinati con la terza dose, mentre quello relativo alle terapie intensive è 26,7 per i non vaccinati e 0,9 per chi ha la terza dose. Fra gli ultra80enni, un non vaccinato ha una probabilità 8 volte superiore di finire in ospedale rispetto ai vaccinati da meno di 4 mesi, ma addirittura 36 volte più alta rispetto a chi ha la terza dose. La sproporzione del rischio arriva a 45 volte nel caso del ricovero in terapia intensiva e a 70 per quanto riguarda i decessi.
Gli anziani, d’altra parte, dopo essere stati colpiti durissimo dalla prima ondata, oggi sono la classe in cui il virus circola meno. Se l’incidenza settimanale tra i 20 e i 29 anni è 2.872 casi per 100mila abitanti (la più alta d’Italia), fra gli over 80 è 489. Gli italiani con più di 80 anni vaccinati sono il 94,2%. Il 76,7% ha ricevuto anche la terza dose.
Sempre l’Iss a novembre aveva pubblicato il risparmio che arriva dai vaccini: un ricovero normale costa 800 euro al giorno, in terapia intensiva 1.700. E di letti in terapia intensiva, secondo il calcolo dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, la campagna vaccinale ne ha risparmiati 9mila, oltre a 25mila decessi.