Omicidio Calabresi, 50 anni fa la morte del commissario. Mattarella: “La Repubblica non dimentica i suoi caduti”

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Con la deposizione di una corona del Comune al cippo commemorativo in via Cherubini sono cominciate a Milano le commemorazioni per il 50esimo anniversario dell’assassinio del commissario capo Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972 proprio in via Cherubini per mano di un commando di Lotta Continua.

Il sangue e la memoria

di
Carlo Bonini (coordinamento editoriale)

Giuliano Foschini e Massimo Pisa. Con gli articoli di Miguel Gotor e Benedetta Tobagi. Coordinamento multimediale di Laura Pertici. Produzione Gedi Visual

14 Maggio 2022

Le cerimonie proseguiranno con una messa di suffragio presieduta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alle 10 nella chiesa di San Marco, dove si celebrarono i funerali, e alle 11 in Questura, alla presenza del Capo della Polizia, Lamberto Giannini, di Gemma Capra Calabresi e di altre autorità.

 “Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio. La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell’oggi”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda il commissario Calabresi. “In figure come il commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni. In questo giorno si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all’estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano”, continua il presidente.

“Il coraggio, la compostezza della moglie Gemma Calabresi Milite, dei tanti familiari delle vittime dei terrorismi, sono diventati negli anni pietre miliari di una ricomposizione della comunità attorno ai principi del rispetto, di una ricostruzione paziente del tessuto civile lacerato dalle morti di tanti uomini e donne dello Stato, di dirigenti, lavoratori e dall’odio che le bande del terrore seminavano con le loro azioni e le loro parole”, prosegue il Capo dello Stato. “La difesa di quelle libere istituzioni che i nostri padri ci avevano consegnato è avvenuta senza rinunciare in alcun modo ai diritti fissati nella Costituzione, nostra carta di identità nazionale. Un insegnamento che non va dimenticato, prezioso per i giovani, per aiutarli a costruire il futuro di cui saranno artefici e protagonisti”, conclude Mattarella.

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