“Porre fine alla violazione in corso dei diritti fondamentali delle persone che necessitano di accedere all’IVG”, l’interruzione volontaria di gravidanza. È
quanto chiede l’Associazione Coscioni in una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza e al ministro della Giustizia Marta Cartabia, resa nota oggi in occasione di una conferenza stampa promossa per fare il punto sulla legge 194 a 44 anni dalla sua entrata in vigore.
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A firmare la lettera Filomena GalloeMirella Parachini, segretario e vice segretario dell’Associazione; Anna Pompili, ginecologa e consigliere dell’Associazione; insieme aChiara LallieSonia Montegiove, giornaliste e autrici dell’indagine “Mai dati” per fare luce sulla reale presenza di medici obiettori nelle strutture sanitarie italiane.
Nella missiva si chiede anzitutto di rivedere le modalità di stesura della Relazione annuale al Parlamento prevista dalla stessa legge per fare il punto sulla sua attuazione. Infatti, si spiega nella lettera, “utilizzando lo strumento dell’accesso civico generalizzato, abbiamo potuto verificare che in molti ospedali il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza e che in moltissimi lo è più dell’80%. Questi dati non emergono dalla Relazione sullo stato di applicazione della legge 194 perché li riporta aggregati per regione.
Ci sono pertanto aree del nostro Paese nelle quali l’accesso all’aborto è fortemente limitato, ma che scompaiono nell’accorpamento dei dati per macroaree. Il dato sull’obiezione di coscienza è inoltre impreciso perché non viene presa in considerazione la percentuale di non obiettori che però non eseguono IVG”.
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Gallo, Parachini, Pompili, Lalli e Montegiove chiedono, dunque, che i dati sull’applicazione della legge 194 siano “in formato aperto, di qualità, aggiornati trimestralmente o in tempo reale”, che “riguardino le singole strutture” e che “alle categorie della Tabella 28 (obiettori e non obiettori per categoria professionale) siano aggiunte le voci: non obiettori che eseguono IVG e operatori che eseguono l’IVG dopo il primo trimestre”.
Si chiede inoltre, tra le altre cose, che venga inserito nei LEA un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla IVG in ciascuna regione e che tutte le regioni offrano, come da disposizioni ministeriali, la reale attuazione della possibilità di eseguire le IVG farmacologiche in regime ambulatoriale.