“L’internet cinese non è investibile”: la parola sfuggita a Jp Morgan che ha fatto perdere 200 miliardi

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MILANO – Una lost in translation costata 200 miliardi di dollari di capitalizzazione. E una dubbia pubblicità per Jp Morgan, che ha perso l’esclusiva di (almeno) un mandato  per la quotazione di una società cinese. La vicenda, rivelata da Bloomberg e inedita, mostra quanto sia difficile navigare tra i mari finanziari della Cina, specie per quelle banche-mondo che da una parte vendono ricerca globale ai loro clienti sparsi ovunque, dall’altra cercano di accreditarsi e penetrare sempre più il principale mercato mondiale: anche della finanza ormai.

La sentenza di Alex Yao: “Il settore internet cinese è uninvestable”

Lo scorso 14 marzo Alex Yao, un analista di titoli tecnologici cinesi di Jp Morgan, scrisse commenti perentori e negativi sul settore internet locale. Tuttavia, i numerosi filtri interni del colosso bancario americano, responsabili della cura editoriale della divisione ricerca, obiettarono che il termine “uninvestable”, da lui sparso ampiamente, fosse rimosso da 28 note da lui firmate, per sostituirlo con il meno perentorio “unattractive”. Tutto questo avveniva, ha appreso Bloomberg da fonti vicine al dossier, prima che le note fossero pubblicate, il 14 marzo. Tuttavia, Il termine è inappellabile restò in una manciata di report, di cui uno riguardante JD.com: “La gestione del rischio sta diventando un fattore primario tra gli investitori globali in relazione alle loro strategie in Cina, e ai connessi rischi geopolitici, per questo riteniamo il settore internet cinese non investibile nei prossimi sei-dodici mesi”, si leggeva nella nota.

Il settore tecnologico, si sa, è tra i più colpiti dalle vendite nelle ultime settimane: e le note di Alex Yao hanno dato una mano ai venditori, senza dubbio. “Difendiamo le nostre pubblicazioni nella ricerca e l’analisi indipendente degli analisti del settore – ha risposto un portavoce di Jp Morgan a Bloomberg -. Pochi sostantivi usati in modo intercambiabile non mutano la sostanza”. Secondo l’agenzia statunitense, l’inchiesta interna condotta dalla banca sulla vicenda avrebbe fatto emergere che la parola “uninvestable” è stata pubblicata per errore, e malgrado il fatto che tutti gli editor e i supervisori di Yao fossero concordi sul fatto che non si trattasse della migliore scelta lessicale. Tra l’altro, l’analista e i suoi collaboratori, per quanto si stessero facendo più cauti sul settore, avevano ancora ipotesi di rialzo entro fine 2022 per almeno 10 delle azioni internet cinesi oggetto di quei commenti.

Gli effetti per i mandati della banca d’affari in Cina

Il fatto non sarebbe passato inosservato sul listino cinese, dove Jp Morgan ha perso il ruolo di principale sottoscrittore (senior underwriter) del collocamento in Borsa, a Hong Kong, di società Kingsoft Cloud Holdings, che aveva subito dalla squadra di Yao un dimezzamento del prezzo obiettivo dell’azione del gruppo, già quotato a Wall Street. La più grande banca Usa JP Morgan rimane sponsor dell’Ipo, ma ha dovuto lasciare a Ubs e alla locale China International Capital Corp. In passato, l’appellativo “non investibile” della divisione ricerca di Jp Morgan si era abbattuto su nomi anche più sonanti, come Alibaba, Tencent Holdings e Meituan. Mentre lo scorso novembre il suo numero uno Jamie Dimon, nel celebrare la potenza dell’istituto, aveva dichiarato che “Jp Morgan sarebbe sopravvissuta più a lungo del Partito comunista cinese”, di cui si celebrava il centenario. Le scuse del banchiere erano arrivate rapide come le vendite di JD.com in Borsa.  

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