Il giorno dopo aver fatto insieme le primarie in Sicilia (dove la dem Chinnici ha battuto la 5s Floridia) Pd e M5s si allontanano ancora di più a livello nazionale. Se a Repubblica il leader dem Enrico Letta archivia l’alleanza giallorossa senza se e senza ma (“Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno”), Giuseppe Conte attacca: “Infame dire che ho tradito, il Pd è arrogante, siamo noi i veri progressisti. I dem devono decidere con chi stare”, una posizione che ovviamente mette in crisi anche l’alleanza siciliana.
08:30
Letta (Pd): “Paese al bivio. O noi o Meloni”
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Conte: “Pd arrogante, i progressisti siamo noi. Infame dire che ho tradito”
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Di Maio: “Battiamo i populisti, sovranisti, estremisti”
Per Luigi di Maio alle elezioni di settembre l’obiettivo è evitare “che l’Italia finisca in mano ai populismi, agli estremismi e ai sovranismi e che diventi un Paese che strizza l’occhio a Putin”. Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, leader di Insieme per il futuro, in una intervista a Qn.
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Letta (Pd): “Paese al bivio. O noi o Meloni”
“La scelta alle elezioni del 25 settembre è chiara: o noi o Meloni”. Lo dice il segretario del Pd Enrico Letta a Repubblica. E sulla campagna elettorale spiega: “Trasformeremo le 400 feste dell’Unità previste in tutta Italia da qui al voto in luoghi di dibattito ma anche di chiamata ai volontari”. Poi Letta aggiunge: “Il Pd sta organizzando una lista aperta ed espansiva: ‘Democratici e progressisti’. Sarà il cuore del nostro progetto Italia 27, la data di fine legislatura. L’obiettivo è arrivarci dopo aver governato e trasformato il Paese”.
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Conte: “Pd arrogante, i progressisti siamo noi. Infame dire che ho tradito”
“Il Pd è arrogante. I progressisti siamo noi’, afferma alla Stampa Giuseppe Conte, secondo cui sulla fine del governo Draghi c’è una diffusa ipocrisia e ‘si prova a scaricare la colpa sul M5s, che ha solo chiesto di risolvere alcune criticità’: ed è ‘un’ infamià dire che ha tradito. Quanto alla fine del campo largo, ‘non si può pensare – riflette – di definire con arroganza un perimetro di gioco e stabilire arbitrariamente chi vi è ammesso’. ‘La nostra agenda ci definisce come veri progressisti’, e tocca al Pd decidere che fare: ‘Ovvio che se cercano una svolta moderata che possa accogliere anche Calenda noi non ci possiamo stare’.