L’euforia del Pd, Letta: “Risultato che rafforza anche il governo”

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ROMA – “Un uomo solo al comando, la sua maglia è gialloblu, il suo nome è Damiano Tommasi“. Francesco Boccia è incontenibile davanti ai primi dati che arrivano da Verona. Parafrasare la mitica radiocronaca di una delle imprese più memorabili della storia del ciclismo, quella che consegnò Fausto Coppi alla leggenda, serve al responsabile Enti locali del Pd per raccontare una vittoria che vale più d’un Giro d’Italia. Evoluzione naturale della metafora utilizzata da Enrico Letta all’inizio della campagna elettorale: “Per noi queste comunali sono una tappa dolomitica”, avvertì il segretario, ricordando il disastroso 26 (capoluoghi) a 5 subìto nel 2017, uno dei peggiori risultati di sempre. Che il centrosinistra è riuscito a ribaltare, andando “oltre ogni più rosea aspettativa”, come la maglia indossata dal Campionissimo invocato per spiegare il trionfo scaligero. Frutto di “umiltà, pazienza e fatica”. Espugnare il fortino della destra, battere sul campo l’uomo di Giorgia Meloni alleato con Matteo Salvini nella regione guidata da Luca Zaia è qualcosa che fino a ieri si poteva solo sognare. Divenuto, da oggi, realtà. 

I risultati dei ballottaggi e quella domanda di serietà che sale dal Paese

di
Francesco Bei

26 Giugno 2022

Festa al Nazareno

Al Nazareno c’è aria di festa. Man mano che lo spoglio avanza, si fa fatica a trattenere l’entusiasmo. “Si prospetta una grande vittoria del Pd e del centrosinistra”, twitta il segretario allo scoccare della mezza, prima di chiamare uno a uno tutti i sindaci appena eletti. “Grandissimo!” urla nel cellulare a Tommasi. È una notte magica, Cenerentola è diventata principessa. A Parma il successo ha il sapore della reconquista, da un quarto di secolo non si vedeva una roba così, “c’era ancora il Pds”, sorride il giovane Marco Furfaro. A Piacenza Katia Tarasconi ha sbaragliato la sindaca leghista: la prova che “il Nord è davvero tornato contendibile”, esulta Simona Malpezzi. Lo dimostrano pure Alessandria e soprattutto Monza, la vera sorpresa della serata, l’asse giallorosso ha sbancato. Anche se poi è Catanzaro a regalare la soddisfazione più grande: lì Conte e Letta ci hanno messo la faccia, hanno sostenuto il civico di sinistra Nicola Fiorita che (come accaduto a Verona) ha saputo allargare, sfondare al centro, replicare quel modello Agorà che il segretario dem conta di riproporre alle Politiche, coinvolgendo associazioni, movimenti, forze estranee ai partiti.

Nell’ex convento che ospita il quartier generale dem Peppe Provenzano non sta nella pelle: “È un’affermazione straordinaria, dimostra che l’Italia non è destinata a finire nelle mani di Salvini e Meloni”. Quanta strada è stata fatta in poco più d’un anno, quando Letta ereditò da Nicola Zingaretti un Pd agonizzante, ferito a morte dalle improvvise dimissioni dell’allora segretario, che parvero l’epitaffio su un partito diviso e litigioso, incapace non solo di stare insieme ma pure di stabilire un quadro d’alleanze condiviso. Sono bastate due tornate amministrative per sovvertire immagine e speranze: da forza politica perdente, costretta per sopravvivere ad affidarsi a un papa straniero, quel Giuseppe Conte “punto di riferimento fortissimo dei progressisti”, ha prima espugnato le principali città e poi si è preso il podio più alto nelle urne, restituendo al suo legittimo leader lo scettro di federatore del campo largo. Al quale, da oggi, Letta crede un po’ di più: “È un risultato straordinario che ci soddisfa pienamente e ci conforta in vista del futuro, della costruzione di un centrosinistra che sia vincente a livello nazionale”. 

“Il governo esce rafforzato da questo voto”

Nonostante la crisi nera del M5S, la recente scissione che ha alzato il livello dell’allerta per la stabilità del governo che però “esce rafforzato da questo voto”, assicura il segretario, il patto coi grillini regge e funziona pure. Calenda in alcuni capoluoghi ha virato sull’asse giallorosso. Renzi ha capito che non può fare troppo lo schizzinoso se non vuole regalare l’Italia ai sovranisti. Nell’arco di nove mesi, eleggendo i sindaci, metà del Paese ha consegnato al centrosinistra un verdetto ineludibile: “L’unità paga, lo abbiamo sempre detto e stasera ne abbiamo avuto conferma”, sussurra Letta a spoglio non ancora concluso. È felice, il leader del Pd. “Vengono premiate serietà e responsabilità. Il campo largo è stato oggetto di prese in giro, che si sono rivoltate contro chi le faceva perché si è visto che è la strategia giusta. Perde male il centrodestra per scelte incredibili, scegliendo nostri fuoriusciti”. L’allegria al Nazareno è contagiosa. “Abbiamo il 50% delle città in più, scommetto che ora ci diranno che il merito non è nostro, bensì demerito del centrodestra che si è rotto”, obietta qualcuno. “Ma l’alibi non regge”, scherzano euforici i dirigenti dem: “È dal 1921 che la sinistra è divisa, eppure guarda com’è finita”. Il centrosinistra ha vinto. 

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