Gas, ecco perché il pagamento in rubli non violerà le sanzioni

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ROMA – Gas naturale e obbligo di pagamento in rubli: alla fine, ha vinto la Russia o non ha perso l’Europa? La risposta non è semplice, ma di sicuro il gas continuerà ad arrivare in Europa, le aziende hanno ottenuto di non essere accusate di aver violato le sanzioni e la Ue – soprattutto di fronte all’alleato americano – di aver tenuto il punto sulle sue dichiarazioni di principio. 

Non a caso, il premier Mario Draghi, nella sua visita a Washington, l’ha definita “un’area grigia”. Stiamo parlando proprio del meccanismo di pagamento delle forniture di gas naturale da parte della Russia all’Europa. Nel tentativo di mettere politicamente in difficoltà Bruxelles – e per difendere la sua valuta – il Cremlino ha imposto l’obbligo di saldare gli acquisti di gas non più in euro o in dollari (come prevedevano i contratti) ma in rubli. Un modo per sostenere la moneta locale e, di conseguenza, l’economia colpita dalle senzioni dei paesi occidentali. Un obbligo che scatta a partire da questa settimana, con le prime scadenze di pagamento relative alle forniture del mese di aprile.

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Dove si trova allora la zona grigia di cui ha parlato Draghi? Il nodo da sciogliere, per dirla in poche parole, riguarda il meccanismo del pagamento in rubli. Secondo la Ue, se ciò avvenisse sarebbe una violazione delle sanzioni. Ma secondo Mosca la procedura comunicata alle aziende  europee è stata studiata in modo da non commettere irrogolarità. Non è d’accordo Bruxelles che ha chiesto, a sua volta, alle aziende una sorta di “autocertificazione” in cui confermano di non aver versato un solo rublo.

Ma chi ha ragione? In realtà, un po’ tutti: i russi possono dire di essere stati pagati in rubli, la Ue di aver impedito l’aggiramento della sanzioni, ma allo stesso tempo vengoo mantenute inalterate le forniture di gas. Ma vediamo nel dettaglio come questo sia possibile.

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Il nuovo obbligo imposto dal Cremlino per avere accesso alle forniture prevede l’apertura da parte delle aziende europee di due nuovi conti correnti preso Gazprombank, al posto del precedente: il primo dove verranno versati euro/dollari e il secondo dove avverrà la conversione in rubli. Gazprom ha spiegato che della conversione si occuperà una “agenzia terza” non sottoposta a sanzioni. Da parte sua, la Ue ha chiesto alle aziende una dichiarazione in cui “mettere per iscritto chiaramente che intendono adempiere ai propri obblighi ai sensi dei contratti esistenti e considerare i propri obblighi contrattuali relativi al pagamento già adempiuto pagando in euro o dollari, in linea con i contratti esistenti”. E qui sta la scappatoia: le aziende versano in euro/dollari sul primo conto, poi ci pensano le autorità russe a fare il resto.

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Del resto, le aziende – compresa Eni che importa in Italia la maggior parte del gas russo e che ha le prime scadenza a partire dal 20 maggio – potrebbero opporsi al pagamento in rubli solo di fronte a un atto ufficiale della Ue “giuridicamente incontrovertibile”: solo così potrebbero evitare contenziosi legali con Gazprom in primis per violazione degli obblighi contrattuali e poi con i clienti a cui rivende il gas, non avendo più la disponibilità della materia prima.

Ecco perché nonostante le parole spese e le minacce reciperoche il gas (155 miliardi di metri cubi nel 2021) continuerà a viaggiare dalla Russia alla Ue.

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