Stipendi bassi, poco smart working, posti soprattutto al Nord: ecco perché sempre più giovani non vogliono lavorare nella Pubblica Amministrazione

Read More

ROMA – “Quando arriva un nuovo collega dal Sud, io gli consiglio subito di trovarsi un fidanzato, o una fidanzata, per dividere le spese, altrimenti è impossibile vivere a Milano. Un affitto per due persone in un quartiere normalissimo come quello in cui vivo io costa 1250 euro al mese. Con uno stipendio nella Pubblica Amministrazione è difficile vivere qui in Lombardia”. Alessandra (nome inventato perché i dipendenti della Pa non possono dare interviste senza l’autorizzazione dell’amministrazione, ndr) viene da Salerno, si è laureata alla Federico II a Napoli e vive a Milano con la famiglia da 12 anni. Negli ultimi tempi è sempre più frequente, racconta, che i neoassunti si licenzino a poche settimane dall’assunzione. Qualcuno neanche prende servizio, rifiuta il contratto appena arriva la comunicazione del superamento del concorso, proprio come ha spiegato qualche giorno fa in Parlamento il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini e come aveva riferito a febbraio anche il ministro dell’Economia Daniele Franco.

Assunzioni rifiutate se il posto è al Nord: i concorsi diventano un caso

di
Rosaria Amato

26 Maggio 2022

“Aspettavamo un geometra, delle mie parti – racconta Alessandra – Non si è neanche presentato. Un’altra collega, di una Regione del Centro Italia, invece è venuta, ha provato, è rimasta un mese, poi si è licenziata e se n’è andata”. Il caro vita delle città del Nord Italia è un forte elemento di scoraggiamento per i giovani vincitori di concorso, ma poi c’è anche magari la speranza di avere un’altra opportunità perché come ricorda il presidente dell’Aran (l’agenzia che stipula i contratti della Pubblica Amministrazione) Antonio Naddeo, “è da vent’anni che non si facevano più concorsi, e in questo momento le possibilità di vincerne uno sono moltissime, così magari si spera di poter scegliere il posto più vicino a casa”.

Naddeo (Aran): “Un Open Day per far capire ai giovani che lo statale non è Fantozzi”

di
Rosaria Amato

29 Maggio 2022

Per i profili tecnici che la Pubblica Amministrazione sta cercando sempre di più, sia per i concorsi ordinari che offrono contratti a tempo indeterminato che per quelli del Pnrr, che prevedono contratti a termine, la difficoltà di trovare professionisti disponibili è sempre maggiore. Luciano, architetto (anche in questo caso il nome è falso, per evitare ricadute di tipo disciplinare) spiega il perché: “Sono rientrato dall’estero perché dopo molti anni sono stato ripescato dagli idonei di un concorso. Sono un esperto del Bim e di altre procedure specialistiche che la Pubblica Amministrazione sta cominciando ad adottare, speravo di poter dare il mio contributo. Però mi sono ritrovato a dover stipulare contratti per appalti molto complessi della Pubblica Amministrazione, con uno stipendio di 1600 euro al mese che nella città in cui vivo, nel Nord Italia, copre a malappena le spese. Al massimo posso avere un’integrazione lorda annua di 13 mila euro lordi, mentre nel privato con le stesse competenze potrei guadagnare anche 50 mila euro a contratto. Le procedure sono molto lente, a fronte di un rischio molto elevato di tipo penale e civile. E devo pagare da solo la mia assicurazione e l’iscrizione all‘ordine professionale“. 

Sono molti i concorsi banditi negli ultimi mesi in cui le amministrazioni hanno fatto fatica a trovare le persone da assumere: per arrivare a coprire i posti dal Mef al Mims all’Agenzia delle Dogane al ministero del Lavoro hanno dovuto “scorrere le graduatorie”, chiamando uno per uno gli idonei non vincitori, con un risultato paradossale, fa notare Marco Carlomagno, segretario generale della Flp, sindacato autonomo della Pubblica Amministrazione: “I vincitori hanno dovuto accettare la sede assegnata, e quindi, se meridionali, si sono dovuti trasferire al Nord, oppure a Roma, come prevedeva il concorso da 500 posti del Mef, e anche in questo caso si tratta di un trasferimento oneroso in una città che ha un costo della vita elevato. Mentre gli idonei in molti casi hanno potuto scegliere!”. Per evitare queste situazioni molte amministrazioni, a cominciare dall’Agenzia delle Dogane, hanno annunciato che i prossimi concorsi saranno su base regionale, ma questo, osserva Carlomagno, “non risolve la questione, perché le sedi del Nord dove i laureati locali hanno altre possibilità di lavoro nel privato, ben più remunerative, rimarranno comunque vuote. Per esempio nel concorso per l’ufficio del processo le difficoltà maggiori si sono avute nelle sedi come Bergamo, e anche l’Agenzia delle Dogane riferisce di una percentuale di mancata copertura del 10%, ma è una media, a fronte di punte del 20% nelle città del Nord Italia. I giovani non sono attratti da stipendi che crescono poco e carriere che spesso rimangono ferme per 30 anni”.

I social media sono pieni di testimonianze di giovani che hanno opposto “il gran rifiuto” dopo aver vinto un concorso nella Pubblica Amministrazione. Molti non si preoccupano neanche di nascondersi dietro uno pseudonimo, e rivendicano con orgoglio la propria scelta: “Qualche mese fa ho partecipato ad un bando per un’azienda “statale” – racconta per esempio su Linkedin Vincenzo Racca, informatico, Java software devoloper –  Ho partecipato perché mi son sempre chiesto “chissà com’è lavorare per la PA o roba del genere”. Dopo diversi colloqui, vengo scelto dall’azienda. Beh, alla fine ho declinato l’offerta! (i miei genitori ancora non ci credono). Tecnologie vecchie, no smart working, sono stati determinanti per la mia scelta. Magari un giorno mi pentirò? Chissà! Fatto sta che lavorare con tecnologie vecchie non mi interessa). Ma soprattutto, mi sono reso conto che per me lo smart working è fondamentale non ne posso più fare a meno!”.

Finora, rileva però Gianni Dominici, direttore generale Fpa, la società che ogni anno organizza il Forum della Pubblica Amministrazione, “i primi concorsi per il Pnrr sono andati bene, sono stati assunti oltre 15 mila professionisti”. “Sta cambiando lo stereotipo del dipendente della Pa, – afferma Dominici – nella nostra società ben due dipendenti ci hanno lasciato ultimamente per andare nel pubblico. Soprattutto attrae la nuova area delle elevate professionalità, che garantisce stipendi e prospettive di carriera migliori”.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.