“In alto mare, ecco ‘ndo stamo. Si parlano, ma non si intendono. Un altro espresso, grazie”, sintetizza il giovane portavoce di un big, alludendo alle trattative tra schieramenti. Un po’ svela l’impasse del pomeriggio alle spalle, un po’ mente sulle negoziazioni che si preparano per la notte. Vista da fuori Montecitorio, la votazione numero uno è andata esattamente verso la grande incognita che si disegnava. E d’altro canto, nel primo voto per il Quirinale segnato dal Covid, solo davanti a un caffè le mascherine vanno giù e scivolano le confidenze. “Sì, ma questi leader parlano troppo. Nelle Repubbliche che ho attraversato io, le riunioni per eleggere il Capo dello Stato segrete erano e tali rimanevano”, commenta Clemente Mastella, sindaco a Benevento, che ha accompagnato all’urna la moglie senatrice, Sandra Lonardo. “Siamo la coppia che incarna i pronostici – se la ride – io non voto e sono per Draghi, lei è grande elettrice e va su Casini”. “Eh sì – spiega la first lady del Sannio – la politica non è andata in pensione, e sul Colle più alto può esercitarsi e riguadagnare rispetto. Un tecnico a guidare il governo lo abbiamo già, sta facendo bene”.
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di Valeria Forgnone , Laura Mari , Giovanna Vitale 24 Gennaio 2022
Intanto, ad ogni parlamentare che esce schizza il branco di telecamere e microfoni. Ecco Renzi: “Abbiamo fatto un capolavoro con Draghi, un grandissimo colpo con Mattarella. Oggi purtroppo non tocca a me, ma vediamo”. Esce il governatore Zaia: “Draghi? Ottimo premier, lasciamo lavorare il governo, a proposito devo vedere la ministra Carfagna, mica sto qui a far nulla dopo il voto?”.
L’adrenalina delle mille tazzine si consuma subito nel pomeriggio, mentre i senatori a vita sono i primi ad aprire le danze, e il nome più forte è Draghi. Poi nei bar iconici tra piazza di Pietra e via degli Uffici del Vicario, via via che sale l’umido e si piccona qua e là l’opzione del premier in carica – solo le tisane scaldano trasversalmente i cuori. “Io ho votato per mia madre, Maria Rosaria, omaggio a una grande donna”, dice serio e sorridente il senatore Gregorio De Falco, napoletano, oggi nel Gruppo misto dai troppi volti e nessuna vera strategia. L’indimenticabile comandante del “Torni a bordo” più imprecazione, l’ex M5S che fu tra i primi a bocciare i decreti Sicurezza, è secco sul timore di SuperMario al Colle. “Sarebbe forse una torsione notevole per il nostro assetto, mi sentirei più sicuro con una figura diversa e non meno prestigiosa”.
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Con lui, stretta nel cappotto rosso, l’altra senatrice che fu pentastellata e prima dissidente, Elena Fattori. “Torna in mente il primo voto per il Quirinale – spiega – c’era tanta gente che venne qui sotto a gridare ‘Rodotà, Rodotà’, anche se poi arrivò Gasparri col dito medio alzato e intanto la Digos ci chiese di calmare le acque ché stavano arrivando quelli di CasaPound”.
Paure diverse sfiorano l’elezione di oggi. Ma sono tutte sotto controllo: entrano i positivi nell’urna isolata del drive-in allestito nel cortile. Tensione solo per la deputata No-vax Sara Cunial, vuole votare come fosse positiva: glielo impediscono, lei dice: querelerò Fico. La cerimonia, primo giorno, finisce ma è cena – o in enoteca – che comincia il gioco vero delle trattative.
Tavoli già fermati da Maxelà, il preferito dai leghisti, a ridosso del Pantheon, o al Pastation dei figli di Verdini, il fondatore di Ala. Ma è da Casa Bleve, a Palazzo Lante, – insegna anche Michelin, da 30 anni a Roma, con la riservatissima signora Tina a tenere la fila – che si consumano gli incontri più riservati tra Letta, Conte, la sinistra di tutte le generazioni. Pochi giorni fa, il leader del Pd per sfuggire alla selva dei cronisti ha infilato la porta delle splendide cantine. Sbucano dall’altro lato della strada. Possibile? La signora Tina sorride: “Non mi faccia dire. Io so custodire ogni parola e ogni gesto dei nostri ospiti. Ma di tutti, lo scriva”.