Una nave spia russa sorpresa dai satelliti nel Canale di Sicilia mostra come il Mediterraneo continui a essere l’altro fronte della tensione tra Russia e Nato. Le grandi manovre della flotta di Mosca nelle acque più vicine all’Italia sono iniziate prima dell’invasione dell’Ucraina e non si sono mai fermate, con l’obiettivo di tenere sotto pressione i Paesi dell’Alleanza Atlantica: la maniera con cui il Cremlino testimonia di essere pronto a qualsiasi escalation.
A nord della Tunisia
Ieri mattina un’unità classe “Vishnya” è stata fotografata a nord della Tunisia mentre faceva rifornimento di combustibile dalla petroliera “Vyazma”. Il sito CovertShores ha pubblicato l’immagine delle due navi affiancate per il trasferimento del carburante. Anche se non c’è un’identificazione confermata, dovrebbe trattarsi della “Vasiliy Tatishchev”, che la Nato chiama in codice “Meridian”.
Questa centrale di intelligence navigante è entrata nel Mediterraneo il 20 gennaio scorso, cominciando la sua attività di sorveglianza concentrata nel Tirreno. Lunga 95 metri, con un dislocamento di circa 3.500 tonnellate, è stata varata ai tempi dell’Urss ma viene costantemente aggiornata. A bordo ci sono 146 persone, in massima parte specialisti dei servizi segreti che hanno il compito di captare e analizzare le trasmissioni dei radar e dei sistemi radio avversari, per decifrarne frequenze e capacità: le informazioni fondamentali per le operazioni di guerra elettronica, decisive nei conflitti moderni. Le antenne sono chiuse in grandi bolle, che spiccano sul profilo dell’unità. Per ogni evenienza, la “Vasiliy Tatishchev” è armata con due cannoncini a canne rotanti e due lanciatori per missili contraerei.
La missione della nave spia
La sua missione è stata subito chiara: il 24 gennaio una fregata francese è intervenuta per tenerla lontana dalla portaerei De Gaulle, che stava salpando da Tolone per unirsi alla statunitense Truman e all’italiana Cavour. Ha poi proseguito la sua attività con grande discrezione. Il ritorno nelle acque della Sicilia probabilmente è legato all’esercitazione Mare Aperto, il più importante wargame della nostra Marina con la partecipazione di oltre trenta tra navi e sottomarini oltre ad altrettanti aerei di diversi paesi della Nato. Le manovre vedono impegnate entrambe le portaerei italiane, Cavour e Garibaldi, con a bordo una squadriglia di caccia stealth F35B della Marina e dell’Aeronautica. L’esercitazione andrà avanti fino al 27 maggio.
Le altre navi in azione
Non è l’unica nave della flotta russa a essersi messa in azione. Dopo essere rimaste per settimane nella base siriana di Tartous alcune unità hanno ripreso il largo, dirigendo proprio verso lo Ionio e il Tirreno. Le notizie sono però discordanti. L’incrociatore “Maresciallo Ustinov”, gemello del Moskva affondato dagli ucraini, la scorsa settimana sarebbe stato notato a largo di Creta mentre puntava verso ovest. Probabilmente viene seguito dalla fregata “Ammiraglio Kasatonov”, o dal caccia “Ammiraglio Trubuts”, dotata dei missili cruise Kalibr e di armi antiaeree moderne: la lezione subìta con la distruzione del Moskva spinge infatti a non lasciare gli incrociatori senza una scorta.
Il mistero del sottomarino nucleare
L’altra fregata “Ammiraglio Grigorovich” si troverebbe nell’Egeo, in modo da controllare l’accesso al Bosforo: il passaggio strategico per qualsiasi iniziativa nel Mar Nero. I due sottomarini d’attacco Kilo, anche loro equipaggiati con i missili Kalibr, sarebbero ormeggiati in Siria mentre resta il mistero sulla presenza nel Mediterraneo di un sottomarino nucleare russo, segnalato un mese fa e mai più avvistato: questi battelli possono restare in immersione per mesi, sfuggendo pure ai satelliti. Ma in questo momento nelle stesse profondità si ritiene siano in azione due sottomarini nucleari della Nato, uno britannico e uno statunitense. Un’impressionante concentrazione di navi da guerra, che rendono le acque del Mediterraneo teatro di un duello navale ad alta tensione.