Le famiglie alla prova della spesa impazzita: “Taglieremo ancora”

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MILANO – C’è stato un tempo quasi felice – e c’era la pandemia – in cui la famiglia media metropolitana spendeva allegramente in pranzi e cene a domicilio, “un po’ perché c’era il lockdown, un po’ per tenersi su di morale”. Oggi, “manco il pane facciamo in casa. La farina costa, e addio focacce e pizza. Il forno, chi lo usa più? L’energia costa. L’inflazione ci ammazza, uno stipendio e mezzo non basta più”. Si ragiona così davanti al Carrefour di via Farini, quasi centro di Milano, con i grattacieli che svettano così vicini e la famiglia di Giorgio e Elena, più i piccoli Mattia e Serena, pronti a una spesa “ragionata, e persino centellinata. Non si spreca niente, non si va a cena fuori, e i bambini imparano che si mangia quel che c’è”.

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31 Maggio 2022


Come ai vecchi tempi, come al tempo di guerra, che pure c’è e neanche così lontana. Giorgio, informatico di multinazionale con sede in grattacielo. Elena, part time in società di consulenza nel Quadrilatero, ha imparato da poco che la lavatrice si fa dopo le 19 e a pieno carico, perché l’energia costa molto meno. “I 2.500 euro che portiamo a casa in due, in quattro non bastano. E non mi vergogno a dire che faccio la spesa sul tardi perché qui, dopo le 20, i polli arrosto si vendono a metà prezzo”. Un’idea geniale, mentre aspetti l’ora del pollo compri il resto “ma con molta attenzione, perché i prezzi galoppano, la pensione resta ferma”.

Vincenzo Accetta, 86 anni, già perito chimico con “quasi 1400 euro di pensione. Per vivere, io e mia moglie spendiamo 900 euro al mese, 67 solo di telefono”. Quindi? “Non ce la faccio. Sono due anni che non mi compro una giacca. Tutto è aumentato del 30 per cento, di colpo ci siamo ritrovati poveri. E il pane? 4,50 al chilo, e dovrebbe essere un cibo popolare”. Il signor Vincenzo ha rinunciato alle ciliegie, “16 euro al chilo”. Migliaia di milanesi sono diventati detective dei prezzi, osservatori delle strategie dei supermercati, come “ridurre il peso delle confezioni: le vaschette da mezzo chilo, oggi sono da 380 grammi. Così non ti spaventi!”. E mostra il gorgonzola “che scade domani, a prezzo stracciato”. L’amico Salvatore dice che “c’è da tribolare. O si mangia, o si pagano le visite. Volevo prenotare una risonanza magnetica a Niguarda, non sono mai riuscito a prendere la linea. L’ho fatta privatamente, subito, a 730 euro. Quel giorno se ne è andata metà della pensione”.

Quindi, si cercano le occasioni, si girano più super, si studiano nuove strategie di sopravvivenza urbana, e come insegna Giorgio, “al Carrefour il cibo, al discount i detersivi e la carta igienica. Quando ero piccolo c’era quella dei ‘7 piani di morbidezza’, oggi va bene quella bella ruvida”. Davanti al Penny di via Ugo Bassi – e siamo in zona Isola – la pr free lance Gabriella, 29 anni, che vive a Opera “per risparmiare, non ho la macchina per lo stesso motivo, non vado nei super, per forza”. Mille euro al mese di entrate, con vette di mille e trecento: “Segno tutto quello che compro, sono diventata maniaca. Il bagno schiuma? Quello che costa meno. Il cibo? Spendo 250 al mese, e non spreco niente”.

Dopodiché, “vivere a Milano per un giovane è impossibile”. Lo è anche per la classe media, che fino a gennaio ce la faceva, oggi pensionati, madri e padri, single, coppie, escono con la spesa in una mano e lo scontrino nell’altra, provate a guardare, quanta gente esce incredula dai negozi. “Le cose sono cambiate a gennaio, mica oggi. Il prosciutto, i formaggi, i prezzi sono impazziti”. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, e Svitlana Vakhnovan, infermiera di Odessa, ha avuto di peggio a cui pensare, “mia madre là, mio fratello nell’esercito”, e pur “vivendo a Milano da vent’anni, ho dovuto cambiare abitudini”.

Siamo dall’altra parte della città, sul piazzale dell’Esselunga di viale Umbria, “dove continuo a comprare, perché il pesce è sempre ottimo e non è aumentato. Ma il fresco vado al mercato, con 10 euro prendo 6 chili di frutta”. E ci sono le tentazioni degli altri supermercati, “tipo Unes, che ha i cibi del ‘Viaggiator goloso’. Ognuno cerca di attirare i clienti come può”. Floriana Baldoni, “ex venditrice di viaggi”, un marito a cui piace la buona cucina, “adesso compro la carne meno tenera e la faccio alla pizzaiola, così si intenerisce”. E fa tenerezza lei, che dice “sto inventando cose tipo il riso alla cantonese, che è buono e costa poco”. Per tutti, la frase tipo è: “Prima con 25 euro compravo tanto, oggi quasi niente”. Prima di cosa? “Prima che smantellassero intere piantagioni, c’erano le pere. Oggi, se le trovi, sono carissime”.

Teresa Isabella Bianchi Cavani, maestra di economie, spiega che bisogna diversificare, infatti lei compra un po’ all’Esselunga, un po’ alla Coop. “Il meglio, al minor prezzo”, avendo il tempo, si può. Mostra la scheggia di parmigiano “40 mesi, 26,90 al chilo, alla Coop. Il lambrusco, che bevo con moderazione, all’Esselunga”. Una cosa la vuole spiegare: “I prezzi sono aumentati all’origine, con le nuove linee. Rana ha lanciato i ravioli rucola, squacquerone e prosciutto, costano 3,98 i 250 grammi. Sedici euro al chilo. Buonissimi”, e neanche si può vivere sempre a pane e cipolla, o aspettando l’ora del pollo.

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