“Cari figli, non siete figli in realtà dei soli genitori, siete figli di una madre più grande, siete figli della Patria: l’Italia è in pericolo”: comincia così il “discorso ai giovani” di Paolo Maddalena, 85 anni, pubblicato su YouTube tre anni fa. Questi figli, questi giovani sono un po’ mollaccioni, ma è non è colpa loro: “Siete stati oggetto di una continua informazione sbagliata, il linguaggio pubblicitario, il linguaggio politico, vi ha fatto credere cose che non sono vere, voi dovete conoscere la verità, tutto viene determinato arbitrariamente da questi speculatori finanziari, ai quali i nostri governanti traditori hanno dato la possibilità che le loro scommesse valessero come danaro contante”.
L’ex vicepresidente della Corte costituzionale, 36 voti alla prima chiamata, il più votato dal Parlamento grazie all’adesione attorno al suo nome di una parte degli ex 5 Stelle sparsi e qua e là, da qualche anno ha trovato nuova linfa intellettuale e un certo appassionato seguito attorno a una serie di temi: beni comuni contro le privatizzazioni, difesa del lavoro contro le politiche economiche neoliberiste, la Costituzione, la sovranità e il popolo come argine allo strapotere dei mercati. “E dire che non è manco un comunista!”, sorride il senatore Emanuele Dessì, eletto col Movimento e adesso iscritto al Partito comunista. Maddalena infatti, una vita da moderato e ai vertici delle istituzioni, è un cattolico (sull’aborto, ad esempio, pensa che la legge 196 sia anti-costituzionale). Eppure oggi si ritrova appoggiato, citato, blandito, da un piccolo, battagliero e trasversale mondo ‘anti-sistema’: da Rifondazione comunista a Italexit di Gianluigi Paragone.
Quirinale, la scelta di comunisti, rifondaroli ed ex M5S: in 40 per il giurista Paolo Maddalena
di Matteo Pucciarelli 17 Gennaio 2022
Per diverso tempo dopo la pensione il magistrato Maddalena ha collaborato a Messina con il sindaco pacifista Renato Accorinti, poi è stato molto vicino a quello di Napoli, un altro (ex) magistrato tendenza caudillo, Luigi De Magistris. Prima ancora c’erano state altre cose ancora: capo di gabinetto del ministro della Pubblica istruzione Gerardo Bianco (1989-1991), capo ufficio legislativo al Ministero dell’ambiente, procuratore regionale del Lazio della Corte dei conti, vicepresidente della Corte de Conti, in ultimo eletto al gradino più alto, la Consulta.
Ci fosse stato ancora il Movimento 5 Stelle a trazione ‘rivoluzionaria’, ne sarebbe stato il candidato ideale. Come lo fu Stefano Rodotà, che però era un uomo culturalmente di sinistra, meno tendente a ripercorrere schemi classicamente populisti (il popolo buono, il generico sistema cattivo). Oggi così a votarlo restano gli affezionati a quell’idea usciti dal Movimento, in battaglia contro Green pass, critici dell’euro e tutto l’armamentario classico. Potere al popolo che ha un senatore, Matteo Mantero anche lui eletto con il M5S, aveva deciso di sostenerlo ma poi ha cambiato idea per le sue posizioni conservatrici sui diritti civili: “Non ci eravamo informati bene…”. La confusione è tanta, la situazione è perciò eccellente.