Nel giorno in cui diventano pubbliche le motivazioni della sua condanna a 6 anni e 4 mesi, comminata il 26 maggio scorso dal gup Massimo Baraldo, su Omar Confalonieri piovono cinque nuove accuse di violenza sessuale. E questa volta, l’ordinanza cautelare emessa dal gip Stefania Pepe e notificata ieri pomeriggio dai carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio Coppola, non investe soltanto l’ex agente immobiliare, arrestato il 5 novembre 2021 per lo stupro di una cliente, commesso un mese prima, dopo averla drogata — insieme al fidanzato — con uno spritz corretto con gocce di Minias, e cioè benzodiazepine.
Un abuso consumato davanti alla figlia di pochi mesi lasciata incustodita in casa. Nelle nuove indagini nate dalle denunce di altre vittime, raccolte dal pubblico ministero Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella, finisce coinvolta anche Alessandra Rossa, 42enne moglie di Confalonieri: avrebbe partecipato a due dei cinque episodi denunciati, risalenti entrambi al 2015, e con modalità simili. Prima lo stordimento, poi una sorta di rituale di vestizione della vittima con gonne e scarpe appartenenti ad Alessandra Rossa, infine la violenza.
In altre tre occasioni — la più antica risale alla notte tra il 10 e l’11 luglio, e sarebbe andata in prescrizione domani — secondo la ricostruzione dei carabinieri, Confalonieri avrebbe agito da solo, drogando le ragazze e abusandone approfittando del loro stato di semi-incoscienza. Già, perché lo stupro dello scorso 2 ottobre “non costituiva un caso isolato — scrive il gip Pepe nelle 49 pagine del suo provvedimento — ma era l’ultima di una lunga serie di violenze”. Secondo la ricostruzione degli investigatori Confalonieri, già recidivo essendo stato condannato in via definitiva nel 2009 per aver abusato di una collega in provincia di Monza (drogandole il mirto con le benzodiazepine), era metodico nella sua tecnica. Prima della violenza risalente al 2012 avrebbe offerto alla vittima un arancino di riso opportunamente “trattato”. In seguito, aveva giustificato lo stordimento della donna spiegando di aver scambiato per errore un paio di bicchieri di vino: nel suo, sosteneva in una telefonata intercettata, aveva sciolto «le pastiglie per abbassare l’ansia».
E così aveva riferito una terza vittima, che ai magistrati aveva spiegato di conoscere Omar Confalonieri dall’adolescenza — riferendo pure di un antico palpeggiamento e di un ceffone in risposta — e di essere stata ricontattata tramite social network e invitata a prendere una pizza e una birra. Un sorso ed ecco l’oblio, ricordi confusi, la sensazione di essere stata molestata nell’auto dell’agente all’interno di un parcheggio, flash scomposti e non giustificati da quella semplice bevuta. Due le birre — offerte a lei e a suo padre, vecchio amico di Omar Confalonieri — rammentate da una quarta vittima, che ha messo a verbale un episodio risalente al 2015, quando era minorenne: entrambi, padre e figlia, si erano addormentati durante quella cena e da quel momento aveva ricostruito soltanto frammenti di serata, durante i quali era stata spogliata e toccata dall’uomo che stava accusando. Ancora una cena, l’offerta di un bicchiere di amaro, i bicchieri preparati da solo in bagno, il sonno che coglie l’ospite di Confalonieri e la moglie, che poi ricorderà di essere stata violentata con l’aiuto di Alessandra Rossa, presente alla serata. Nell’ultima denuncia contestata all’ex agente immobiliare, ancora alla presenza della moglie cambia soltanto la bevanda alterata: una tisana.
“Le inquietanti modalità delle condotte”, scrive il gip, “e la serialità delle stesse” troverebbero nei video porno trovati nel computer di Confalonieri che “avrebbe cercato di manipolare le proprie vittime”, imputando lo stordimento agli alcolici e non alle benzodiazepine.