Anche stavolta dietro ai voti per Sergio Mattarella c’è (soprattutto) il Movimento 5 Stelle con la differenza che, rispetto alla seconda e alla terza chiamata, l’opzione è stata informalmente condivisa anche dai vertici del Movimento che hanno lasciato libertà di coscienza ai propri grandi elettori. Non più Mattarella quindi come semplice desiderata di una parte del gruppo, specialmente i senatori, com’era stato al secondo scrutinio; né, come era avvenuto nello scrutinio di ieri, con l’aggiunta dei grandi elettori vicini a Luigi Di Maio.
Qual è il senso di questa scelta? “Vogliamo mandare un segnale alle altre forze politiche, l’unico profilo possibile in questo momento è quello di un candidato ‘alto’ come Mattarella, se non Mattarella stesso”, spiegava in mattinata, durante le operazioni di voto, un big del Movimento e di stretta osservanza contiana, prevedendo una nuova progressione di voti per lui. Nei 166 voti per il Capo dello Stato ci sono anche quelli di una minoranza del Pd e centristi, parlamentari i quali anch’essi ritengono la soluzione Mattarella l’unica capace di non mandare all’aria la legislatura.
M5S, nella palude del Movimento. “Tanto malessere nelle schede per il bis di Mattarella al Quirinale”
di Matteo Pucciarelli. 26 Gennaio 2022
Lo stallo in corso, con i nomi di entrambi gli schieramenti che uno a uno vengono bruciati, aumenta la possibilità di una clamorosa convergenza generale sul presidente uscente. Giuseppe Conte in questi giorni ha ripetuto più volte che l’opzione sarebbe stata l’ideale se non fosse stato per la contrarietà dello stesso Mattarella. Ma adesso, è il ragionamento che si fa, occorre fare un richiamo al “senso di responsabilità” di tutti quanti. Presidente compreso. Il quale, di fronte a una richiesta trasversale di restare, non potrebbe più dire di no.
C’è infine un altro particolare da tener di conto. La decisione dei leader del centrodestra di non partecipare alla votazione, optando per l’astensione, ha dimostrato l’esistenza di una maggioranza alternativa di 538 persone, in teoria abbastanza per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.