SCHLOSS ELMAU – Ha fatto giri tortuosi l’idea di Mario Draghi di un tetto al prezzo dell’energia per sanzionare la Russia e contenere i picchi dell’inflazione, ma al G7 potrebbe diventare uno degli impegni principali del summit, grazie allo sforzo congiunto di Italia e Stati Uniti. Ieri sera, durante un briefing off the record, una fonte governativa tedesca ha aperto per la prima volta all’ipotesi di un cosiddetto “price cap” sulle importazioni, senza specificare se di petrolio o gas (Washington intende riportare al tavolo la proposta di un limite al petrolio russo).
Gli Stati Uniti hanno “buone ragioni” per continuare a insistere sull’argomento, secondo Berlino, anche se i nodi da sciogliere “non sono banali”. Fino a poche ore fa il cancelliere Olaf Scholz si era mostrato freddo sull’argomento: la Germania temeva che la Russia avrebbe reagito chiudendo del tutto i rubinetti del gas, e argomentava che un’iniziativa del genere dovrebbe essere presa globalmente per funzionare davvero. Un’ipotesi alla quale si sta lavorando è quella di fare in modo che il “price cap” sia imposto dalle compagnie assicurative che trasportano il greggio, anche in Asia.
La fonte governativa tedesca parla di “buone possibilità di trovare un compromesso” al vertice dei Sette Grandi, “anche perché siamo preoccupati per il fatto che le sanzioni cominciano a essere effettive ma che gli aumenti dei prezzi determinino il fatto che gli introiti” per la Russia “non diminuiscano”. In altre parole – ed è lo stesso argomento che Draghi usa da settimane – i picchi dei prezzi energetici, resi ancora più gravi dal parziale blocco del gas deciso unilateralmente da Putin, stanno garantendo gli stessi introiti a Putin nonostante le sanzioni o i limiti imposti dalla stessa Russia alle esportazioni.
Finora i tedeschi avevano frenato sul “price cap” sul petrolio: al G7 dei ministri delle Finanze nello Schleswig-Holstein del 12 maggio era stata la Segretaria al Tesoro americana, Janet Yellen, a rilanciare la proposta discussa da Draghi con Joe Biden durante la sua visita ufficiale a Washington. Ma Berlino aveva frenato nel timore della eventuale reazione di Putin e perché temeva che il tetto al prezzo del petrolio, per dirla con una fonte governativa, “potesse essere un cavallo di Troia per lo stesso provvedimento applicato, in Europa, al gas”.
Un mese e mezzo dopo, complice la decisione di Putin di tagliare già il metano a Italia e Germania come ritorsione per il primo viaggio ufficiale di Scholz, Macron e Draghi a Kiev, la Germania sembra essere più disposta a mostrare – finalmente – la faccia feroce con Mosca.