KIEV – C’è un vento gelido che viene da Est, in Ucraina. Porta con sé una crescente inquietudine, la sensazione “che qualcosa stia per succedere”. “Non so che cosa accadrà, ma non voglio trovarmi impreparato: ho messo in vendita il mio appartamento a Kiev, voglio essere libero di lasciare subito il Paese, se i russi avanzeranno”, dice Vadim Moisenko, imprenditore e interprete. Prima del 2014 viveva a Donetsk, nel Donbass: ha visto i carri armati delle milizie filo-russe occupare la sua terra, ora ha paura di non essere fuggito abbastanza lontano.
Colloqui Usa-Russia sull’Ucraina, soldati al confine e diplomazia: la partita a scacchi di Putin
di Rosalba Castelletti 09 Gennaio 2022
L’escalation della tensione è quotidiana, i tentativi di riportare gli attriti sul piano della dialettica diplomatica si sono finora dimostrati inefficaci. Al termine di una giornata di dichiarazioni di fuoco, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro quattro ucraini accusati di lavorare per i servizi segreti russi. Due sono i deputati Taras Kozak e Oleg Voloscin: secondo il Tesoro americano tentavano di reclutare per conto dei russi alcuni dirigenti governativi “per prepararsi a prendere il controllo del governo ucraino e delle infrastrutture del Paese” in presenza di una “forza di occupazione russa”.
L’opzione di un attacco militare imminente “è data come altamente probabile dagli americani e dagli inglesi, anche se resta da capire su che scala – spiegano fonti diplomatiche italiane – mentre l’Europa ha ancora una certa fiducia nel dialogo, ma ritiene che occorra una risposta forte e chiara sul piano delle sanzioni”. Tra i due blocchi, la posizione dell’Ucraina è ineccepibile: nessuno prenda decisioni senza Kiev. Se ci sono margini per scongelare i rapporti, nelle prossime ore a Ginevra saranno proprio i ministri degli Esteri russo e americano, Serghej Lavrov ed Antony Blinken, a tastare il polso alla crisi. Ma la distanza tra Mosca e le capitali del mondo democratico è enorme.
“Mosca si prepara all’aggressione”. Blinken a Kiev per gli aiuti militari
dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli 19 Gennaio 2022
Ai recenti vertici internazionali la Russia ha posto sul tavolo una richiesta inaccettabile per l’Occidente: una promessa formale che non ci sarà un ingresso nella Nato dei Paesi confinanti un tempo membri dell’Unione sovietica. Per Mosca è fondamentale, e non solo per quanto riguarda l’Ucraina, ma anche per la Georgia e gli altri Stati che con l’indipendenza si sono allontanati dal Cremlino guardando ad Ovest. Ma per la Nato la politica delle “porte aperte” non può essere messa in discussione. Il muro contro muro manda alle stelle la tensione.
Dopo il passo falso di Joe Biden che mercoledì aveva prefigurato una risposta graduale e non militare se i russi si dovessero limitare a un attacco su scala ridotta portando il leader ucraino Volodimir Zelenskij a sottolineare che “non esistono incursioni minori”, sono corsi ai ripari un po’ tutti, ribadendo l’unione di vedute e annunciando che la risposta sarebbe durissima. A partire dallo stesso presidente Usa che ha chiarito: “Qualsiasi ingresso in Ucraina di truppe russe sarebbe invasione”.
Il gioco di specchi tra Biden e Putin che può fare esplodere il conflitto
di Rosalba Castelletti 07 Dicembre 2021
Sulle scrivanie degli strateghi occidentali ci sono diversi scenari di attacco russo: si va da forme non militari – come quelle informatiche – alla conquista della striscia costiera che permetta di raggiungere via terra la Crimea, con la presa di Mariupol; molto più grave sarebbe l’invasione dell’intero Donbass, compresa la parte controllata da Kiev con città come Kharkiv. Lo scenario peggiore, infine, è un blitz spinto fino a Majdan, la piazza di Kiev simbolo della rivoluzione. Non lontano dal confine con il Donbass Vladimir Putin ha ammassato 100mila uomini e mezzi militari per ogni scenario.
Boris Johnson dice che “un attacco russo sarebbe un disastro”, mentre Antony Blinken da Berlino – dopo aver sentito il segretario Nato Stoltenberg, il ministro polacco Blaszczak, e l’Alto rappresentante Ue Borrell – assicura “una risposta severa e rapida” in caso di attacchi all’integrità territoriale ucraina. Ma Mosca alza il tiro e annuncia esercitazioni delle “forze navali, aeree e spaziali” nei “mari e negli oceani” ed esercitazioni navali congiunte con Cina e Iran. A rendere il quadro ancora più complesso c’è il Nord Stream2, l’oleodotto che ricombina interessi e scompagina alleanze.