ROMA – Senza Reddito di cittadinanza (Rdc) e la sua costola Rem, oltre ai sussidi Covid, avremmo avuto un milione di poveri in più dopo la pandemia, dice Istat. Anche Bankitalia ritiene che il Reddito abbia contenuto i divari e le disuguaglianze, così cresciuti in Italia dove dilaga il lavoro povero.
Eppure in un Paese con 5,6 milioni di poveri assoluti – non in grado cioè di sostenere le spese essenziali per mangiare, curarsi e mandare i figli a scuola – e con un’inflazione così alta che potrebbe farli crescere di un altro milione, il Rdc dilania la politica.
Da una parte c’è chi vuole abolirlo: Fratelli d’Italia, Lega, Italia Viva. Dall’altra chi lo difende: M5S, Pd, Leu, pur nella consapevolezza del suo limite di strumento ibrido di contrasto alla povertà e (scarsa se non nulla) attivazione al lavoro. In mezzo, chi dice sì ma lo vorrebbe diverso: Forza Italia. Almeno prima dello strappo contro il governo Draghi.
In Italia 5,6 milioni di poveri e l’inflazione li farà aumentare
di
Valentina Conte
Il Rdc e l’inflazione
La politica sembra però ignorare i numeri. Istat, Inps, Bankitalia, Caritas avvertono che la situazione, vista dai Centri d’ascolto e dalle mense, è critica. Lo è stata in pandemia con le file milanesi davanti al Pane Quotidiano che tutti ricordiamo. Ricomincia ad esserlo oggi con l’inflazione che svuota i redditi più bassi – compreso l’assegno Rdc, pur rimpolpato dal bonus di 200 euro – con violenza tre volte superiore a quelli alti, dice Istat. Un’inflazione all’8% potrebbe precipitare un milione di persone “quasi povere” nel baratro della miseria. Se il premier Draghi un anno fa ha rifinanziato il Rdc con un altro miliardo in legge di bilancio, quest’anno potrebbero essere necessari più soldi, non meno.
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La corsa ad abolirlo
Eppure c’è chi vuole abolirlo. Per Matteo Renzi, leader di Italia Viva, il Rdc è “uno scandalo, una vergogna, non funziona, soldi usati per riempire le tasche di molti, troppi furbetti, depositeremo le firme per un referendum abrogativo in Cassazione”. Poi si è accorto che non si può nell’anno che precede la scadenza di una delle due Camere. Ma forse non ce ne sarà bisogno, se il centrodestra vincerà le elezioni.
Giorgia Meloni (FdI) è pronta ad “abolirlo e usare le risorse per tagliare il cuneo fiscale e non perché vogliamo affamare i poveri, ma perché meglio darli alle aziende disposte ad assumere”. Ragionamento simile a quello di Matteo Salvini (Lega): “Il Rdc disincentiva il lavoro e incentiva il lavoro nero. Giriamo quei soldi agli imprenditori per assumere e torniamo ai voucher per gli stagionali”.
Ma due terzi non sono occupabili perché minori, senior, disabili o fragili. Silvio Berlusconi (Fi), al contrario, fino a poco tempo fa, sosteneva che il Rdc è “giusto, aiuta i poveri, contrasta la povertà”. Anna Maria Bernini (Fi) nota che “serve una profonda riforma del sussidio”, perché disincentiva la ricerca di un impiego.
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La gara a difenderlo
A sinistra, a partire da M5S e Pd, il Rdc invece convince. Sia perché un sussidio di contrasto alla povertà esiste in tutti i Paesi europei, sia perché privarsene vorrebbe dire aprire una crisi sociale nel Paese. Nessuno è disposto ad intestarsela. I Cinque Stelle, ideatori del Rdc, ne hanno fatto una delle ragioni – assieme al Superbonus – per il no a Draghi che nell’ultimo discorso al Senato ha scandito: “Se il Rdc non funziona, è una cosa cattiva”. “Abbiamo salvato un milione di indigenti in più, il Rdc ha tolto braccia alle mafie”, si esalta l’ex premier Giuseppe Conte.
Nel decreto Aiuti, su cui è caduto il governo, una norma – proposta dalla Lega e votata da tutti, anche dal Pd, tranne M5S – conta anche i rifiuti alle offerte di lavoro non transitate per i Centri per l’impiego, quindi le chiamate dirette delle aziende, nel novero dei tre rifiuti delle offerte congrue che fanno scattare la revoca del sussidio. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) ha dato parere positivo, ma promesso a stretto giro un decreto attuativo sul criterio di “congruità” “che non permetta i ricatti delle imprese”.
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di
Raffaele Ricciardi
Le politiche attive: buco nero
Il punto dolente dell’impianto del Rdc però è tutto lì, come notava la commissione Saraceno, istituita da Orlando l’anno scorso e composta da esperti e studiosi. Le politiche attive non funzionano e non solo per chi ha il Rdc. Chi può lavorare (pochi) non riceve offerte e neanche la revoca dell’assegno, se le rifiuta. Ma abrogare il Rdc è la soluzione?