ROMA —Nuove sensazioni, giovani emozioni si esprimono purissime. La sera del Foro illumina Jannik Sinner. Una luce da luna piena. Fabio Fognini ha interpretato, per citare Rafa Nadal, la vecchia macchina nel tanto atteso derby delle generazioni di tennis. Il Foro Italico lo ha visto all’inizio dondolare, sperando di potersi consolare godendo di un clacson dei suoi. Ma non c’era nulla da far squillare: se ci sono le nuvole, gli ombrelli non bastano. E Jannik Sinner ha debordato come un fiume in piena, l’onda e la freschezza dei suoi vent’anni e un gioco, questo moderno del tennis, che a Fognini non piace più, come più volte – recentemente – ha ribadito.
<<La cronaca della gara punto per punto>>
Trentasette minuti, un 6-2 che non ammetteva repliche, nonostante il ligure avesse cercato colpi vincenti, e spesso il contropiede. Si è buttato nel match, ha sentito le vene gonfiarsi piene, si è attaccato alla vita. Ha provato a essere leggero in un viaggio senza andata né ritorno, senza una destinazione. Rialzarsi, fare un trucco e trovare una magia sembrava impossibile. Il Centrale degli Internazionali Bnl d’Italia – che mercoledì ha fatto registrare il nuovo primato storico di presenze (36.803 spettatori) battendo il record stabilito martedì (erano 34.406) – ha capito. Ha tifato con discrezione. Ha applaudito, con distinguo, ma con fair play e rispetto per entrambi.
Internazionali Roma, Fognini ci ricasca: spacca la racchetta nel match contro Sinner
Per le loro storie e il loro vissuto, soprattutto per il vecchio leone che, bene ammaestrato, ha tenuto un comportamento ineccepibile, ben sapendo di essere sotto gli occhi del mondo, anche quelli dei propri figli. Ma essere educati non vuol dire remissivi: Fognini – incassato il parziale negativo del primo set – è diventato di lotta e di governo: ha rispolverato il suo tennis. Perché, che ci volete fare, non vi sembrerà normale ma è l’istinto che lo ha sempre fatto volare. Un primo break, 3-1 nel secondo set, non era una finzione. Ma l’altoatesino ha replicato, ricordandogli che l’unica illusione è quella della realtà, della ragione. Un contro-break, e i fantasmi del passato, le vecchie abitudini con la racchetta spaccata più e più volte, per scaricare la frustrazione e a uso e consumo del pubblico e dello spettacolo, per quelli in malafede sempre a caccia delle streghe, sembravano far presagire un finale buio.
No. Ognuno ha la sua via. Per Fognini l’eccitazione è il sintomo d’amore. Il suo sussulto. Deve prima cadere e poi rifiorire. Così si è preso il 2° set (6-3), un’ora e venti minuti dopo. Riportando sovrano l’equilibrio in quello che è giusto definire un match simbolico. Che ha premiato la gioventù: Sinner non ha spalancato la porta all’ingorgo di Fognini, ha atteso che l’onda d’urto finisse. E sul Foro Italico si è alzato un vento d’amore. “Fabio mi ha dato una grandissima mano l’anno scorso in Coppa Davis ha detton Jannik – ci siamo avvicinati. In campo diamo il 100%, io sono felice, a lui auguro il meglio perché è un giocatore speciale, fa delle cose che non tanti riescono a fare”. Roma si tiene il giovane rosso, e ora si chiede che ne sarà di lui. Riservando invece a Fognini il sacrosanto applauso, e l’abbraccio più grande. Perché potrebbe essere stato il canto del cigno a Roma, per questo tennista di lotta e di governo: chissà se lo rivedremo nel 2023. E, vedrete, avremo di che rimpiangerlo.