PARIGI – “La regola del debito pubblico è obsoleta” dice Bruno Le Maire a qualche ora dal prossimo Ecofin, in cui la Francia avrà un ruolo di indirizzo in virtù della presidenza di turno del Consiglio Ue. Dopo il testo congiunto firmato da Emmanuel Macron e Mario Draghi pubblicato sul Financial Times, entra nel vivo la discussione intorno al futuro del Patto di Stabilità. “Ci sono varie proposte sul tavolo, prendiamoci il tempo di esaminarle tutte” sottolinea il ministro dell’Economia parlando a un gruppo di giornali europei, tra cui Repubblica.
Le Maire, 52 anni, è uno degli uomini più in vista del governo francese non solo per il ruolo che ricopre ma per l’esperienza e l’autorevolezza mancata ad altri politici lanciati nei primi cinque anni di macronismo. Lo scrittore Michel Houellebecq ne ha fatto uno dei protagonisti (con l’alias Bruno Juge) del suo nuovo romanzo “Annientare”, presentandolo come “il più grande ministro dell’Economia dai tempi di Colbert” e immaginando che la Francia del 2027 sia tornata a essere la quinta potenza mondiale, risanata nei conti e con una nuova forza industriale. L’ottimismo della volontà è sicuramente un tratto distintivo di Le Maire. “Siamo uscendo dalla crisi economica e noi europei dovremmo essere orgogliosi di come l’abbiamo affrontata insieme”.
La pioggia di soldi pubblici iniettati nell’economia deve finire?
“Il modo in cui abbiamo gestito la precedente crisi finanziaria ha prodotto meno crescita, più debito pubblico e più disoccupazione. È stato un fallimento ma abbiamo imparato la lezione. E questo dimostra che l’Europa è diventata una potenza politica. Ora dobbiamo porre fine al “whatever it takes” e avere un approccio su misura per sostenere gli ultimi settori ancora in sofferenza”.
Il blocco dei “frugali” esiste ancora, o siamo entrati in una nuova epoca?
“La questione della frugalità o non frugalità è un dibattito superato. Non dobbiamo chiederci se “spendere di più o di meno”, ma trovare il giusto equilibrio tra gli investimenti necessari per affrontare le sfide del ventunesimo secolo, come già fanno la Cina e gli Stati Uniti, e la necessità di tornare a finanze pubbliche sane. Anche nel programma del nuovo governo olandese viene resa chiara la necessità di investire di più”.
Quali nuove regole per la governance economica?
“Nella definizione di Patto di Stabilità e di Crescita vorrei insistere sulle parole. Comincerei da Patto: non c’è unione monetaria senza regole comuni. La seconda parola, dal mio punto di vista, non è stabilità ma crescita. Non possiamo accontentarci dei livelli di crescita che avevamo prima della crisi. Perché gli Stati Uniti dovrebbero avere un tasso di crescita medio del 2,5%, mentre l’Europa sarebbe condannata a ridursi all’1,2%? Secondo me la risposta è semplice: innovazione, innovazione e ancora innovazione. Infine, la terza parola è stabilità: abbiamo bisogno di regole sul deficit pubblico a cui tutti gli stati membri devono attenersi”.
Significa che il Patto di Stabilità è ormai obsoleto ?
“Il Patto nel suo insieme no, ma la regola del debito pubblico è obsoleta. Prima della crisi c’era un divario di quasi 40 punti di Pil tra stati più e meno indebitati dell’eurozona. Oggi alcuni hanno raggiunto un livello di debito pubblico del 168%, mentre altri sono rimasti intorno al 60-65%. Ciò significa che c’è un divario del 100%. Le regole devono essere basate sulla realtà, non sui sogni”.
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Cosa chiede la Francia?
“Ci sono diverse proposte sul tavolo, per esempio calendari e obiettivi differenziati, come ha suggerito il commissario Paolo Gentiloni. Altri sottolineano il concetto di “ownership”: dovrebbe spettare agli Stati membri definire le tappe e i cambiamenti necessari nelle loro politiche economiche per tornare a finanze sane. Penso che sia un approccio interessante”.
Emmanuel Macron e Mario Draghi hanno aperto il dibattito con un testo comune. Come hanno risposto Germania e Paesi Bassi?
“La sospensione del Patto è attiva fino a fine 2022. C’è tempo per avere una discussione molto pragmatica con una priorità: assicurare un alto livello di crescita dopo la crisi”.
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La Francia si batte per inserire l’energia nucleare nel testo della Commissione sulla tassonomia, ma ci sono proteste in altri paesi, a cominciare dalla Germania.
“Spetta ad ogni Stato membro definire il suo mix energetico. Alcuni puntano su energie rinnovabili e nucleare, è il caso della Francia. Altri hanno deciso di abbandonare il nucleare e puntare sul gas e rinnovabili. Spero che l’atto della Commissione sia adottato il prima possibile”.
Parlerete del caro-energia all’Ecofin?
“Certo, i prezzi dell’energia spiegano più della metà dell’inflazione nell’eurozona, minano la competitività delle imprese e limitano il potere d’acquisto dei consumatori”.
Ci sono manovre geopolitiche dietro ai rincari, in particolare della Russia?
“Putin può fare i suoi giochi con l’Europa perché dipendiamo troppo dal gas che fornisce la Russia. Se vogliamo essere più indipendenti, dobbiamo investire nella nostra produzione di energia a bassa emissione di Co2”.
Tra Angela Merkel e Olaf Scholz chi è più europeista?
“Sono due grandi leader europei. E’ un’opportunità avere nei più grandi paesi europei dei leader convinti della necessità di rafforzare l’indipendenza dell’Europa, di investire di più nell’innovazione e nelle nuove tecnologie”.
L’eventuale uscita di Mario Draghi dal governo è motivo di preoccupazione?
“Mario è un amico, ho lavorato molto bene con lui quando era presidente della Bce. Ha giocato un ruolo decisivo nella ripresa dell’economia italiana, prendendo le decisioni giuste per il popolo italiano. Ma spetta al popolo italiano decidere il futuro di Mario Draghi. Ho visto che si è definito come un “nonno”. Direi che è un grande nonno europeo”.