Brunetta: “Il governo sulle riforme tira dritto. Pronti alla fiducia per frenare i benaltristi”

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ROMA – Ministro Brunetta, la Commissione Ue nelle sue “Raccomandazioni” invita l’Italia a fare le riforme. Anche quelle scomode, come catasto e fisco. Cosa ne pensa?
“Mi viene in mente, e lo dico con un sorriso, la vecchia teoria della solitudine del riformista. Il riformatore è solo perché quelli che lui combatte reagiscono subito al cambiamento, alzano muri, gli fanno la guerra. Quelli che lui vorrebbe favorire – i più deboli – stanno invece a guardare, non ci credono, restano in attesa dei risultati, che però richiedono tempo. Meno male che c’è l’Europa, il “vincolo esterno” auspicato da Guido Carli e che per noi vuol dire Next Generation Eu. Nelle Raccomandazioni di primavera la discontinuità con il passato è evidente, con un’enfasi senza precedenti sugli investimenti pubblici. Se vogliamo crescere, non dobbiamo fare altro che attuare il Pnrr”.

La Commissione suggerisce però di tagliare la spesa per contenere deficit e debito. Il leader della Lega Salvini è già sulle barricate. E il partito trasversale dello scostamento non è mai domo.
“Altro che nuovi scostamenti di bilancio. Non ne abbiamo bisogno e in ogni caso solo in accordo con l’Ue. Come non abbiamo bisogno di tagliare la spesa pubblica, ma solo di renderla efficiente. I soldi ci sono: da inizio anno abbiamo fatto manovre per 30 miliardi senza ascoltare le sirene di chi vuole più deficit, anche grazie agli extra profitti delle aziende energetiche”.

Hanno protestato.
“Ma quanti sono? Poche aziende che hanno realizzato extraprofitti ingiustificati, contro 60 milioni di italiani che invece approvano. Il governo Draghi va avanti”.

Perché però sembra avere il fiatone? Sul catasto è arrivato un compromesso al ribasso. Sarà così anche sui balneari?
“Fiatone? È vero il contrario. In 15 mesi il governo Draghi ha approvato 72 disegni di legge, di cui 56 decreti legge. Abbiamo fatto le riforme – semplificazioni, governance, digitalizzazione, Pubblica amministrazione, giustizia, appalti – e affrontato le emergenze, dalla pandemia alla crisi energetica. Il disegno di legge delega sulla concorrenza è all’ultimo giro di boa in Parlamento. E non è certo l’accordo sul catasto, frutto della normale dialettica tra le forze politiche, a inficiare la potenza della delega. Men che mai possono esserlo le norme sui balneari, tema sostanzialmente risolto con la sentenza del Consiglio di Stato. Ora si stanno cercando i giusti equilibri che non snaturino i principi di quella decisione e che preservino il tessuto economico, produttivo e occupazionale. La partita deve essere chiusa entro maggio, se necessario anche con la fiducia”.

Il riformista è solo. Ma i bastian contrari molti. Anche nel suo partito, Forza Italia. La maggioranza regge?
“Dipingere un governo Draghi in affanno è il gioco dei conservatori, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra. Dei difensori degli interessi costituiti, dei benaltristi che non vogliono le riforme. A meno che qualcuno non voglia davvero pensare di giudicare il riformismo di Draghi sui balneari. Ma stanno vincendo i riformisti e i conservatori sono molto nervosi. Forza Italia è unita, il governo Draghi gode di ottima salute e credibilità internazionale. E anche se la maggioranza non è una caserma, finora abbiamo approvato tutto a maggioranza. I free riders, in economia e in politica, finiscono sempre per farsi male, per schiantarsi”.

Anche quelli che non condannano Putin? Berlusconi è stato ambiguo sul tema, Forza Italia si è spaccata…
“Tutti noi ripudiamo la guerra. Ma prima della pace viene la libertà. Non ci può essere pace senza libertà, altrimenti è schiavitù. Forza Italia è un partito liberale di massa, atlantista, europeista. Lo dice la nostra carta dei valori, lo sostiene da sempre il fondatore Berlusconi. Mai avuto dubbi su questo. Noi e i nostri elettori siamo da una parte sola: dell’Ucraina, dell’Europa e della Nato. Non ci sono spaccature”.

Tema che l’Italia possa rimanere indietro sul Pnrr?
“Smettiamola di ignorare la realtà: l’Italia sta facendo meglio degli altri, è nel gruppo di testa in Europa. Abbiamo trasmesso il Pnrr nei tempi, ottenuto una valutazione lusinghiera dalla Commissione e guadagnato l’anticipo di 25 miliardi ad agosto e la prima rata da 24,1 miliardi un mese fa. Se le elezioni saranno collocate nella tarda primavera del prossimo anno, potremo centrare anche gli obiettivi di dicembre e di giugno 2023, incassando altri 40 miliardi. Chi dice altro bluffa. La prossima scadenza del 30 giugno non ci spaventa: saremo in linea con il cronoprogramma, a partire dalla riforma del lavoro pubblico pressoché completata”.

A proposito di Pa, quella italiana è la più vecchia tra i Paesi Ocse. Il Pnrr incide però solo con occupazione a tempo.
“Osservo intanto che la riforma della Pa, per la prima volta dal 2011, non viene inclusa – né direttamente né indirettamente – nelle Raccomandazioni della Commissione Ue. E questo perché la rivoluzione è in corso. È vero che il Pnrr, come vuole l’Europa, consente contratti solo a termine. Ma nel decreto legge 80 del 2021 abbiamo stabilito una riserva del 40% dei concorsi post 2026 per chi avrà lavorato al Pnrr. Questo si tradurrà in 400 mila giovani stabili nella Pa a cui aggiungere 100 mila nuovi assunti a tempo indeterminato all’anno dal 2022 in poi per il turnover che abbiamo sbloccato. Puntiamo ad avere, a fine Pnrr, una Pa più efficiente, preparata, europea, gentile, inclusiva. E che non lasci indietro nessuno”.

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