Elisabetta Belloni presidente del Consiglio: ecco la carta di cui si discute a sorpresa in queste ore ai vertici delle segreterie. Il suo nome rimbalza per tutto il giorno. Sarebbe la prima donna alla guida di Palazzo Chigi, ma anche il primo capo dell’intelligence a guidare un governo nell’era repubblicana. Sarebbe, perché per diventarlo non servirebbe soltanto l’eventuale via libera delle forze dell’attuale maggioranza, ma anche un patto sull’elezione di Mario Draghi al Quirinale.
M5S, l’appello di Conte ai leader: “Una donna al Quirinale”
di Matteo Pucciarelli 27 Dicembre 2021
Di accordi del genere, al momento, non c’è traccia. E però, nel frattempo, del profilo di Belloni come Presidente del Consiglio si ragiona tra leader. La diretta interessata, che ha trascorso il fine settimana in campagna e in compagnia dei suoi amati cani, resta lontana dai riflettori. Chi la sostiene, ricorda che si tratterebbe di una novità assoluta. Anche perché a un’altra donna, Marta Cartabia, aveva pensato la galassia “draghiana” immaginando la successione.
Ma c’è dell’altro. L’attuale direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ha dalla sua l’esperienza di segretario generale della Farnesina. Prima ancora, ha diretto l’unità di crisi del ministero e guidato il gabinetto dell’allora responsabile degli Esteri Paolo Gentiloni. Una scalata che le ha permesso di incrociare molti big della politica, da Gianfranco Fini allo stesso Gentiloni.
Raccoglie insomma consensi trasversali, da Fratelli d’Italia al centrosinistra. È sostenuta da settori importanti della Lega e, di certo, da Giancarlo Giorgetti. Senza trascurare il rapporto con Luigi Di Maio, consolidato durante i mesi difficili in cui l’attuale ministro degli Esteri era in rotta con Giuseppe Conte.Draghi, che l’ha chiamata otto mesi fa a comandare il Dis, l’ha promossa proprio nel ruolo che fu di Gennaro Vecchione, il capo dell’intelligence sempre sostenuto dall’avvocato 5S.
Dagli 007 alle aziende di Stato, Draghi smonta la rete di Conte
di Giovanna Vitale 17 Novembre 2021
Proprio la recente ascesa ai vertici dei Servizi rappresenta però, a sondare le forze politiche, il principale ostacolo, in particolare rispetto all’opportuità di un passaggio diretto dalla guida dell’intelligence a quella del governo.
La precondizione, in ogni caso, è che Draghi venga votato per il Quirinale: un esito quantomeno non scontato. La confusione è la cifra di queste ore. Se si esclude il premier, sembrano resistere ai veti incrociati soltanto due nomi: Giuliano Amato e Sergio Mattarella.
Quirinale, Salvini vede Conte. Meloni sul vertice di centrodestra: “Pronta a chiederlo”. La scelta di Berlusconi entro domenica
di Valeria Forgnone 20 Gennaio 2022
Del cui bis parla apertamente anche Enrico Letta, a sera, assieme alla “carta Draghi”. I candidati di centrodestra, infatti, sono già stati bruciati dal centrosinistra. Mentre su Pierferdinando Casini grava l’ostilità di Matteo Salvini e i dubbi dell’ala sinistra del Partito democratico. Il diretto interessato, però, non si scompone. E nei contatti di queste ore avrebbe comunque sottolineato che già il ritrovarsi in gioco a questo punto della partita rappresenta un esito non scontato: «Può andare bene o male, ma non pensavo che sarei arrivato a questo punto».
La fase tattica non sembra conclusa, in ogni caso. Lo dimostra lo stop di Salvini all’ex banchiere. In realtà, non si tratta di un veto definitivo. Il problema è che il leghista alza al massimo la posta per provare a strappare condizioni migliori sul nuovo esecutivo. E qui si ritorna al punto di partenza: Draghi intende rispettare la Costituzione e non esondare dai compiti che attualmente gli affida il ruolo di premier. Non esiste, insomma, un Capo dello Stato in pectore che può sancire patti sull’esecutivo che sarebbe chiamato a succedergli.
Salvini a ben guardare pretende addirittura di più: vuole il Viminale per sé, probabilmente per affidarlo all’attuale vicepremier Nicola Molteni. Il Pd, pur di evitare che il Carroccio detenga il ministero dell’Interno nell’anno che precede le elezioni politiche, chiederebbe il voto anticipato. Ma nel caso in cui nascesse un governo Belloni, il leader della Lega potrebbe accontentarsi dell’uscita di scena di Luciana Lamorgese, lasciando la poltrona a un tecnico che garantisca tutti.