Pena di 6 anni e 5 mesi confermata dal tribunale di Firenze nel processo d’appello per l’operatrice sanitaria di Prato accusata di violenza sessuale su un minore. La donna aveva intrattenuto una relazione con un ragazzino (oggi maggiorenne) a cui dava ripetizioni di inglese e da cui ha avuto un figlio nell’agosto del 2018. Assolto invece il marito accusato di alterazione di stato civile per aver riconosciuto il bambino pur sapendo che non era suo. Disposta anche la provvisionale in favore della parte offesa di 30 mila euro e di 10 mila euro a entrambi i genitori del ragazzo.
Prato, ebbe relazione con l’allievo minorenne: condannata a sei anni e sei mesi
dalla nostra inviata LAURA MONTANARI e LUCA SERRANO’
“Confidiamo che il tempo passato e la calma mediatica possano permettere un apprezzamento più moderato della vicenda”, avevano detto all’ingresso in tribunale gli avvocati difensori della donna, Mattia Alfano e Massimo Nistri. “Una vicenda che umanamente resta certo complessa ma che giuridicamente, secondo noi, è molto più semplice rispetto a quello che può sembrare. Ci sono poi anche diverse questioni a livello giuridico-tecnico che devono essere analizzate – spiegavano – e insisteremo sulla questione di legittimità costituzionale che abbiamo presentato e su cui non ci sembra ci sia stata una risposta chiara e ben determinata dal collegio di primo grado”. Invece l’appello ha confermato la condanna.
L’indagine nacque da una denuncia dei genitori del ragazzo che appresero, dopo che il minorenne si era sfogato con un allenatore, dell’esistenza della relazione tra il figlio e l’insegnante. La prova del dna ha attribuito all’adolescente la paternità del figlio avuto dalla donna che dopo l’esplosione dell’indagine venne posta anche agli arresti domiciliari.
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