ROMA – La pandemia ha reso ancora più lontani i ricchi dai poveri. Dal rapporto Oxfam emerge come la quota di ricchezza detenuta dall’1% più ricco della popolazione superi oggi di oltre 50 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali. Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri, corrispondente a 18 milioni di persone adulte.
La classifica Forbes a colpo d’occhio non cambia moltissimo: al primo posto Giovanni Ferrero con 33,3 miliardi di dollari (nel 2020 erano “solo” 24,5) seguito da Leonardo Del Vecchio, che ha raddoppiato il patrimonio passando da 16,1 a 32,4 miliardi, Stefano Pessina e Massimiliana Landini Aleotti. Al quinto torna Silvio Berlusconi che scalza Giorgio Armani, che quindi diventa sesto. Piccoli cambi di posizione anche per Gustavo Denegri e Piero Ferrari.
I dieci super-ricchi che hanno raddoppiato i patrimoni nell’era Covid: la denuncia di Oxfam
dalla nostra corrispondente Tonia Mastrobuoni 17 Gennaio 2022
I nuovi ingressi nella lista Forbes sono Sergio Stevanato (3,9 miliardi di dollari), Alberto Bombassei (2,6), John Elkann (2,2 miliardi), Marina Prada (2,1), Alberto Prada (2,1), Giuliana Caprotti (1,6), Marina Caprotti (1,6), Barbara Benetton (1,6), Antonio Marcegaglia (1,3), Emma Marcegaglia (1,3), Nerio Alessandri (1,1), Enrico Preziosi (1), Andrea Della Valle (1), Simona Giorgetta (1). Quattordici e non 13 in più, perché nella lista non c’è più Ennio Doris, scomparso il 24 novembre 2021.
Ma c’è anche l’altro lato. Alla riduzione delle spese per consumi è corrisposto nel 2020 un significativo aumento dell’incidenza della povertà assoluta. Oltre un milione di individui e 400.000 famiglie sono sprofondati nella povertà. “Il quadro sociale avrebbe potuto essere ancor più grave, se il governo non avesse potenziato le misure di tutela esistenti e messo in campo strumenti emergenziali nuovi di supporto al reddito – afferna Elisa Bacciotti, responsabile Campagne di Oxfam Italia – I massicci trasferimenti hanno anche attenuato le disuguaglianze retributive e reddituali, ma le prospettive a breve restano incerte, data la temporaneità degli interventi e i rischi, tutt’altro che scongiurati, di un ritorno allo status quo pre-pandemico. In primis, per quanto riguarda il nostro mercato del lavoro profondamente disuguale e che genera, in modo strutturale, povertà da decenni”.
La ripresa occupazionale del 2021 infatti non è trainata da lavoro stabile. I working poor, cioè i lavoratori che non guadagnano abbastanza per avere un reddito sufficiente, sono cresciuti di oltre 6 punti percentuali dall’inizio degli anni ‘90. A contribuire alla povertà lavorativa è soprattutto la forte e perdurante diffusione del part-time (in prevalenza involontario), la cui incidenza è quasi triplicata dall’inizio del nuovo millennio. Le donne, insieme ai lavoratori giovani e stranieri, sono risultate tra le categorie più colpite dalla crisi.
Se le misure messe a punto dal governo hanno sostenuto le fasce di reddito più a rischio, limitando l’impatto del Covid, adesso però la riforma fiscale rischia di fare il contrario, mette in guardia Oxfam: beneficia infatti soprattuttoi contribuenti con redditi da lavoro medio-alti, tra 42.000 e 54.000 di reddito annuo imponibile.