L’Ue non vuole perdere Draghi: “Garanzia per gli accordi presi”

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BRUXELLES – Che ne sarà di Mario Draghi? Nei palazzi di Bruxelles si segue con attenzione la partita del Quirinale, ma la domanda che tutti si pongono non è tanto chi sarà il prossimo presidente della Repubblica, bensì, più nello specifico, come ne uscirà lui, l’attuale primo ministro, il simbolo della rinascita italiana, la garanzia degli accordi con l’Europa e dei soldi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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“Draghi ha un rapporto molto stretto con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e una sua uscita di scena, dopo il lavoro fatto in questi mesi sul Pnrr sarebbe vista con grandissima preoccupazione”, ci spiega una fonte europea. Perché Bruxelles chiede all’Italia solo due cose: stabilità e serietà. E le ha trovate alla perfezione nella figura di Draghi.”Se per qualche ragione venisse accantonato, l’Italia farebbe la figura di chi ha una Ferrari e dopo pochi mesi decide di abbandonarla in garage”.

L’Ue non vuole perdere Draghi. A Palazzo Chigi o al Quirinale: l’importante è che ci sia, questo è l’umore che si respira nei palazzi europei. E da un lato si potrebbe pensare che sia più utile all’Ue a Palazzo Chigi, perché lì si prendono le decisioni, da lì si partecipa ai vertici internazionali. Però andare al Quirinale significherebbe poter incidere sicuramente per altri sette anni nei rapporti con Bruxelles, per altri sette anni garantire la stabilità e la serietà dell’Italia. “E poi tra non molto inizierà la campagna elettorale, il premier può indebolirsi, insomma a Palazzo Chigi Draghi rischia di durare poco e magari anche di operare controvoglia, se davvero la sua ambizione è un’altra. Un po’ come quando un giocatore vuole cambiare aria ma viene costretto a rimanere da un contratto in cui non crede più”.

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L’altra certezza che vorrebbe l’Europa, oltre a una conferma della presenza di Draghi ai vertici della politica italiana, è nei tempi. È preoccupata che un’elezione che vada troppo per le lunghe paralizzi il governo: “Bisogna però fare presto perché il Pnrr non aspetta e soprattutto la parte affidata agli enti locali rischia di essere già in ritardo. La Commissione di Bruxelles, vista la situazione complessiva, sarà elastica nel valutare alla fine del semestre gli obiettivi raggiunti e la tempistica. Si può anche aspettare qualche settimana. Ma senza esagerare”.

“Nelle discussioni che ho avuto modo di ascoltare a Bruxelles — spiega Brando Benifei, il 36enne capodelegazione del Pd al Parlamento europeo — la figura di Draghi viene considerata un asset fondamentale, che rimanga a Palazzo Chigi o vada al Quirinale, dove ovviamente viene visto in modo positivo anche un bis del presidente Sergio Mattarella“. “Superato lo sconcerto per l’ipotesi di Silvio Berlusconi, che avrebbe significato un ritorno al passato e che so ha prodotto malumori tra i conservatori tedeschi per l’entusiasmo mostrato dal capogruppo del Ppe Manfred Weber, ora a Bruxelles si comincia a seguire il voto per il Colle. Non tutti, diciamo la verità, capiscono le modalità esatte dell’elezione, ma tutti si chiedono se farà improvvisamente ripiombare l’Italia nel caos politico. I giorni passano, il balletto dei nomi, spesso sconosciuti, aumenta la confusione, si teme che si possa rimanere ‘appesi’ per settimane”, aggiunge Benifei.

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Questo peraltro non è un momento come gli altri, in Europa. Nei governi di Germania e Paesi Bassi le forze pro-austerity sono oggi in minoranza, l’Italia ha un’occasione unica e deve spendere bene i soldi del Recovery Plan. Serve un passaggio lineare, non traumatico.

Anche la grande stampa internazionale è in fibrillazione. “La candidatura di Draghi al Quirinale è un male per l’Italia e per l’Europa”, ha scritto senza mezzi termini l’Economist, secondo il quale sarebbe difficile trovare un successore capace di guidare la variegata coalizione di governo. Il Financial Times, però, osserva come a questo punto, se non venisse eletto, il suo ruolo di premier verrebbe indebolito.

E gli Stati Uniti? Come l’Europa, tifano continuità. Fonti del governo americano lasciano trapelare all’AdnKronos l’”attesa” e l’”apprensione” per gli sviluppi e per l’esito della corsa al Colle. Il nome di Mario Draghi rimane in cima alle preferenze di Washington, vista la “grandissima sintonia” tra l’attuale primo ministro e il presidente Joe Biden su tutti i dossier che stanno più a cuore alla Casa Bianca.

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