Gas, nuovo taglio al Nord Stream 1: il flusso scende al 20%, il prezzo vola. Diplomazie Ue al lavoro per rivedere il piano d’emergenza

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MILANO – Diplomazie al lavoro per cercare di trovare la quadra sul piano europeo d’emergenza per il gas, ma dal fronte energerico con la Russia arrivano nuove notizie che mandano in fibrillazione il mercato. 

Il gigante russo dell’energia Gazprom ha comunicato che fermerà un’altra turbina del gasdotto Nord Stream 1 per manutenzione, con conseguente riduzione dei flussi di gas. Gazprom ha dichiarato che, a causa dell’arresto della turbina, la capacità di produzione giornaliera della stazione di compressione russa di Portovaya sarà ridotta a 33 milioni di metri cubi (mcm) di gas al giorno a partire dalle 04:00 Gmt del 27 luglio, rispetto alla sua piena capacità di oltre 160 mcm al giorno. La notizia ha fatto volare il prezzo dei future sul gas ad Amsterdam, benchmark europeo del costo del metano, che era in tensione fin da quando era emersa una minaccia da Gazprom in tal senso. I future sul listino olandese avanzano del 5,1% a 168 euro al megawattora, dopo aver toccato un massimo di 170,6 euro (+6,7%)

L’evoluzione arriva mentre proseguono i contattu sul documento messo sul tavolo dalla Commissione prevede di tagliare del 15% i consumi, nell’arco di otto mesi, con un percorso volontario che però può diventare obbligatorio in caso di interruzione traumatica delle forniture da parte della Russia o su richiesta di tre Paesi membri in difficoltà. Una posizione sulla quale si sono già registrati importanti “no”: prima da Portogallo e Spagna, poi anche dalla Germania e dall’Italia che ha manifestato le sue perplessità. Alcuni, come i Paesi iberici, lamentano di dovere andare incontro a un taglio del gas pur non dipendendo dal Cremlino per questa voce. Altri, come noi, che sarebbero puniti gli sforzi per essersi resi quanto più indipendenti possibile da Putin.

Per il momento è previsto un passaggio al Coreper, ovvero a livello di ambasciatori Ue, ma già domani il dossier planerà sul tavolo dei ministri dell’Energia e bisogna vedere se non sarà necessario ipotizzare un rinvio. Tra le alternative che alcuni stanno proponendo è di mantenere un obiettivo ambizioso a livello di tagli volontari, ma qualora la riduzione fosse imposta da parte di Bruxelles si dovrebbe passare a un ricalcolo ad hoc degli obiettivi tenendo in considerazione la dipendenza dalla Russia e il livello di riempimento degli stoccaggi.

Dal canto suo la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha chiarito che l’esecutivo Ue sta valutando l’introduzione di un tetto europeo al prezzo del gas.” I leader hanno chiesto alla Commissione europea di prendere in considerazione un tetto massimo di prezzo per il gas importato” e “attualmente lo stiamo facendo”, ha detto  von der Leyen, in un’intervista alla Dpa rilanciata dai media tedeschi. “Siamo ben consapevoli delle difficoltà incontrate dalle famiglie a basso reddito” e “la stragrande maggioranza dei Paesi membri Ue” sta “sovvenzionano le famiglie”, incentivando “la ristrutturazione energeticamente efficiente dei vecchi edifici” e aiutando “le aziende particolarmente colpite dall’aumento dei prezzi”.

Intanto proseguono gli sforzi diplomatici per trovare canali alternativi a Mosca. L’Italia ha mosso come noto gli ultimi passi in Algeria, mentre nel fine settimana Matthew Baldwin, vice direttore generale della Commissione per il dipartimento energetico, ha spiegato che si sta lavorando con la Nigeria per cercare di incrementare gli arrivi dal Paese africano. Parlando proprio dalla Nigeria, ha fatto il punto sulla sicurezza dell’area del Delta del Niger e ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che ci sono i piani per riaprire il gasdotto Trans Niger dopo la fine di agosto. Parlando alla Reuters, ha spiegato che le forniture di Gas liquefatto (pari al 14% di quelle che riceve la Ue) hanno il potenziale per raddoppiare. Certo, ci sono gravi problemi di instabilità: l’agenzia finanziaria spiega che gli atti di vandalismo e i furti hanno lasciato il terminal di Bonny Island operare al 60% delle sue capacità.

Anche tra i Paesi europei si continua a battere sul tema. Da Berlino, Klaus Mueller, presidente dell’Agenzia federale di rete per la digitalizzazione, la neutralità climatica e la resilienza, fa sapere che “gli impianti di stoccaggio del gas tedeschi sono al 65,91% e sono quindi finalmente tornati su un percorso di iniezione decente”. La Germania si è ritrovata nella necessità di salvare l’importatore di gas Uniper, che aveva posto fine ai prelievi dagli stoccaggi. Nonostante queste rassicurazioni, il conto della forte instabilità si fa sentire sull’economia: peggiora più delle attese il clima di fiducia delle imprese tedesche misurato dall’istituto Ifo. L’indice che misura il clima è sceso a 88,6 a luglio da 92,2 di giugno, contro attese per una flessione più contenuta a 90,5. Si tratta del valore più basso da giugno 2020. Clemens Fuest, presidente dell’Ifo, sottolinea che “le aziende tedesche si aspettano che gli affari diventino molto più difficili nei prossimi mesi e sono anche meno soddisfatte della loro situazione attuale”. E: “I prezzi elevati dell’energia e l’imminente penuria di gas sono un peso”, tanto che “la Germania è sull’orlo di una recessione”.

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