“Giovedì non succede nulla”. Dopo l’ennesima giornata passata a martellare il governo (e a pungere il Pd, “ci ascolti”), Giuseppe Conte confida agli interlocutori che lo aspettano sotto al palco di Bisceglie, che se crisi sarà, il timing non coinciderà con il voto di fiducia del 14 luglio in Senato. “Voglio risposte dall’esecutivo”, dice l’ex premier nelle conversazioni riservate, ma “entro fine mese”. Non subito. Prima però dovrà convincere i suoi senatori: 7 su 10 tifano per l’uscita e considerano il decreto Aiuti “invotabile”, per dirla con uno dei più barricaderi, Alberto Airola.
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Lorenzo De Cicco
L’adunata dei parlamentari stellati è in programma mercoledì, alla vigilia del passaggio in Aula. L’assemblea si annuncia vivace. Lo stesso Conte, ammettono nel quartier generale grillino di Campo Marzio, fatica a tenere a bada i suoi. Per questo continua ad alzare la voce. Molto più in pubblico che in privato. Lo ha fatto anche ieri, all’evento Digithon in Puglia. Dal palco ha ricordato le 9 condizioni presentate mercoledì al premier Mario Draghi. “Nel documento ci sono le urgenze del Paese”. Ha evocato, mai così nettamente, il rischio di una rottura definitiva. “Se non diamo risposte su questo, non ci sono le condizioni per condividere una responsabilità di governo”. Una battuta rivolta ai cronisti, forse non insignificante, sembra tratteggiare i tempi dello strappo: “Partite per le vacanze. Vi aggiorneremo”. Il M5S comunque non aspetterà ancora a lungo. “Le urgenze sono oggi – le parole dell’ex premier – va bene che Draghi faccia le verifiche. Ma non di mesi o settimane”. Anche l’alleato dem finisce nel mirino: “Sul nostro documento ci aspettiamo una valutazione dalle forze progressiste, dal Pd. È su questo che si può ragionare di alleanze”.
Linea della responsabilità
Al Nazareno sperano che tra i 5 Stelle prevalga la linea della responsabilità. Anche perché, come ha messo in chiaro ieri Enrico Letta, “il governo Draghi è per noi l’ultimo della legislatura”. L’alternativa sono le urne anticipate. Niente Draghi bis, dice il segretario del Pd. Che stamattina – altro segnale – incontrerà il capo-delegazione del Movimento al governo, il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli. L’occasione è un seminario a porte chiuse della Fondazione Pd di Gianni Cuperlo. Ma a margine si parlerà anche di altro. Provando a smussare gli angoli.
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Lorenzo De Cicco
Il segnale da Palazzo Chigi
Conte però ha bisogno di un segnale da Palazzo Chigi. Una dichiarazione di Draghi a difesa del reddito di cittadinanza, ipotizzano a Campo Marzio. O lo sblocco dei crediti del Superbonus. Nel governo si lavora da tempo a una soluzione sul tema. Draghi, prima ancora di incontrare Conte, ha dato mandato ai tecnici di trovare un meccanismo che tuteli le migliaia di imprese in difficoltà, stroncando però abusi e truffe. È un lavoro ancora in divenire. Nessuno produrrà un decreto ad hoc frettoloso. Il premier è aperto a soluzioni, ma senza legare il percorso ai tempi strettissimi del decreto Aiuti. Ai senatori 5 Stelle potrebbe non bastare. Ancora ieri c’era chi invocava l’Aventino: uscire dall’Aula per non votare la fiducia. Conte vorrebbe ancora mostrarsi “responsabile”. “Giovedì non succede nulla”. Ma chissà.