Campania, terremoto elezioni: 33 seggi in meno, lotta tra i big

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Al capezzale della politica campana il medico dice trentatré. È il numero di seggi che andranno persi dopo il taglio dei parlamentari voluto dai M5s. Alle Politiche del 2018 furono 89 gli eletti in regione, ora a disposizione ci saranno 56 posti con i collegi ridisegnati: 38 alla Camera e 18 al Senato.

La cura dimagrante del parlamento provoca dolori in questa selvaggia estate che brucia accordi e tempi. C’è il candidato in pectore del centrosinistra che ha annullato la vacanza a Cuba. E gli aspiranti di Forza Italia che cercano un buco in Sardegna a ferragosto per stare vicino a Berlusconi per le liste.

Elenchi da depositare in corte d’Appello tra il 21 e 22 agosto. E la Campania potrebbe essere il teatro dove si raccolgono le macerie dopo il terremoto rappresentato dalla caduta del governo Draghi. Con i big – tra leader di partiti ed ex ministri – a sfidarsi proprio nei collegi di Napoli e province per strappare un (altro) posto in parlamento. E lotte fratricide tra ex alleati. “Ma tu ce lo vedi lo scontro tra Roberto Fico e Luigi Di Maio nello stesso collegio napoletano?”, è la domanda che sibila in queste ore. Scenari imprevedibili: se il presidente della Camera corresse per uno scranno da deputato nell’M5s e lo stesso facesse il ministro degli Esteri nella sua formazione centrista, tutto sarebbe possibile. ” Se fosse Sarracino contro Fico? ” , dicono – citando il segretario del Pd – quelli che già vedono dem e pentastallati candidati l’uno contro l’altro. E a Salerno la ministra Mara Carfagna candidata contro Piero De Luca, il figlio del governatore? Fantapolitica meglio del cruciverba, sotto l’ombrellone. Con la riduzione dei parlamentari si accorpano i collegi.

Tra Camera e Senato erano 33 i collegi uninominali in regione, 9 i plurinominali nel 2018: diventano rispettivamente 21 e 6. Sette uninominali alla Camera per Napoli e provincia, 4 al Senato. Si rivoluzionano le strategie dei partiti. Basti pensare che per il Senato la città di Napoli era divisa in due collegi uninomina-li, ora sarà un unico collegio: un senatore che equivale al sindaco in termini di peso elettorale. Si calcola che serviranno almeno 200 mila voti. Per questo è già caccia a una candidatura nel cosiddetto listino bloccato: seggio assicurato per il calcolo proporzionale previsto dalla legge.

Nel 2018 fu il salvacondotto che portò alla Camera De Luca Jr: perse a Salerno col maggioritario contro l’M5s, fu ripescato nel listino a Caserta. Fu il simbolo della valanga 5 stelle in regione: tutti i collegi uninominali vinti, tranne uno. Su 89 parlamentari a disposizione l’M5s ne conquistò 60, lasciandone 13 a Forza Italia, 9 al Pd, 3 alla Lega e 2 a testa tra Fratelli D’Italia e Libera Uguali. Un risultato irripetibile per l’attuale Movimento. Come si distribuiranno quei voti e quei seggi? È il rebus dell’estate. Il Pd sogna la rivincita, fa niente che il campo largo con l’M5s fu battezzato proprio alle comunali di Napoli e provincia. Senza contare l’effetto di un centrodestra unito. Facile rivedere in lista gran parte degli uscenti: da De Luca junior a Valeria Valente passando per Paolo Siani e Lello Topo che forse è il meno sicuro di tutti. Tra le new entry si prepara il segretario Sarracino, si fa strada il ritorno di Assunta Tartaglione, si valuta se candidare in Campania il lettiano Stefano Graziano, e si aspetta la deroga del partito per i consiglieri regionali che potrebbe far scattare Bruna Fiola e Massimiliano Manfredi, il fratello del sindcao.

L’M5s attende le decisioni di Grillo e Conte sul doppio mandato dei parlamentari. Intanto tra i volti nuovi candidati potrebbe esserci l’assessore Luca Trapanese e il consigliere Ciro Borriello. Ma la pattuglia dei dirigenti che hanno già due elezioni alle spalle contiene nomi pesanti: da Fico a Salvatore Micillo e Carlo Sibilia. Rinunciare a loro significherebbe tagliarsi le gambe in Campania dove la scissione di Di Maio ha fatto più proseliti: una quindicina di parlamentari col ministro. Una compagine dimaiana in attesa di capire se sarà grande centro, corsa solitaria o patto in extremis col Pd. E proprio in Campania ci sono i fedelissimi in grado di sussurrare al ministro: da Vincenzo Spadafora ad Alessandro Amitrano passando per Luigi Iovino, Vincenzo Presutto, Iolanda Di Stasio. Ma c’è spazio nella nuova casa di Di Maio. “Portatemi sindaci e consiglieri coi voti, vi assicuro un posto nel listino ” , avrebbe detto il ministro a deputati e senatori.

E sono partiti i contatti da Volla a Bacoli con i sindaci Giuliano Di Costanzo e Josi Gerardo Della Ragione. Si scaldano da Regione e Comune i consiglieri Valeria Ciarambino e Gennaro Demetrio Paipais. E tra i dimaiani c’è chi strizza l’occhio ad Alessandra Clemente, ex candidata sindaco. Nel corpaccione centrista che molti già chiamano “Unione repubblicana” si monitorano le mosse di Clemente Mastella, si scruta l’avvicinamento di Armando Cesaro, l’ex consigliere di Forza Italia in rotta col partito, e di Catello Maresca, il magistrato eletto in Comune vicino a Carfagna. Più a sinistra Napoli dovrebbe essere la culla della nascente Unione popolare di Luigi de Magistris: l’ex sindaco candidato nella sua città? Nella Lega si potrebbero aprire le porte per il consigliere regionale Severino Nappi, facendo primi i conti con gli uscenti Gianluca Cantalamessa e Pina Castiello.

In Fratelli d’Italia si preparano Marta Schifone, figlio dell’ex consigliere di An Luciano, Gimmy Cangiano e il figlio di Franco D’Ercole. Il fuggi fuggi da Forza Italia si ripercuote sulla Campania: sull’uscio parlamentari come Carlo Sarro, Antonio Pentangelo, Gigi Casciello e Paolo Russo. Fuori anche Luigi Cesaro, insieme al figlio Armando. Il nuovo corso del coordinatore Fulvio Martusciello spiana la strada alle candidature di Franco Silvestro, del sindaco di Casalnuovo Massimo Pelliccia, del consigliere di Napoli Domenico Brescia, di Carla Ciccarelli. Spazio anche a Michela Rostan, passata di recente con Fi. E potrebbe calare da Arcore Marta Fascina: eletta in Campania nel 2018, nel frattempo è assurta a fidanzata di Berlusconi. Pare sia addirittura ritornata nella sua Portici per votare alle comunali di giugno. ” Perché non c’è il simbolo di Forza Italia?”, si sarebbe lamentata con Silvio. A momenti Portici rovinava l’idillio.

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