TEMPIO PAUSANIA – “Di questa indagine non posso e non voglio parlare: questo ufficio ha il dovere di tutelare tutti i soggetti interessati da questa vicenda. Che però quanto prima sarà definita”, si limita a dire il procuratore capo Gregorio Capasso. L’inchiesta è quella a carico di Ciro Grillo, figlio di Beppe, il garante dei 5 Stelle, e di altri tre giovani della Genova Bene (Edoardo Capitta, FrancescoCorsiglia e Vittorio Lauria). Tutti poco più che ventenni, tutti indagati di violenza sessuale di gruppo, per avere abusato di due ragazze milanesi in vacanza in Costa Smeralda nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. Nella villa del Guru a Porto Cervo.
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Il magistrato dice che, da quando è esplosa questa vicenda, non ha mai parlato con alcun giornalista. “Ma le faccio una preghiera – chiede prima di iniziare il colloquio – è come se io non l’avessi ricevuta”. Peraltro, il suo ufficio (una piccola Procura dove tutti fanno tutto e il procuratore è anche capo del personale) si mostra impenetrabile. “Lo scriva, ne siamo fieri”. Poche parole di cortesia. Un caffè offerto alle macchinette, null’altro. Ma non è sempre così: “Si parla quando ci sono notizie ostensibili, questa volta no”, ripete. Questa volta c’è di mezzo una vicenda risucchiata dalla tempesta politica.
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Prima di incontrarlo, ti aspetti un magistrato tutto d’un pezzo, ma ti sorprende il suo stile: capelli lunghi; giacca, camicia e cravatta nero su nero; pantaloni a sigaretta, scarpe a punta affilata. Una via di mezzo tra un ex post-sessantottino e un falso trasandato alla moda. Mezzo stravagante. Lui confessa che “è il canto del cigno”. A 57 anni. “Ammetto che da giovane volevo fare il giornalista, poi ho cambiato strada – ricorda – ho fatto Legge a Roma e sono entrato in magistratura molto giovane, già a 24 anni”.
Capasso e il sostituto procuratore Laura Bassani, però, sono stati attaccati duramente dall’ex comico, che dal suo blog ha chiesto “perché questi quattro c… se sono così pericolosi non li avete arrestati?”. Il procuratore in merito non ha nulla da dire: “Non è il momento – risponde – non mettetemi in difficoltà”. Già, in difficoltà, lui che nel 2017 è stato componente dell’Associazione nazionale magistrati del Lazio ed è finito nelle intercettazioni di Luca Palamara, il presidente dell’Anm coinvolto nel “mercato delle toghe”. “Cose che ho letto sui giornali, che abbiamo letto tutti quanti – precisa Capasso -. In Italia ci sono tanti bravi magistrati, che purtroppo subiscono vicissitudini; è un peccato, ma la magistratura rimane una parte sana della società, libera ed indipendente”.
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Parla, fa una pausa, ruota le mani, incrociando le lunghe ed affilate dita. Da musicista? “Suonavo la chitarra in un gruppo musicale di Latina, dove insieme ad altri amici avevamo fondato una radio libera”. E però al polso sinistro mostra un rosario fatto di palline di legno di ulivo: “Sono un credente, cristiano e cattolico”, sottolinea. Tre figli, la più grande studia Giurisprudenza a Trento.
La sua “stelletta” appuntata al petto e che ostenta, è l’indagine contro la massoneria in Italia, fatta a Palmi da pm insieme al procuratore Agostino Cordova. Nel ’94. La sua carriera era iniziata nel ’90 a Crotone. Poi il trasferimento a Latina sempre come sostituto procuratore, fino al 2018 quando passa a Tempio Pausania come capo. In Gallura, ma con quattro magistrati che gestiscono un territorio che copre tutta la Costa Smeralda fino al Nord della Sardegna, un triangolo fatto di poche anime in inverno, che decuplica la sua popolazione in estate. Ogni pm “lavora” 1100 fascicoli all’anno. Dentro i quali finiscono nomi di spessore. Alle spalle di Capasso, nel suo ufficio sobrio e disadorno, sul muro campeggia la massima giuridica “Dura lex, sed lex”.