MILANO – La Bce alza il costo del denaro e lo fa in una misura più ampia di quella inizialmente anticipata, ma che i mercati avevano iniziato a mettere in conto nelle ultime giornate: 50 punti base, chiudendo così in un colpo solo la stagione dei tassi negativi che guardacaso aveva inaugurato proprio Mario Draghi (nel 2014). Mentre in Italia si consuma la crisi del governo dell’ex banchiere centrale, poi, Francoforte annuncia lo scudo anti-spread: lo “strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI)”. Un dispositivo che assicurerà che “l’orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i paesi dell’area dell’euro” ed “è un presupposto affinché la Bce possa adempiere il mandato di mantenere la stabilità dei prezzi”.
Il rialzo dei tassi
Dopo undici anni, dunque, arriva l’atteso rialzo dei tassi che mancava dall’aprile del 2011. Nel dettaglio, si muovono tutti e tre i parametri: sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale. Saranno innalzati rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%, con effetto dal 27 luglio 2022.
Btp a livelli “greci”. E i falchi picconano lo scudo della Bce
dalla nostra corrispondente
Tonia Mastrobuoni
Nell’annunciarlo, il comunicato dell’Eurotower ricorda il “forte impegno” del Consiglio direttivo “ad assolvere il suo mandato di preservare la stabilità dei prezzi”, che come sappiamo sono nel mezzo di una spirale inflazionistica che dall’energia si è estesa a molti altri aspetti. L’inflazione nell’Eurozona, secondo gli ultimi dati Eurostat di giugno, vola all’8,6% quando l’obiettivo a medio termine della Bce è del 2%. Per questa ragione “ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE e ha approvato lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI)”.
A giugno, la Bce aveva anticipato un rialzo di 25 punti. Ora spiega perché si è mossa con un “intervento più ampio”: decisione che “si basa sulla valutazione aggiornata del Consiglio direttivo sui rischi di inflazione e sul maggiore sostegno fornito dal TPI a un’efficace trasmissione della politica monetaria. Ciò sosterrà il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine del Consiglio direttivo rafforzando l’ancoraggio delle aspettative di inflazione e assicurando che le condizioni della domanda si adeguino in linea con il conseguimento dell’obiettivo di inflazione nel medio periodo”. Dietro le quinte, anche il gioco di falchi e colombe: da una parte la stretta è più da falco, dall’altra arriva lo scudo che piace alle colombe.
Francoforte vuole giocare d’anticipo e prendersi maggiore spazio per il futuro, qualora la situazione economica volgesse al peggio o la crisi in Ucraina si avvitasse ancor più. “Anticipare a oggi l’uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta”, dice il comunicato. E in futuro potranno arrivare altri rialzi. “L’evoluzione futura dei tassi di riferimento definita dal Consiglio direttivo continuerà a essere guidata dai dati e contribuirà al conseguimento dell’obiettivo di inflazione del 2% a medio termine”.
Lo scudo anti-spread
Per quel che riguarda il TPI, per il Consiglio direttivo serve a “sostenere l’efficace trasmissione della politica monetaria”. Mentre rialza i tassi per raffreddare i prezzi, la Bce vuole evitare che differenziali di rendimento troppo accentuati tra i Paesi generino un effetto a macchia di leopardo delle sue politiche. Serve piuttosto che l'”orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i paesi dell’area dell’euro. L’unicità della politica monetaria del Consiglio direttivo è un presupposto affinché la Bce possa adempiere il mandato di mantenere la stabilità dei prezzi”, chiarisce il comunicato come a prevenire obiezioni che sia fuori dal suo mandato. E dettaglia ulteriromente: “Il TPI rappresenta un ulteriore strumento a disposizione del Consiglio direttivo attivabile per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettono seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area dell’euro. La portata degli acquisti del TPI dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria. Gli acquisti non sono soggetti a restrizioni ex ante. Salvaguardando il meccanismo di trasmissione, il TPI consentirà al Consiglio direttivo di assolvere più efficacemente il mandato di preservare la stabilità dei prezzi”.
Prima che scatti lo scudo, però, Francoforte ricorda che c’è un altro armamentario a sua disposizione: la flessibilità nel reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) che “rimane la prima linea di difesa al fine di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione connessi alla pandemia”.