Sanzioni alla Russia, il negoziato Ue resta inceppato. L’Ungheria rilancia: “Escludere il petrolio via oleodotti dal blocco”

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Ancora non si sblocca il negoziato europeo sulla sesta serie di sanzioni contro la Russia: il blocco delle importazioni di petrolio resta lo scoglio più arduo da superare.

Lo scoglio resta l’Ungheria, verso la quale i Paesi membri avevano teso una mano prevedendo una sorta di deroga al bando del greggio russo, che per Budapest e altre capitali dell’Est sarebbe entrato in vigore solo dal 2025, per altro prevedendo meccanismi di compensazione per gli investimenti che sarebbero stati negessari a rivedere le infrastrutture per tagliare fuori i flussi da Mosca.

Ora invece l’Ungheria ha rilanciato: darà via libera ad un embargo dell’Ue al petrolio russo solo se la sanzione escluderà il greggio inviato da Mosca attraverso gli oleodotti.

A dirlo, in un video su Facebook, è stato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, che rilancia così il ‘no’ di Budapest al pacchetto si misure così come concepito dalla Commissione nei giorni scorsi.

“Se Bruxelles vuole essere seria sull’embargo al petrolio, questo sarà possibile solo escludendo la parte destinata agli oleodotti”, ha sottolineato il ministro ungherese.

Da Mosca, intanto, è tornato a farsi sentire il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, secondo il quale azioni della Russia non influenzano in alcun modo i problemi legati all’approvvigionamento di cereali nel mondo: questi problemi sono legati esclusivamente alle “illegali sanzioni occidentali”. Già l’Onu ha lanciato un drammatico allarme sulla situazione dei porti del Mar Nero, che a causa dell’invasione russa tengono stoccate milioni di tonnellate di cereali affamando il mondo. Un problema altissimo anche nel dialogo tra Draghi e Biden, durante il quale il premier italiano ha sostenuto: “Dobbiamo chiedere alla Russia di far partire il grano bloccato nei porti Ucraini”. E Biden gli ha dato piena sponda: “Ci sono milioni di tonnellate”, ha detto il presidente aggiungendo: “Rischiamo una crisi alimentare in Africa”.

“Le nostre azioni – è invece la linea di Lavrov – non hanno in alcun modo influenzato e non possono influenzare i problemi” legati alle forniture di grano, che “sono stati creati esclusivamente da divieti e sanzioni illegali introdotti dai Paesi occidentali”, ribaltando le accuse sulle autorità ucraine di non volere cooperare con la Russia per facilitare la partenza delle navi cariche di cereali bloccate nei porti sul Mar Nero.

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