MOSCA – Si è travestita da corriere di un delivery per ingannare la polizia che la sorvegliava e ha lasciato indietro il suo cellulare per evitare di essere rintracciata: così la Pussy Riot Maria Aljokhina è riuscita a “evadere” dai domiciliari e a fuggire in Lituania passando per la Bielorussia, come ha raccontato in una lunga intervista al New York Times.
Il carcere dopo la protesta in cattedrale
Maria Aljokhina, per gli amici “Masha”, in 33 anni di vita non aveva mai pensato a lasciare la Federazione russa, neppure dopo aver trascorso quasi due anni di carcere per “teppismo e odio religioso” per la sua provocazione nella Cattedrale del Cristo Salvatore nel febbraio 2012. Insieme ad altre Pussy Riot in passamontagna, aveva cantato per una manciata di secondi una “preghiera anti-Putin” prima di venire subito arrestata. Finì in carcere insieme a Nadja Tolokonnikova.
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Rosalba Castelletti
L’affare sanitario e il braccialetto elettronico
Nonostante le umiliazioni e vessazioni, come raccontò in un’intervista a Repubblica, ha continuato a protestare finendo nuovamente più volte agli arresti. Sei volte soltanto a partire dalla scorsa estate. Ogni volta per 15 giorni e ogni volta per accuse fittizie.
Quando il 24 febbraio Vladimir Putin ha lanciato l’operazione militare speciale contro l’Ucraina, Aljokhina stava scontando una condanna a 12 mesi di “restrizione della libertà”, una sorta di domiciliari, nell’ambito del cosiddetto “affare sanitario”: una controversa raffica di procedimenti penali per violazione delle norme anti-Covid lanciati dalle autorità contro dieci oppositori dopo le proteste di inizio 2021 seguiti all’arresto di Aleksej Navalny.
Per protesta contro l’offensiva, Aljochina ha tagliato il suo braccialetto elettronico per protesta pubblicandone la foto del cinturino divelto sui social. Il 21 aprile, un tribunale l’ha condannata in contumacia a 21 giorni di carcere vero e, infine, cinque giorni dopo, il ministero della Giustizia l’ha inserita nella lista dei latitanti. Nessuno sapeva dove fosse. Fino a oggi. In realtà era già fuggita da un pezzo.
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dalla nostra inviata
Rosalba Castelletti
La fuga fino in Lituania
Si è travestita da rider per ingannare i poliziotti che sorvegliavano l’abitazione dell’amica che la ospitava e ha lasciato dietro di sé il cellulare per non essere rintracciata. Un amico la ha portata in auto fino in Bielorussia, dove per una settimana ha evitato hotel per non essere identificata e denunciata perché era stata già inserita nella lista dei ricercati. Con sé aveva solo la carta d’identità, peraltro, perché il suo passaporto era stata confiscato dalle autorità russe.
Al primo tentativo di attraversare il confine, Aljokhina è stata trattenuta sei ore dalle guardie di frontiera prima di essere respinta. Al secondo, un funzionario l’ha semplicemente allontanata. Al terzo, è riuscita a passare dall’altra parte.
Grazie all’aiuto dell’artista islandese Ragnar Kjartansson che ha convinto un Paese europeo, i cui funzionari non hanno voluto che venisse rivelato, a rilasciarle un lasciapassare che le dà gli stessi diritti di una cittadina europea.
Col documento in mano, Aljokhina ha preso un autobus verso la Lituania. Le guardie di frontiera pensavano fossi “europea”, non russa, e stavolta mi hanno trattato con i guanti, ha raccontato al New York Times. “Sono successe tante magie la scorsa settimana. Sembra una spy novel”.
A Vilnius Masha si è ricongiunta con la compagna Lucy Shtein che aveva lasciato la Russia un mese prima con lo stesso travestimento dopo che qualcuno aveva vandalizzato con la scritta “traditrici” l’appartamento che condivideva con Aljokhina.
“Sono contenta di avercela fatta, perché è stato un imprevedibile vaffanculo alle autorità russe. Ancora non mi rendo completamente conto di come abbia fatto”, ha detto Aljokhina al New York Times, raccontando di aver viaggiato con al piede degli stivali neri senza lacci in memoria delle vessazioni subite in carcere dove i lacci venivano confiscati. E farà la stessa cosa sul palco del tour che terrà, con altre Pussy Riot, a partire dal 12 maggio a Berlino, per raccogliere fondi per l’Ucraina.
Nei giorni scorsi è volata in Islanda a trovare Kjartansson e a provare in un edificio che un tempo ospitava la Corte Suprema. Allo show islandese parteciperanno anche lo stesso Kjartansson e Bjork. Spera un giorno di tornare in Russia, anche se non sa ancora quando.