Il generale ucraino: “L’intero Est del Paese tornerà in mani nostre”

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ODESSA – L’ottantaduesimo giorno di guerra comincia con una certezza e un’incognita. La certezza: mentre gli ucraini spingono gli occupanti sempre più lontano da Kharkiv, nel Donbass l’avanzata russa si è impantanata. L’incognita: quanto può durare e fin dove può arrivare la controffensiva di Kiev? Dalla risposta a questa domanda dipendono sia la ripresa dei negoziati di pace sia il tipo di supporto che il governo di Zelensky vorrà dai Paesi della Nato. Un quesito non semplice.

Attorno a Kharkiv i russi non sparano più. Le forze ucraine: “E ora liberiamo Izyum”

di
Daniele Raineri

15 Maggio 2022



Il generale di divisioneOleksander Holodnyuk, vice comandante dell’Esercito ucraino, è un uomo pragmatico e non facile all’entusiasmo, dunque è la persona adatta per fare un ragionamento realistico. «Parlare di controffensiva globale è improprio», è infatti la premessa che fa al dialogo conRepubblica. «Oggi siamo riusciti a fermare il nemico impedendogli di avanzare oltre, e in alcuni punti del fronte lo abbiamo fatto ritirare, come a Kharkiv che adesso è quasi fuori dalla portata della loro artiglieria. E tuttavia, sono certo che riusciremo anche a riprenderci tutta la parte Est dell’Ucraina».

L’ufficiale non specifica se per «tutta la parte Est» intenda anche le autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, lascia la questione in sospeso. I ministri e i politici più vicini al presidente Zelensky dichiarano in ogni uscita pubblica che l’integrità territoriale non può che essere il confine così com’era prima del 2014, Donbass e Crimea inclusi. «Non posso rivelare verso quali direttrici spingeremo le nostre truppe nell’Est, è top secret», prosegue il generale. «I russi stanno provando a prendere Severodonetsk, Lysychansk e Avdiivka, le battaglie più sanguinose sono lì». Ai soldati russi è stato impedito l’attraversamento del fiume Seversky Donets, strategicamente cruciale. E nella regione di Kherson hanno subito un colpo durissimo a Chornobaivka. «Saremo in grado di contrattaccare quando arriveranno le armi di Stati Uniti e degli altri Paesi che ci stanno aiutando. Ci sono dei ritardi nelle consegne, purtroppo. Abbiamo bisogno di artiglieria pesante a lungo raggio, sistemi anti-aereo e i missili a lungo raggio. Se potessi decidere, aggiungerei anche aerei ed elicotteri».

L’Ucraina può respingere i russi fuori dalle proprie frontiere?

di
Enrico Franceschini

15 Maggio 2022



L’approccio pragmatico del vice comandante dell’Esercito raffredda un po’ il più recente report dell’intelligence militare britannica che delinea un quadro in cui «la Russia ha probabilmente perso un terzo delle sue forze di terra», «non potrà accelerare l’avanzamento nei prossimi trenta giorni», e «nel Donbass ha perso impeto, accumulando ritardi sul programma che si era data». Della stessa opinione il segretario generale della NatoJens Stoltenberg, il quale pronostica: «Kiev può vincere». A ben vedere, possono essere buone premesse per tornare al tavolo delle trattative, anche se l’Ucraina cercherà di riconquistare più territorio possibile prima di sedersi e valutare se prendere anche solo in considerazione l’ipotesi del congelamento dello status quo, col Paese diviso in due stile Corea.

Il numero delle perdite subite sul campo è il segreto meglio custodito ed è preda delle opposte propagande. Questo il parere all’analista militare Olexiy Melnyk, vice direttore del think tank non governativo Razumkov, basato a Kiev. «Il calcolo degli 007 inglesi, un terzo delle forze russe, credo sia arrotondato per difetto. Se consideriamo il numero di soldati e ufficiali che non possono più combattere, includendo quindi i feriti, le perdite sono anche di più». Pure dal lato ucraino la situazione non è rosea, va detto. L’esercito di Kiev comincia a essere stanco e senza le armi dell’Occidente la mappa dell’avanzata di Putin oggi sarebbe assai diversa.

Ci si chiede quanto durerà il conflitto. «Non esiste una deadline», dice Melnyk. «L’Ucraina si è data un obiettivo: respingere i russi fuori dai propri confini. Ha a disposizione mezzo milione di combattenti, tra soldati, Difesa territoriale e polizia. È un numero notevole. Allo stesso tempo, scarseggia la benzina, la gente non lavora e perde soldi, ci sono 7,5 milioni di sfollati. L’esito di questa guerra è imprevedibile».

Il capo dei servizi segreti militari ucraini Kyrylo Budanov davanti alla nazione ha segnato sul calendario un mese, agosto, sostenendo che sarà quello che deciderà i giochi, in un senso o nell’altro. «Probabilmente ha informazioni più precise di me sull’arrivo delle armi», chiosa il generale Holodnyuk. «Vorrei che quel momento venisse prima, ma prego Dio che la sua previsione sia vera».

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