I vertici Ue sul viaggio a Mosca: “Aiuto a Putin”. Nella Lega resa dei conti solo dopo il voto

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L’Europa che censura Matteo Salvini sfila nel futuristico scenario dell’Ahoy, dove il Ppe celebra il suo congresso e si schiera contro Putin senza se e senza ma: la serata che incorona Manfred Weber come nuovo presidente (il capogruppo all’Europarlamento era l’unico candidato) è la stessa che ospita un minuto di silenzio per le vittime ucraine, un commosso omaggio musicale alla resistenza di Kiev e un premio ad Alexey Navalny, il leader dell’opposizione al Cremlino. In questo clima, i vertici dell’Ue criticano aspramente il tentativo del segretario della Lega di volare a Mosca per cercare un accordo con il governo russo. Il vicepresidente della commissione europea, Margaritis Schinas, usa toni sferzanti: “Ho visto, io come altri milioni di europei, che quando Salvini è andato in Polonia il sindaco del paese in cui era lo ha accolto dicendogli “ci ricordiamo di te e della tua maglietta di Putin”. Se vuole andare a trattare – dice Schinas – deve avere le credenziali, altrimenti non serve”. “I tentativi per raggiungere la pace o una tregua tra Russia e Ucraina dovrebbero essere fatti a livello di governi”, afferma il commissario europeo al Bilancio Johannes Hahn. Nella Rotterdam uggiosa, definita porta d’Europa, vengono respinte le spinte che possono incrinare il fronte occidentale contro l’invasione russa: in serata l’abbraccio di Ursula Von der Lyen e Roberta Metsola, le due donne popolari a capo delle istituzioni comunitarie, ha anche questo significato. Salvini, da queste parti, viene visto ora come minaccia ora come espressione di propaganda velleitaria: Elmar Brok, eurodeputato di lungo corso della Cdu tedesca ed ex presidente della commissione Affari Esteri del parlamento europeo, ricorda che il capo della Lega è “un vecchio amico di Putin”. Per l’Ue, dice, è “irrilevante” ma non sarebbe “un buon negoziatore”. L’attacco a Salvini diventa ancora più aspro nelle parole di Andrius Kubilius, eurodeputato del Ppe e per due volte primo ministro della Lituania (“Se Salvini vivesse nel 1945 andrebbe a parlare con Adolf Hitler?”), e assume un rilievo particolare nell’ex premier ucraina Yulia Timoshenko: “Dobbiamo combattere sul campo di battaglia. Tutti i negoziati con Vladimir Putin non ci porteranno alla pace”.

Viaggio a Mosca, la Lega implode. Giorgetti all’attacco di Salvini

di
Matteo Pucciarelli

30 Maggio 2022



Anche chi, in Italia, è alleato di Salvini e anzi l’ha più volte invitato a entrare nel Ppe, prende atto di un solco profondo: “Io non so nulla dell’iniziativa del leader della Lega. Lo dico senza polemica ma lo ripeto: non ne so nulla. Ma non si può non rilevare che azioni di questo tipo vadano concordate con il governo del nostro Paese e d’Europa”. E oggi riflettori puntati su Silvio Berlusconi che sbarca a Rotterdam per riabbracciare la sua famiglia europea, nella quale non manca chi – come l’ex presidente Joseph Daul – lo invita a farsi lui ambasciatore presso il Cremlino. Malgrado le recenti esternazioni critiche, seppur poi corrette, nei confronti dell’invio delle armi in Ucraina e delle sanzioni.

Salvini e Capuano, il blitz del 19 maggio all’ ambasciata russa per scavalcare Draghi

di
Emanuele Lauria e Conchita Sannino

31 Maggio 2022



Nel frattempo i capigruppo leghisti in Camera e Senato,MolinarieRomeo, si oppongono agli strali rivolti a Salvini che arrivano da Rotterdam: “Attaccare chi vuole la pace non è un bel segnale che arriva dall’Europa”. Ma sono ormai rituali stanchi, in un partito sempre più dubbioso. Salvini ieri mattina ha fatto un richiamo all’unità, con un nuovo messaggio nelle chat dei parlamentari: “In una grande squadra ci sono giocatori con caratteri diversi, ma gli obiettivi sono comuni e concreti”. Sono arrivati diversi messaggi di sostegno ma a pesare sono la presa di distanze di Giorgetti, il silenzio di big quali Zaia, Fedriga, Lorenzo Fontana. I malumori sono diffusi, al di là delle note formali: “Ma insomma, Salvini – dice un parlamentare lombardo – ha portato avanti un piano di pace senza informare il governo, il consiglio federale della Lega, il suo responsabile Esteri, con un consulente che nessuno conosce. È lecita qualche perplessità?”. Tutto resta fermo, all’interno della Lega, ma il dissenso per la prima volta potrebbe diventare fronda, attorno ai cosiddetti “governisti”. Con una resa dei conti già fissata per l’indomani delle amministrative.

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